domenica, luglio 25, 2021

A CLASSIC HORROR STORY

A classic horror story

di Roberto De Feo e Paolo Strippoli

con Matilda Lutz, Francesco Russo, Yuliia Sobol

Italia, 2021

genere: horror

durata: 95’

Come ci anticipa il titolo, il nuovo film di Roberto De Feo e Paolo Strippoli è esattamente una classica storia horror. Abbiamo tutti gli elementi in grado di rendere horror un film. C’è il gruppo di persone inizialmente sconosciute che, per un caso fortuito, si ritrovano a vivere esperienze orrorifiche insieme (e all’interno del gruppo ci sono i più classici stereotipi, dalla ragazza solo, alla coppia di fidanzati, passando per il padre di famiglia e il ragazzo emarginato con un po’ di problemi). C’è l’improvvisa rottura dell’apparente equilibrio iniziale. E c’è lo smarrimento in un luogo indefinito dove i protagonisti vengono costantemente seguiti da presenza misteriose che, a poco a poco, mietono vittime.

Tutto sembra essere, quindi, classico. E di fatto lo è. “A classic horror story” altro non è che un insieme di alcuni film horror, più o meno classici e di citazioni. Dai più recenti ai grandi cult del passato il film tutto italiano e disponibile su Netflix riesce ad accompagnare lo spettatore in un viaggio dell’orrore, ma non solo. Anche in una riflessione attuale, neanche troppo velata. La “crudeltà” che il genere horror predilige non è altro che, seppure agli estremi, quello che “piace” nel quotidiano. Basti pensare, come ci suggerisce uno dei personaggi del film, a quello che ogni giorno si vede in tv o si legge tra le notizie.

E il messaggio che passa è proprio questo, aiutato da una scena metacinematografica sul finire.

Buone e convincenti le interpretazioni degli attori protagonisti che contribuiscono ad arricchire un film altrimenti fin troppo citazionistico. Un po’ per le interpretazioni (mai troppo sopra le righe), un po’ per la scelta delle musiche e dei colori “A classic horror story” è un buon prodotto che inizia a far emergere il genere anche in Italia.

Si potrebbero analizzare all’infinito tutti i riferimenti del film, dalle azioni alle scelte dei protagonisti, passando per le frasi pronunciate da alcuni di essi. Ma la verità è che, grazie a tutte queste citazioni, diventa, in parte, un prodotto nuovo, frutto di una “messa in scena” banale e, al tempo stesso, innovativa.

Che i due autori abbiano iniziato un filone fortunato con il genere horror, dopo il loro precedente “The Nest” che tanto successo aveva ottenuto nel pubblico? Riuscirà a decretare la svolta di un genere da sempre sottotono per il nostro paese?


Veronica Ranocchi

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