Il cattivo poeta
di Gianluca Jodice
con Sergio Castellitto,
Francesco Patanè, Tommaso Ragno
Italia, Francia, 2020
genere: biografico,
storico, drammatico
durata: 106’
Gabriele D’Annunzio
interpretato da Sergio Castellitto e diretto da Gianluca Jodice è il
protagonista de “Il cattivo poeta”.
Il film si concentra sugli
ultimi anni del poeta e sulla vita ormai sopra le righe di quello che non viene
quasi mai chiamato per nome, ma solo con l’appellativo di Maestro o Vate.
Giovanni Comini è un
bresciano sostenitore del fascismo che viene promosso federale. Subito dopo la
promozione, vista la sua propensione per la poesia, viene inviato a spiare
Gabriele D’Annunzio. Il suo compito diventa quello di entrare nelle grazie del
grande poeta e spiarlo per conto del regime. Questo perché D’Annunzio sembra
ormai da tempo insofferente al fascismo e tutt’altro che favorevole a un’alleanza
tra Hitler e Mussolini che porterebbe inevitabilmente allo sfociare in un nuovo
conflitto mondiale. Il regime teme che una personalità di tale rilevanza
pubblica e nazionale, esprimendosi contro le decisioni del fascismo, possa
mettere a repentaglio la fiducia popolare.
Comini inizia, quindi, a
frequentare il Vittoriale e, col passare del tempo, comincia a subire il
fascino di D’Annunzio che, fin da subito, comprende le reali intenzioni del
giovane. Cerca di prodigarsi per aiutarlo a incontrare il Duce in modo che lo
stesso poeta possa dissuadere Mussolini dal prendere contatti con Hitler e stringere
un’alleanza con quest’ultimo. E, in parallelo, il federale comincia anche ad
avere dei dubbi sul regime e sui valori portati avanti da esso.
Un film che si limita a
raccontare senza commentare o entrare nel merito della questione. Una regia pulita
per una storia che va oltre quella che tutti conosciamo sul poeta del
Vittoriale. Se da una parte è positivo il concentrarsi solamente su una parte
della vita del protagonista per analizzarla e non cadere nei cliché del
classico biopic, dall’altra fa storcere il naso la mancata “onnipresenza” del
Vate che avrebbe probabilmente meritato il ruolo da protagonista indistinto. Il
camuffare il film da thriller con la “sottotrama” di Comini che lo spia per
conto del regime è un intelligente escamotage che, però, nasconde in parte il
personaggio eccentrico e sopra le righe che è stato Gabriele D’Annunzio. Interessante
e particolare la scelta di far essere il generale Comini il vero protagonista
della storia, in modo tale da poter dare un proprio giudizio sulla situazione
storica attuale attraverso le scelte da lui compiute, ma, al tempo stesso,
questo sembra quasi far dimenticare l’oggettiva grandezza del poeta che, in un
modo o in un altro, ha segnato la storia del nostro paese.
Da segnalare l’interpretazione,
la gestualità e le battute, che riprendono quelle del Vate e che lo dipingono
in maniera quasi impeccabile. Anche se, talvolta, tendono a travolgere il resto
della narrazione.
Una descrizione degli
eventi storici, quali l’incontro con Mussolini o il dissenso nei confronti dell’alleanza
con la Germania da parte di D’Annunzio, molto fedele, anche se solo accennata e
intuibile da commenti o frasi pronunciate dai personaggi. Questo a favore di un’attenzione
al mostrare momenti e situazioni più eccentriche che potessero dipingere il
protagonista (e gli altri personaggi) in modo particolare e, a volte, anche
caricaturale.
Un film per conoscere un’altra
parte della storia d’Italia e di un personaggio che, nel bene o nel male, ha
fatto parlare di sé e ha donato tanto al paese.
Veronica Ranocchi
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