lunedì, luglio 05, 2021

IL CATTIVO POETA

Il cattivo poeta

di Gianluca Jodice

con Sergio Castellitto, Francesco Patanè, Tommaso Ragno

Italia, Francia, 2020

genere: biografico, storico, drammatico

durata: 106’

Gabriele D’Annunzio interpretato da Sergio Castellitto e diretto da Gianluca Jodice è il protagonista de “Il cattivo poeta”.

Il film si concentra sugli ultimi anni del poeta e sulla vita ormai sopra le righe di quello che non viene quasi mai chiamato per nome, ma solo con l’appellativo di Maestro o Vate.

Giovanni Comini è un bresciano sostenitore del fascismo che viene promosso federale. Subito dopo la promozione, vista la sua propensione per la poesia, viene inviato a spiare Gabriele D’Annunzio. Il suo compito diventa quello di entrare nelle grazie del grande poeta e spiarlo per conto del regime. Questo perché D’Annunzio sembra ormai da tempo insofferente al fascismo e tutt’altro che favorevole a un’alleanza tra Hitler e Mussolini che porterebbe inevitabilmente allo sfociare in un nuovo conflitto mondiale. Il regime teme che una personalità di tale rilevanza pubblica e nazionale, esprimendosi contro le decisioni del fascismo, possa mettere a repentaglio la fiducia popolare.

Comini inizia, quindi, a frequentare il Vittoriale e, col passare del tempo, comincia a subire il fascino di D’Annunzio che, fin da subito, comprende le reali intenzioni del giovane. Cerca di prodigarsi per aiutarlo a incontrare il Duce in modo che lo stesso poeta possa dissuadere Mussolini dal prendere contatti con Hitler e stringere un’alleanza con quest’ultimo. E, in parallelo, il federale comincia anche ad avere dei dubbi sul regime e sui valori portati avanti da esso.

Un film che si limita a raccontare senza commentare o entrare nel merito della questione. Una regia pulita per una storia che va oltre quella che tutti conosciamo sul poeta del Vittoriale. Se da una parte è positivo il concentrarsi solamente su una parte della vita del protagonista per analizzarla e non cadere nei cliché del classico biopic, dall’altra fa storcere il naso la mancata “onnipresenza” del Vate che avrebbe probabilmente meritato il ruolo da protagonista indistinto. Il camuffare il film da thriller con la “sottotrama” di Comini che lo spia per conto del regime è un intelligente escamotage che, però, nasconde in parte il personaggio eccentrico e sopra le righe che è stato Gabriele D’Annunzio. Interessante e particolare la scelta di far essere il generale Comini il vero protagonista della storia, in modo tale da poter dare un proprio giudizio sulla situazione storica attuale attraverso le scelte da lui compiute, ma, al tempo stesso, questo sembra quasi far dimenticare l’oggettiva grandezza del poeta che, in un modo o in un altro, ha segnato la storia del nostro paese.

Da segnalare l’interpretazione, la gestualità e le battute, che riprendono quelle del Vate e che lo dipingono in maniera quasi impeccabile. Anche se, talvolta, tendono a travolgere il resto della narrazione.

Una descrizione degli eventi storici, quali l’incontro con Mussolini o il dissenso nei confronti dell’alleanza con la Germania da parte di D’Annunzio, molto fedele, anche se solo accennata e intuibile da commenti o frasi pronunciate dai personaggi. Questo a favore di un’attenzione al mostrare momenti e situazioni più eccentriche che potessero dipingere il protagonista (e gli altri personaggi) in modo particolare e, a volte, anche caricaturale.

Un film per conoscere un’altra parte della storia d’Italia e di un personaggio che, nel bene o nel male, ha fatto parlare di sé e ha donato tanto al paese.


Veronica Ranocchi

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