giovedì, gennaio 13, 2022

WEST SIDE STORY

West Side Story

di Steven Spielberg

con Rachel Zegler, Ansel Elgort, Ariana DeBose

USA, 2021

genere: musicale, drammatico, sentimentale

durata: 156’

Non era facile riportare sullo schermo uno dei caposaldi del genere musical. Ma lo diventa nel momento in cui alla regia viene scelto un nome come quello di Steven Spielberg, dal quale difficilmente si rimane delusi. E infatti il pluripremiato regista riesce, ancora una volta, a realizzare un’opera degna di rimanere impressa nell’immaginario collettivo.

Il film è tratto dall'omonimo musical di Leonard Bernstein, Stephen Sondheim e Arthur Laurents.

La storia è ambientata nella New York degli anni ’50 e, più precisamente, nel quartiere West Side di Manhattan. Il luogo, però, è conteso da due gang rivali: i Jets, immigrati europei di seconda generazione, e gli Sharks, una banda di immigrati portoricani. Ognuna delle due parti vuole avere il sopravvento sull’altra, nel senso che vorrebbe essere considerata la padrona incontrastata del luogo. Ma alcuni imprevisti si mettono in mezzo, come per esempio l’arrivo da Porto Rico di Maria, la sorella di Bernardo, leader degli Sharks. Il fratello vorrebbe far mettere insieme la giovane insieme al timido Chino e pensa di sfruttare il ballo per farli conoscere di più. Lo stesso ballo, però, vuole essere sfruttato dai Jets per innescare una vera e propria rissa con la gang rivale in modo da imporsi in maniera definitiva. Questo anche perché contano sull’aiuto e l’intervento di Tony, ex fondatore dei Jets, uscito dal carcere dove era stato rinchiuso per aver quasi ucciso un ragazzo in una rissa. Tony, però, sembra aver messo la testa a posto, lavorando da Doc’s e vivendo da Valentina, che gestisce il negozio e che ha dato al giovane una seconda possibilità di vita. Il ragazzo non vuole avere a che fare con gang e risse e cerca di tirarsene fuori. Ciononostante si reca al ballo dove incontra Maria e se ne innamora perdutamente venendo ricambiato. Questo legame, però, non piace a nessuno perché andrebbe a unire le due gang invece di dividerle. Come verrà, quindi, risolta la questione?

Nonostante l’opera originaria fosse già stata riadattata in passato e nonostante quindi, ci fosse il timore di incappare in errori, Spielberg confeziona un’opera più che riuscita, in grado di rendere omaggio e, al tempo stesso, attualizzare e modernizzare il titolo di partenza.

“West Side Story” è l’eterno confronto tra due mondi che sono stati contrapposti in passato e che lo sono anche oggi. Un passato che torna a influenzare il presente e un presente che si specchia in un passato non troppo lontano.

A colpire davvero, però, nel musical di Spielberg sono due aspetti centrali e protagonisti. Il primo è, inevitabilmente, quello della musica, delle canzoni, del ballo, usato come evasione. O meglio Spielberg sembra quasi dirci che la musica, il canto e il ballo sono gli unici elementi in grado di creare un legame e di trovare un punto di incontro tra due realtà così distanti tra loro e incapaci di unirsi. È attraverso il canto che i personaggi si esprimono veramente, si pongono domande, si danno risposte e cercano di comunicare con chi sono impossibilitati a farlo a cose normali. Le più grandi e importanti rivelazioni e comunicazioni del film avvengono, non a caso, attraverso questo “espediente”.

L’altro aspetto è, invece, quello della scenografia. L’ambientazione che circonda i personaggi è un’ambientazione distrutta. Tutto sembra essere ridotto in macerie perché in macerie è il rapporto tra i personaggi. E questo potrebbe anche voler strizzare l’occhio all’attualità e alla situazione americana odierna. Se da una parte il canto unisce, dall’altra le scale da salire e scendere, i cancelli e tutti questi elementi, che ritornano costantemente, dividono e ostacolano i due innamorati, costretti sempre a rincorrersi. Forse uno dei film più politici di Spielberg in assoluto. Ma, al contempo, anche una dedica enorme all’amore e alla forza che un sentimento del genere ha nel cuore e nell’animo di chiunque, nel bene e nel male. Un amore marcato da quel “To Dad” nei titoli di coda, in ricordo del film che sua madre amava e che lui decide di dedicare al padre, quasi raccontandosi al suo pubblico e spiegando loro come quella rottura e quella separazione avvenuta in passato tra i suoi genitori lo abbia, in qualche modo, segnato e continui a farlo ancora oggi.

Un film dove i legami e i rapporti, soprattutto familiari, sono al centro di tutto e rappresentano il vero focus del musical in questione.

Interpreti più che azzeccati, tra i quali spicca in particolare l’esordiente Rachel Zegler che ha già portato a casa un Golden Globe come miglior attrice protagonista e chissà che non possa ampliare ancora di più la propria personale bacheca di premi.


Veronica Ranocchi

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