martedì, giugno 28, 2022

IL NIDO (EL NIDO)

Il Nido

di Mattia Temponi

con Blu Yoshimi, Luciano Càceres

Italia, Argentina, 2021

genere: horror, drammatico

durata: 90’

Un titolo che dovrebbe accogliere e far pensare a qualcosa di caldo, familiare e piacevole.

Invece “Il Nido”, a discapito delle apparenze, è tutt’altro che un film accogliente. Anche se si svolge interamente all’interno di uno stesso luogo con gli stessi personaggi.

Di un’attualità disarmante, dal momento che il film è ambientato durante una pandemia, ne “Il Nido”, a differenza di quella da covid19, siamo di fronte a una pandemia che trasforma le persone privando chiunque della razionalità e parallelamente aumentando l’aggressività.

I due protagonisti sono Sara, una ragazza di buona famiglia, ma con alcuni problemi personali, e Ivan, un uomo solo apparentemente anonimo, ma che in realtà nasconde un passato oscuro.

La ragazza, a causa dell’infezione che la sta trasformando in un mostro, viene “rinchiusa” nel Nido, in quella che dovrebbe essere una sorta di isolamento forzato, per capire come si svilupperà la malattia. Qui, invece di essere uccisa, viene “aiutata” proprio da Ivan che, provando compassione per lei e conoscendola meglio, decide di risparmiarla e provare a curarla. Tra i due, quindi, si instaura un importante legame che va a scavare anche nel passato di entrambi.

In tutto questo non bisogna dimenticare che, mentre loro sembrano, almeno fino a un certo punto, “carcerata e carceriere” di questo assurdo nido, fuori incombe il delirio più totale. Non ci è dato sapere niente e non vengono mostrate immagini da fuori, ma sappiamo per certo che il nido rappresenta, nel bene o nel male, un luogo isolato in grado di proteggere dal mondo esterno.

Ed ecco, infatti, il primo punto a favore di questo thriller/horror che segna il debutto al lungometraggio per Mattia Temponi. Non è la paura del virus e le eventuali trasformazioni che esso può portare nella singola persona. A fare veramente paura è il rapporto tra le persone. Al centro del film di Mattia Temponi c’è, infatti, la tossicità dei rapporti, quei rapporti che si deteriorano con l’andare avanti del tempo proprio a causa del virus.

Altro elemento importante ne “Il Nido” è il dualismo. A Temponi sembra non interessare, a ragione, la dinamicità dell’azione e, proprio a questa, predilige un rapporto uno a uno. Un dualismo ricco anche di metafore che il regista lascia alla libera interpretazione dello spettatore. Dal “classico” dualismo uomo-donna a quello di infetto-non infetto, passando anche per vittima e carnefice o oppresso e oppressore. Giocando sul fatto di essere ancorato a un solo luogo buio, tetro, chiuso, a tratti claustrofobico, il regista conferisce comunque, in qualche modo, azione alla vicenda e preoccupazione, paura e terrore allo spettatore che non sa cosa aspettarsi e pensa che da un momento all’altro possa succedere qualcosa di irrimediabile.

Un’impeccabile fotografia immortala qualcosa che solo all’apparenza è fantascientifico e utopistico. In realtà dietro questo thriller a tinte horror si nasconde molta più verità di quanto possiamo immaginare. Una spaventosa realtà che fa riflettere su chi sia davvero la vittima e chi il carnefice anche nel mondo di oggi. È davvero il virus il nemico numero 1 da sconfiggere? O forse siamo noi esseri umani i nemici di noi stessi?

Ad aiutare a rispondere ci pensano i due protagonisti. Da una parte Sara e dall’altra Ivan. La prima è interpretata da Blu Yoshimi, la giovane e promettente protagonista del “Piuma” di Roan Johnson che recita qui interamente in spagnolo, facendolo suo, quasi come madrelingua. L’altro personaggio, invece, ha il volto di Luciano Càceres che conferisce quell’alone di mistero a un Ivan che nasconde molto più di quanto si possa immaginare e che, non a caso, fa Romero di cognome, richiamando immediatamente l’attenzione su uno dei grandi maestri del genere al quale, con molta probabilità, lo stesso Temponi si è ispirato.


Veronica Ranocchi

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