Zamora
di Neri Marcorè
con Alberto Paradossi,
Neri Marcorè, Marta Gastini
Italia, 2023
genere: commedia,
sportivo
durata: 100’
Al suo debutto alla regia
Neri Marcorè regala al pubblico una storia semplice, divertente, fresca e ben
confezionata.
Usando il calcio come
metafora, Marcorè ci catapulta negli anni ’60 in una piccola fabbrica di
Vigevano nella quale lavora il contabile Walter Vismara. Nella sua routine
niente sembra smuovere il trentenne protagonista, tranne la chiusura improvvisa
della ditta. Questo fatto lo catapulta nella caotica Milano dove, tra lavoro,
vita frenetica e amore dovrà ritagliarsi un angolo per quel “terribile” gioco
del pallone. Il capo, tifoso di calcio, prevede che ogni settimana i dipendenti
giocano una partita che vede schierati, su fronti opposti, scapoli e sposati.
Walter Vismara, non conoscendo e non apprezzando il gioco del calcio, si
candida come portiere, ma si trova presto costretto ad apprendere più del necessario
per evitare prese in giro da parte dei colleghi.
In un’atmosfera che
richiama gli anni ’60, grazie a un’incredibile dovizia di particolari, sia per
quanto riguarda gli ambienti che gli abiti, “Zamora” si incastra alla
perfezione nella realtà contemporanea, nella quale il calcio è ormai lo sport
principale e uno degli argomenti alla base delle conversazioni, nonché
addirittura tabù. Ad avvalorare questo concetto il fatto, per esempio, che il
nuovo capo del protagonista, interpretato da un divertente (e divertito)
Giovanni Storti, incentri il suo metodo di lavoro, le sue idee e le sue
proposte sempre intorno al calcio. Ne è una dimostrazione lo studio, addobbato
come un fan club, ma, allo stesso modo, anche la segretaria, costretta a
ripetere a memoria la formazione della squadra del cuore del cavaliere a ogni
occasione. E naturalmente Vismara non può fare altro che assecondarlo, sia
nella “fede” calcistica, sia nell’accettare di far parte di una delle due squadre.
A proposito dell’atmosfera
sopra citata, in realtà si può parlare di una fotografia calda, a tal punto che
sarebbe più corretto parlare di colori tenui che richiamano l’idea del ricordo,
come una sorta di nostalgia piuttosto che una veridicità autentica. Una
commedia che, seppur non in grado di emergere prepotentemente dal calderone del
genere, può dire la sua, attraverso escamotage interessanti. Tra questi,
sicuramente il fatto di utilizzare un protagonista completamente estraneo alla
realtà calcistica che, così facendo, permette di non escludere nessuno dalla visione
del film.
L’empatia che si crea con
lui diventa, quindi, superiore perché non c’è un tifo al quale aggregarsi e non
c’è, quindi, nemmeno una parte da prendere a discapito di un’altra.
Inoltre, in questo modo,
il personaggio di Walter Vismara diventa la metafora perfetta per raccontare il
boom economico degli anni ’60 attraverso la provincia. Nonostante venga catapultato
nella città-metropoli di Milano, le sue “origini” sono provinciali; non è
abituato al frastuono, al ritmo, ai tempi del capoluogo. E lo testimoniano
tutta una serie di dettagli, dalle sue reazioni con i colleghi (e con la controparte
femminile) al suo studio, talmente grande quanto semplice, da risultare spoglio
e impersonale. Uno spazio che si contrappone a quelli sempre ricchi di persone
a casa, durante la visione del celebre “Rischiatutto” nel quale Vismara si
cimenta quotidianamente indovinando ogni singola risposta.
A fare da contraltare al
personaggio interpretato da Alberto Paradossi c’è poi quello dello stesso Neri
Marcorè che presta il volto a Giorgio Cavazzoni, ex portiere con lo scopo di mentore
e guida per un giovane alla scoperta di sé e della propria vita. Perché
nonostante tutto e nonostante l’impianto comico “Zamora” è anche un film di
formazione.
Veronica Ranocchi
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