mercoledì, aprile 17, 2024

TATAMI

Tatami – Una donna in lotta per la libertà

di Guy Nattiv, Zar Amir Ebrahimi

con Zar Amir Ebrahimi, Arienne Mandi, Jaime Ray Newman

Georgia, USA, 2023

genere: drammatico

durata: 105’

Attuale, autentico e “crudo”. “Tatami”, che segna la prima collaborazione tra un regista israeliano e una regista (anche attrice) iraniana, è talmente credibile da risultare una storia vera.

Nonostante sia il judo la base intorno alla quale far ruotare il film, in realtà “Tatami” si serve dello sport come escamotage per trattare questioni molto più delicate, dalla politica alle relazioni (inter)personali, passando per il ruolo della donna e l’emancipazione, tanto per citarne alcune.

La judoka iraniana Leila Hosseini (Arienne Mandi) è la capitana della squadra di judo, nonché l’atleta più promettente pronta a far valere la propria bravura sul tatami ai campionati mondiali del 2019. Insieme alla sua allenatrice Maryam (interpretata dalla stessa regista del film, Zar Amir Ebrahimi) e al resto delle atlete, si prepara all’inizio delle gare. Dopo un breve saluto a una rivale israeliana, si appresta a essere pesata per poter essere inserita nella categoria corrispondente al proprio peso.

Inizia, quindi, la sua scalata verso la medaglia. Tra un incontro e l’altro contatta il marito che, con il figlio, si è riunito a casa di alcuni amici per seguire in televisione i mondiali e incitare la moglie. Tutto sembra procedere per il meglio fino all’intervento del governo iraniano che, contattando direttamente l’allenatrice, chiede esplicitamente il ritiro di Leila Hosseini dalla gara a causa del rischio di poter incontrare l’atleta israeliana in un’ipotetica finale. Ma Leila è determinata e decisa a far valere il proprio orgoglio.

Circoscrivere il film al solo genere sportivo significa limitarlo e tarpargli quelle ali che gli hanno permesso di emergere fin dalla sua presentazione, in sordina, a Venezia.

Un film di rivalsa e orgoglio al femminile che è la dimostrazione pratica di cosa significa non arrendersi mai e battersi per i propri ideali e principi, a costo di rischiare la propria vita, la propria incolumità e quella di chiunque altro.

Perché Leila non ha intenzione di fermarsi di fronte a niente e nessuno, il suo coraggio è talmente forte da riuscire a mettere al tappeto qualsiasi avversario, sia esso fisico, sul tatami, sia esso astratto, nella sua terra natia.

È consapevole di ciò a cui andrà incontro agendo in questo modo, ma ciò non le impedisce di continuare a lottare e combattere con le unghie e con i denti per raggiungere un obiettivo che, a ogni passo, sembra sempre più vicino e raggiungibile. Non si tratta di vincere la medaglia d’oro, ma di dimostrare il proprio valore.

Un tatami che è molto più di un semplice ring nel quale disputare una gara sportiva. Un tatami che rappresenta un intero mondo, dal quale Leila vuole fuggire, ma al quale è comunque legata e affezionata. Un mondo che positivamente è incarnato dal marito, costantemente al suo fianco e dalla sua parte, pronto a spronarla e a smuovere mari e monti pur di vederla felice, e dal figlio piccolo, ma anche un mondo negativamente rappresentato da queste entità “misteriose”, come le autorità che comunicano tramite telefono o i fan apparenti, usati come escamotage per arrivare a lei.

E infine come non citare l’uso incredibile di un bianco e nero che si trasforma in una metafora fortissima che fa da sfondo, ma al tempo stesso è protagonista di questa vicenda dall’impatto devastante.


Veronica Ranocchi

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