Tatami – Una donna in lotta per la libertà
di Guy Nattiv, Zar Amir
Ebrahimi
con Zar Amir Ebrahimi,
Arienne Mandi, Jaime Ray Newman
Georgia, USA, 2023
genere: drammatico
durata: 105’
Attuale, autentico e “crudo”.
“Tatami”, che segna la prima collaborazione tra un regista israeliano e una
regista (anche attrice) iraniana, è talmente credibile da risultare una storia
vera.
Nonostante sia il judo la
base intorno alla quale far ruotare il film, in realtà “Tatami” si serve dello
sport come escamotage per trattare questioni molto più delicate, dalla politica
alle relazioni (inter)personali, passando per il ruolo della donna e l’emancipazione,
tanto per citarne alcune.
La judoka iraniana Leila
Hosseini (Arienne Mandi) è la capitana della squadra di judo, nonché l’atleta
più promettente pronta a far valere la propria bravura sul tatami ai campionati
mondiali del 2019. Insieme alla sua allenatrice Maryam (interpretata dalla
stessa regista del film, Zar Amir Ebrahimi) e al resto delle atlete, si prepara
all’inizio delle gare. Dopo un breve saluto a una rivale israeliana, si
appresta a essere pesata per poter essere inserita nella categoria
corrispondente al proprio peso.
Inizia, quindi, la sua
scalata verso la medaglia. Tra un incontro e l’altro contatta il marito che,
con il figlio, si è riunito a casa di alcuni amici per seguire in televisione i
mondiali e incitare la moglie. Tutto sembra procedere per il meglio fino all’intervento
del governo iraniano che, contattando direttamente l’allenatrice, chiede
esplicitamente il ritiro di Leila Hosseini dalla gara a causa del rischio di
poter incontrare l’atleta israeliana in un’ipotetica finale. Ma Leila è
determinata e decisa a far valere il proprio orgoglio.
Circoscrivere il film al
solo genere sportivo significa limitarlo e tarpargli quelle ali che gli hanno
permesso di emergere fin dalla sua presentazione, in sordina, a Venezia.
Un film di rivalsa e
orgoglio al femminile che è la dimostrazione pratica di cosa significa non
arrendersi mai e battersi per i propri ideali e principi, a costo di rischiare
la propria vita, la propria incolumità e quella di chiunque altro.
Perché Leila non ha
intenzione di fermarsi di fronte a niente e nessuno, il suo coraggio è talmente
forte da riuscire a mettere al tappeto qualsiasi avversario, sia esso fisico,
sul tatami, sia esso astratto, nella sua terra natia.
È consapevole di ciò a
cui andrà incontro agendo in questo modo, ma ciò non le impedisce di continuare
a lottare e combattere con le unghie e con i denti per raggiungere un obiettivo
che, a ogni passo, sembra sempre più vicino e raggiungibile. Non si tratta di vincere
la medaglia d’oro, ma di dimostrare il proprio valore.
Un tatami che è molto più
di un semplice ring nel quale disputare una gara sportiva. Un tatami che
rappresenta un intero mondo, dal quale Leila vuole fuggire, ma al quale è
comunque legata e affezionata. Un mondo che positivamente è incarnato dal
marito, costantemente al suo fianco e dalla sua parte, pronto a spronarla e a
smuovere mari e monti pur di vederla felice, e dal figlio piccolo, ma anche un
mondo negativamente rappresentato da queste entità “misteriose”, come le autorità
che comunicano tramite telefono o i fan apparenti, usati come escamotage per
arrivare a lei.
E infine come non citare
l’uso incredibile di un bianco e nero che si trasforma in una metafora
fortissima che fa da sfondo, ma al tempo stesso è protagonista di questa
vicenda dall’impatto devastante.
Veronica Ranocchi
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