mercoledì, novembre 20, 2024

EN FANFARE

En fanfare

di Emmanuel Courcol

con Benjamin Lavernhe, Pierre Lottin, Sarah Suco

Francia, 2024

genere: commedia, drammatico

durata: 103’

Thibaut è un maestro d’orchestra, ma ha la leucemia. Da questo incipit si sviluppa un film che, pur con toni drammatici, racconta, in realtà, una storia di riappacificazione, senza indorare troppo la pillola, ma concentrandosi soltanto su determinati aspetti.

Perché, come suggerisce il titolo originale, En fanfare non è solo il modo in cui viene presentata e suona la banda di un paese, ma è anche l’approccio che il protagonista, o meglio i protagonisti, hanno riguardo la loro vita.

Thibaut è un maestro d’orchestra che improvvisamente sviene durante una delle innumerevoli prove con la sua banda. Scopre di avere la leucemia e di avere bisogno di un’importante donazione. Fortunatamente ha una sorella che riduce le probabilità di trovare un donatore compatibile a pochissimo. Peccato che Sara non sia la sorella di Thibaut, o meglio che Thibaut non sia il fratello di Sara perché adottato prima che lei nascesse. Così scopre di avere un fratello che può davvero aiutarlo con il trapianto e al quale decide di dedicarsi anima e corpo per ricompensarlo del grande gesto altruista compiuto. Ma Jimmy non sembra essere d’accordo. Jimmy, che conduce una vita completamente diversa da quella del fratello non vuole aiuto da nessuno, meno che mai da Thibaut. L’unica cosa che vuole è dedicarsi alla musica.

Definire En fanfare o soltanto un dramma o soltanto una commedia sarebbe ed è limitativo e limitante. Perché il film di Emmanuel Courcol va oltre e utilizza lo stratagemma della musica per mettere d’accordo tutti. Non solo i protagonisti, ma anche gli spettatori restano affascinati da quello che è un linguaggio universale e che può dire molto di più rispetto alle parole.

Così diversi eppure così simili, Thibaut e Jimmy hanno un approccio completamente diverso nei confronti della vita e del mondo che va di pari passo con quello che hanno (e che portano) con la musica. Se da una parte c’è il grande maestro d’orchestra che inizia a riflettere sulla propria esistenza, sulla propria fortuna e sulla propria condizione, a tratti privilegiata, dall’altra c’è il direttore della banda musicale che, dal canto suo, ha “solo” un grande talento, ma non gli stessi privilegi di un fratello fino a quel momento mai conosciuto.

Bisogna avere ambizione nella vita.

E la chiave del successo di En fanfare forse è proprio questa. Un’ambizione che, oltre a “seguire” i protagonisti, è rincorsa anche dalla regia e dalla sceneggiatura. Rischiando di perdersi nei meandri delle tante tematiche che si susseguono una dopo l’altra sullo schermo, la commedia francese, presentata prima in concorso al Festival di Cannes e poi nella sezione Best of della Festa del cinema di Roma, riesce sempre a ritrovare la retta via. Tra ostacoli e peripezie riesce a fondere alla perfezione tutti gli elementi che lo compongono, proprio come una vera orchestra, nella quale nessun elemento è lasciato al caso, ma tutto è necessario per il corretto equilibrio.

Dalla figlia di Jimmy alla nuova fiamma, passando per il ruolo tutt’altro che secondario della presunta sorella di Thibaut. Ogni pezzo del puzzle risulta necessario e indispensabile e, quindi, sviluppato, senza essere dimenticato per strada.

Comprendendo fin dall’inizio le problematiche che la vita di tutti i giorni può comportare, En fanfare sembra suggerire il ruolo salvifico della musica, destinata a ricucire qualsiasi tipo di strappo e ferita. Che sia un’orchestra o una banda cittadina, le note che fluttuano nell’aria hanno un impatto superiore rispetto a qualsiasi altra cosa. Al pari di un abbraccio o di una parola di conforto, la musica diventa il collante unico e solo di un vero e proprio inno alla vita.


Veronica Ranocchi

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