domenica, maggio 25, 2025

PATERNAL LEAVE

Paternal Leave

di Alissa Jung

con Luca Marinelli, Juli Grabenhenrich, Arturo Gabbriellini

Germania, Italia, 2025

genere: drammatico

durata: 113’

Sembra quasi che il cinema ultimamente sia particolarmente interessato al rapporto padre – figlia, a come esso nasce e come si sviluppa ed evolve, soprattutto in situazioni quasi estreme che, però, fungono da metafora di una quotidianità forse, a tratti, distante.

L’ennesimo esempio di ciò lo si trova in Paternal Leave, esordio alla regia di una promettente Alissa Jung, che, lasciando da parte qualsiasi orpello o distrazione, pone l’attenzione solo e soltanto su un padre e una figlia che si incontrano (per volontà di quest’ultima) per la prima volta e hanno la possibilità di conoscersi (forse) trascorrendo del tempo insieme. Non si sa nulla di loro, né all’inizio né alla fine, si scopre chi sono attraverso il loro conoscersi che va oltre le domande di rito che si possono fare a un primo fondamentale incontro. Perché tutto nasce dalla voglia di Leona, chiamata da tutti Leo (l’esordiente Juli Grabenhenrich, eccellente nel rendere veri e vivi i sentimenti di una quindicenne che non ha mai conosciuto il genitore), di andare a cercare un padre (Luca Marinelli, sempre credibilissimo) del quale si ipotizza sia venuta a sapere dalla madre, probabilmente all’inizio o in seguito a un litigio. La giovane scappa, quindi, dalla Germania, dove vive con la madre (che non vediamo mai) per arrivare in Italia, seguendo un video online del padre che insegna surf. Partita con un unico scopo in mente e senza dire nulla alla madre sembra quasi assurdo che si imbatta con estrema facilità in Paolo, il padre appunto. Ma è forse questo l’elemento vincente di una storia che non fa mai dubitare e che non si sofferma su veridicità o possibilità, ma invita a riflettere solo e soltanto su due persone e sul loro rapporto.

Non è un caso infatti che la telecamera indugi, per esempio, molto sui dialoghi tra i due senza mai riempirli di elementi che potrebbero distrarre. C’è sempre silenzio con loro in campo, contornato da un luogo quasi anonimo e disabitato.

Credo tutti abbiano bisogno di una famiglia.

Può essere considerato una sorta di mantra in un film come Paternal Leave nel quale anche tutte le altre relazioni presentate riportano comunque a quella tra padre e figlia/figlio. Basti pensare al legame che si crea tra Leo ed Edoardo (gli Sherlock e Watson del luogo) che fondano la loro amicizia sul rapporto conflittuale che entrambi hanno con il padre, seppure per ragioni diverse. Questo potrebbe servire alla Jung per introdurre altre tematiche che, però, lascia in superficie per concentrarsi solo sul legame Leo-Paolo. Un legame che è specchio di quello tra Paolo e la piccola Emilia, sorellastra di Leo, con la quale la ragazzina sembra trovarsi subito in sintonia, influenzata anche dal comportamento del padre ben lontano da quello di un genitore modello.

In un continuo rincorrersi che fa dei personaggi di Paternal Leave dei girovaghi senza meta, nessuno escluso, non ci sono riferimenti o richiami a un tempo e uno spazio. C’è solo la grande volontà di mettere al centro un sentimento che, se non sviluppato in una certa direzione, può prendere il sopravvento sulla vita di chiunque, non solo dei diretti interessati.

E sono tanti gli spunti di riflessione di questo dramma a metà strada col romanzo di formazione (quasi più per il padre che per la giovanissima, già ben determinata e sicura di sé). Ostacoli continui sembrano frapporsi tra Leo e tutte le persone con le quali vuole provare a far nascere un legame che non sia solo di semplice amicizia. Se con Edoardo non ci sono problematiche di nessun tipo, è ben diverso ciò che accede con Paolo o con Emilia, nonostante due situazioni all’opposto. Con Paolo c’è sempre un imprevisto, un incidente, un problema. Con Emilia c’è sempre un muro, fisico o metaforico, che si frappone fra le due.

Con un Luca Marinelli più dimesso del solito a causa del personaggio, ma all’altezza di un’incredibile esordiente come Juli Grabenhenrich che non si risparmia mai e dà vita a un’interpretazione ricca di emozione e carica di pathos, Paternal Leave sale un gradino in più rispetto ai numerosi titoli che, anche nel cinema più recente, hanno trattato il medesimo argomento.


Veronica Ranocchi

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