Tratto dal romanzo omonimo di Melania Mazzucco e sceneggiato da Petraglia, UN GIORNO PERFETTO poteva essere considerato una sorta di esame per F. Ozpetek, infatti, per la prima volta il regista di origine turca era chiamato a misurarsi con un film non scritto da lui.
Ozpetek addolcisce molto il romanzo della Mazzucco facendo perdere forza alla storia, i dialoghi in qualche occasione sono poco consoni e in contrasto con l'atmosfera che si vorrebbe molto realistica.
Il film scorre benino quando il regista si limita a descrivere le situazioni, quando, raramente, cerca di approfondire, il risultato non è dei migliori.Ozpetek vorrebbe che i silenzi, gli sguardi dei protagonisti spiegassero molto della storia, ma evidentemente questo modo di girare, apprezzato in altre occasioni, non si rivela abbastanza forte per ottenere il risultato sperato.
UN GIORNO PERFETTO è un film stereotipato, telefonato, con passaggi da fiction tv.La bravura di Mastrandrea e della Ferrati non basta a sopperire alle mancanze della scrittura e a dare ai personaggi quello spessore psicologico di cui necessitano.
Insiegabile il personaggio interpretato dalla Guerritore e ancora più difficile capire quale contributo porta all'economia del film la storia parallela che vede protagonista l'onorevole.Da salvare il dialogo di inizio film tra il poliziotto napoletano e la vicina di casa di Antonio e la bella risposta che l'onorevole rifila al figlio che vuole lasciare l'università..
In concorso a Venezia 2008. E pensare che c'è ancora chi si chiede perchè il Festival di Cannes è nettamente superiore alla mostra nostrana, basta raffrontare i film italiani selezionati per concorrere a Cannes (Gomorra e Il Divo) con questo ultimo lavoro di Ozpetek.
2 commenti:
quest'ultima fatica di Ozpetek, per chi ama l'opera del regista e soprattutto il buon cinema italiano, si è rivelato amaramente deludente. questa volta nemmeno li turchi sono riusciti a sollevare la qualità del cinema italiano, che sappiamo capace per risorse e progetti, carico di potenziale che purtroppo fin troppo spesso rimane inespresso
Petraglia scrive una scenggiatura a mio avviso debole, approssimativa, più adatta ad un film per la tv, scarna nei dialoghi e semplificata nello sviluppo narrativo. Non si ritrova la profondità del libro, soprattutto nello sviluppo delle dinamiche interpersonali. Tutto è affidato alle facce degli attori, alle loro espressioni appese e mute: per quanto bravo un attore possa essere non può sopperire al 100% ad una carenza narrativa. La regia si coglie preparata, di talento, ma tutto diventa di maniera.
si salvano i primi 5 minuti, quelli perfetti del lungo piano sequenza che ci introduce al clima sofferto e delicato di tutto il film.
si salva la brava isabella ferrari, qui molto sensuale e "vera": ozpetek l'ha volutamente trasformata in donna semplice-popolana. l'attrice per la parte è ingrassata 10 kg e ha appositamente indossato abiti trasandati, di incerto gusto. Ricorda molto la penelope cruz di Non ti muovere (buon film di Castellitto!).
Si salva Mastandrea, immerso totalmente in una parte difficile e spinosa, di un personaggio "bomba", tormentato da angosce profonde, deliri personali.
Abbandonate quasi a loro stesse le donne interpretate dalla Finocchiaro e Guerritore.
Il film si lascia guardare, per la bravura di tutti, ma nel complesso resta ben al di sotto delle aspettative e delle vette che avrebbe potuto raggiungere.
ah: la cosa grave è che non coinvolge. la cronaca inorridisce per il suo orrore, e qui manca la mano tutta personale di chi quella cronaca la rilegge.
i film di Ozpetek non mi sono mai piaciuti più di tanto, questo devo ancora vederlo. in sala grande ha avuto 10 minuti di applausi e la gente che usciva dalla proiezione entusiasta e ne parlava gran bene. mah
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