In concorso alla 26 edizione del Torino Film Festival, il film cileno TONY MANERO si rivela molto forte nei contenuti politici, sociali ed umani.
Santiago anni '70, piena epoca Pinochet.
Sullo sfondo di questa città livida e massacrata dalla repressione della dittatura, si muovono i personaggi del film, anime corrose dalla rabbia e dalla violenza, impotenti di fronte alla situazione politica imperante, che subiscono violenze e soprusi e che tentano di sopravvivere come possono.
Il protagonista è Raùl, un disoccupato di 52 anni, solo, occessionato dal personaggio interpretato da John Travolta nel film La febbre del Sabato Sera, Tony Manero. Imita i passi di danza di Manero,le movenze,lo stile, in una compagnia sgangherata di ballo. Ben presto Manero diventa il suo unico scopo di vita, l'unica immagine per lui di realizzazione personale, l'unica via salvifica. E da se stesso emergere rapidamente tutta la rabbia accumulata per i propri fallimenti, rabbia che sfocia in follia nei sempre più frequenti accessi di ira furibonda.
Il regista Pablo Larrain mette in scena una tragedia nazionale con i toni del dramma e del grottesco.
"Il grottesco e la tragedia - racconta il regista al pubblico presente in conferenza stampa - hanno molto in comune. Il grottesco rappresenta il fallimento e nel fallimento c'è la tragedia: Nel film il protagonista tenta continuamente di affrancarsi ma il suo desiderio si ritorce contro di lui. E questa è anche la storia del Cile."
Il senso del film, il suo flusso di narrazione, passa tutto attraverso uno studio del personggio.
"Allo spettatore ho voluto dare solo un frammento che potesse però permettergli di completare ciò che non viene mostrato. Ho cercato di togliere il sovratesto, cercando di dare spazio all'immaginazione dello spettatore. Ecco perchè la mia regia sta addosso ai personaggi, tanto che le immagini sembrano fuori fuoco."
La storia risulta assolutamente originale e ben contruita; la messa in scena è cruda, essenziale e vivida. Larraìn si concentra sul protagonista, sia fisicamente che psicologicamente, quale metafora di una Nazione intera.
"'La febbre del sabato sera' è metafora dell'importazione dei valori provenienti dall'estero, che però in Cile non possono avere la stessa realizzazione - spiega Larraìn - Nel mio film, Raùl rappresenta questo fallimento di cultura e valori: non è giovane come Travolta, non sa ballare come lui e vive decisamente in un altro contesto culturale e sociale."
Da ogni sequenza deborda puro cinema: nessuna voce fuori campo a spiegare, nessuna concessione, tutto è lì sullo schermo, chiaro e limpido. Il film lascia un profondo vuoto interiore, una deriva dei sentimenti e delle logiche umane.
La pellicola, presentata allo scorso festival di Cannes, è la seconda della carriera di Larrain e concorre agli oscar come miglior film starniero.
La proiezione è stata brevemente introdotta da Emanuela Martini e dal regista stesso.
4 commenti:
una pellicola interessante anche per l'ambientazione. sarà nelle sale dal nove gennaio 2009, l'uscita è stata spostata visto che doveva uscire venerdì 28 novembre.
Modestamente...I CINEMANIACI hanno colpito anche stavolta!! Ed in particolare la nostra "direttora" VERI PACCHERI, che ha scelto e proposto ai nostri affezionati lettori la recensione di TONY MANERO a festival ancora in corso.
E' stato proprio il film cileno il trionfatore del 26°TFF, aggiudicandosi il premio come miglior film e quello come miglior attore. FABRIZIO
L'umanità sfracellata e annientata nell'inferno del regime pinochet. Gli spiriti annichiliti dentro i corpi che tentano di sopravvivere quasi meccanicamente. Una storia senza redenzione narrata benissimo con camera a mano.
Ho visto finalmente questo film, che avevo tralascaito durante il TFF sapendo che sarebbe stato distribuito in Italia. Concordo con la recensione della "direttora". Vorrei sottolineare il parallellismo tra Manero/Travolta: bello, giovane, amato dalle donne, che vince la sua gara di ballo trovando così una piccola rivincita sociale (l'America che offre un'opportunità a tutti); e il Manero/Castro: ultracinquantenne, perdente nato,impotente (il Cile di Pinochet che si dimena per cercare un posto di rilievo nel mondo che non troverà mai). FABRIZIO
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