Rimaste disoccupate dopo la chiusura della fabbrica in cui lavoravano, alcune operaie decidono di mettere insieme il piccolo indennizzo ricevuto per assoldare un killer che ammazzi il proprietario della fabbrica.
Sulla scia del clamoroso successo di GIU' AL NORD, arriva sugli schermi nostrani un altro film transalpino annunciato come una bomba di comicità.
Il film, pur non privo di difetti, è senz'altro piacevole ma abbastanza lontano dal poterlo considerare puramente comico.
In realtà si tratta di una commedia nera condita da umorismo politicamente scorrettissimo.
La coppia di registi, che provengono dalla tv (e si vede) commette l'errore di spingere eccessivamente sull'acceleratore, caricando a dismisura il film di scene strampalate (anche visivamente) che rischiano di appiattire la pellicola e di creare una sorta di saturazione nello spettatore.
Il film è ispirato dalla recente crisi economica e dalla marea di licenziamenti che ha interessato la classe operaia.
In questo caso, le operaie licenziate, capeggiate dalla corpulenta Louise (un ex galeotto diventato donna per poter trovare lavoro) sono consapevoli di non potersi opporre in nessun modo, e tramite l'improbabile killer Michel (una donna diventata uomo) diventano giustizieri, salvo scoprire che nel mondo ci sarà sempre un padrone che deciderà delle loro vite.
Il titolo del film, in realtà, non richiama i nomi dei protagonisti ma quello dell'anarchica francese vissuta nell'800.
Film politicissimo, che va oltre la semplice "vendetta" e che ci parla anche di capitalismo, paradisi fiscali, prodotti bancari tossici, coppie di fatto.
Buono ma sopravvalutato.
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