VENDICAMI
Regia: Johnnie To
La francese Irene vive a Macao insieme al marito cinese e ai suoi due bambini.
In una giornata che sembra uguale alle altre, l'intera famiglia viene presa d'assalto da tre spietati killer.
La donna, rimasta miracolosamente in vita, riceve la visita del padre Costello (J. Hallyday) giunto appositamente dalla Francia, al quale chiede di vendicare la sua famiglia.
Costello ha però diverse difficoltà; si trova in un Paese a lui sconosciuto e sopratutto convive con seri problemi di memoria, dovuti ad un proiettile conficcato nella testa che non può essere estratto.
Per raggiungere il suo scopo chiede aiuto a tre killer del luogo capitanati da Kwai (A. Wong).
Johnnie To acclamato regista di Hong Kong arriva sugli schermi italiani godendo finalmente di una distribuzione decente (BREAKING NEWS, 2005, uscì in sala la seconda settimana di Agosto!).
Per questo western metropolitano tutto pioggia e neon, il regista asiatico, attinge al polar francese, riferimento obbligato per tutti i noir incentrati sulla figura solitaria del sicario.
VENDICAMI è un omaggio palese e incondizionato a FRANK COSTELLO - FACCIA D'ANGELO di Melville, datato 1967 e infatti il personaggio interpretato da Hallyday si chiama appunto Costello e indossa sempre un impermeabile come il Frank Costello interpretato da A. Delon nel capolavoro di Melville (quello di Hallyday è scuro, quello di Delon era chiaro), inoltre se teniamo presente che il titolo originale del polar transalpino era LE SAMURAI, non bisogna sforzarsi neanche tanto per capire dove Johnnie To vuole andare a parare.
VENDICAMI è il "solito" film di Johnnie To: dolore, rancore, fratellanza, mattanze, pistole e killer, il tutto "alleggerito" dalla spettacolarità e dalle coreografie che tanto piacciono a Q. Tarantino.
Script semplice e scontato, conflitti a fuoco che sembrano danze con gli spari a fare da sottofondo musicale; realismo sacrificato in favore della geometria visiva fatta di rimbalzi, proiettili e sangue.
Estetica ipnotica con corpi disperati che danzano sotto una pioggia di piombo.
Prendere o lasciare.
3 commenti:
Le ultime tre righe della tua rece sono una sintesi perfetta del film il quale se fosse musica sarebbe una ballad dolente di un cavaliere romantico che malinconicamente accompagna il preludio della sua fine. Con piacere annoto che la poetica di Johnny To si discosta dall'estetica tarantiniana per l'umanità commovente dei suoi protagonisti.
"Prendere o lasciare", per quanto mi riguarda, prendo assolutamente.
A me il film di To è davvero piaciuto.
Certo, non bisogna porsi alcuna domanda circa il "surrealismo" che spesso e volentieri sostituisce la realtà (e a me piace anche per questo).
Bello davvero il modo in cui ne parli nelle ultime tre righe, e mi piace il paragone musicale fatto da Parsec.
...per mè invece è un peccato che un simile visionario non sia accompagnato da una maggiore coerenza nella fase di scrittura..e poi soprattutto nel finale quando le inenzioni della cinepresa prendono il sopravvento questa lacuna diventa quasi insostenibile....
nickoftime
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