giovedì, novembre 24, 2011

UNA SEPARAZIONE

UNA SEPARAZIONE
regia di Asghar Faradhi
(Iran 2010)


Siamo nell' Iran dei nostri giorni. Simin (Leila Hatami) ha deciso di separarsi dal marito Nader (Peyman Moaadi).
La donna, già in possesso del permesso di espatrio, ha intenzione di lasciare il Paese con la figlia, l’uomo però, non vuole abbandonare il padre (Ali-Asghar Shahbazi) malato di Alzheimer.
Quando Simin si trasferisce dalla madre, Nader assume Razieh (Sareh Bayat), donna molto religiosa, per assistere il genitore malato.
Ogni volta che ci si trova davanti ad una recensione di un film iraniano, ci si imbatte nella solita frase: "..il regista è bravo ad aggirare la censura.." cosa che, sono sicuro, è capitato anche nel caso di Una Separazione.
La mia domanda è: perché il cinema iraniano deve essere obbligatorimente politico-rivoluzionario-antiregime? perché non può essere semplicemente buon cinema?
Buon cinema come Una Separazione di Asghar Faradhi che, nonostante lo si voglia inquadrare nel solito clichè, non è un film che tratta questioni apertamente politiche e quindi, il suo autore non ha bisogno di inventare stratagemmi o compiere un triplo carpiato per aggirare le maglie della censura.
Faradhi, costruisce il suo film con i volti, i gesti e soprattutto le parole.
Il regista iraniano è bravo a cambiare continuamente punto di vista su quanto accade e ogni volta che si presenta la possibilità di un qualsiasi svelamento, fa marcia indietro, alimentando la curiosità dello spettatore che già è stato privato della visione dell'evento cruciale della storia che ha avuto luogo fuori campo.
Una Separazione, in alcuni frangenti, potrà sembrare eccessivamente dilatato, anche se mai noioso.
Da vedere e rivedere (e ascoltare) due sequenze: quella iniziale, dove l'inquadratura è una soggettiva del giudice delegato a decidere sull'istanza di separazione, e quella rigurdante la telefonata che la badante effettua presso l'ufficio preposto per chiedere se può cambiare la biancheria intima all'anziano che assiste.
Film trionfatore all’ultimo festival di Berlino dove oltre all’Orso d’Oro come miglior film, ha anche vinto quelli d’argento eccezionalmente assegnati all'intero cast maschile e femminile.
Una separazione è film prezioso assolutamente da vedere.

4 commenti:

veri paccheri ha detto...

un film ricco, un po' triste ma coinvolgente. belle rece, fabri!
il regista adotta un metedo nel girare tale che sembra proprio di stare in mezzo ai protagonisti.
ah, ma che stress questo islam... bravi gli attori. un caro saluto

Anonimo ha detto...

..che film uno dei più belli di quest'anno..l'ho recuperato giusto in tempo per stilare la classifica dei film del 2011..questo ne farà parte sena problema...

nickoftime

Fabrizio ha detto...

Finalmente hai trovato il tempo per vederlo!Ma sei d'accordo sulla faccenda dell'inutilità delle frasi fatte rigurdo la censura appioppate anche questo film?

Anonimo ha detto...

..si, sono d'accordo, d'altronde mi sembra che la critica militante che và per la maggiore premia incondizionatamente il cinema espresso da paesi a rischio di censura, e questo in molti casi ben oltre il suo reale valore. Per esempio capitò anche con il pen'ultimo vincitore di Cannes, "Lo zio Bonne", che nessuno ebbe il coraggio di criticare perchè fatto da un regista ostile al regime del suo paese.

Nel caso de "la separazione" ci sarebbero anche i presupposti per far pensare ad una metafora sulla situazione di quel paese ma il film è così diretto, appassionato, concitato che non fà in tempo ad aggreggarsi nelle materia grigia...la separazione colpisce al cuore..c'è poco spazio per riflessioni idelogiche e/o politiche...

nickoftime

ps..prepariamoci per la classica di fine anno, mi raccomando..ciao