Quasi amici - intouchables
Un suffragio universale.
E' questo il livello di consenso di cui si nutre l'attualità del cinema francese.
A qualsiasi latitudine, ed anche a costo di rinunciare al cotè intellettuale che si porta appresso.
"Quasi amici" traduzione ammorbidita del ben più forte "Intouchables" è l'ennesima dimostrazione di un industria che amministra bene i propri soldi, anzi li risparmia, spendendo il minimo indispensabile a fronte di ricavi stratosferici.
Roba da far impazzire le riviste di settore che da sempre si divertono a giocare con i numeri, smascherando con il gioco delle spese e dei ricavi il valore spesso gonfiato degli incassi.
A riguardo non ci sono dubbi. Il film ha messo d'accordo tutti, scavalcando "Giù al Nord" dal primato di maggior incasso di sempre cinema d'oltralpe.
Le ragioni del successo sono spesso imponderabili ed in fondo poco hanno a che fare con il cinema e la sua essenza.
Meglio è invece addentrarsi nel cuore dell'opera per constatare come i film siano spesso una questione di cuore e di empatia.
Come quella che si stabilisce tra Philippe, borghese miliardario e Driss, disoccupato delle banlieue, due tipi diversissimi per classe sociale e colore della pelle.
Ad aumentare le distanze la malattia del primo, paralizzato dalla testa in giù a causa di un incidente più meno ricercato. Costretto dalle procedure di disoccupazione a presentarsi ai colloqui di lavoro, Driss viene sorprendentemente assunto come bandante di Philippe di cui inizia, seppur svogliatamente ad occuparsi. Ovviamente lo farà a modo suo, ribaltando le regole ed infischiandosene del bon ton. Un comportamento che cancella in un sol colpo il mare d'ipocrisia che circonda la malattia di Philippe.
Diventare amici sarà solo questione di tempo.
Partendo da un tema di stretta attualità come quello della disuguglianza sociale raddoppiato dalla diversità che nasce dalla menomazione fisica, Toledano e Nakache costruiscono un meccanismo al quale da una parte all'altra è impossibile non identificarsi.
Ad accrescere il sentimento di partecipazione una progressione costellata di situazioni ed atteggiamenti che faranno giustizia delle disparità attraverso isorriso e buon umore.
In una trama lineare e senza particolari colpi di cosa quello che funziona è riuscire a prendersi gioco della sfortuna senza offendere chi nella vita reale si trova a dover vivere per davvero la finzione dello schermo.
Per riuscirci i due registi scommettono sulla genuinità di un esordiente e sul mestiere di un veterano.
Il risultato è una compensazione continua tra la recitazione controllata del navigato Fracois Clouzet e quella fuori controllo dell'estroso Omar Sy.
La Francia, ma non solo, finisce per ritrovarsi completamente in quella confronto. E se il film riesce a ricomporre la frattura sociale senza alcun incidente, la morale della favola potrebbe essere un monito ai peesi del mondo per risolvere le cose in fretta e con giudizio.
5 commenti:
Film interessante, nulla a che vedere con le commedie italiane:)
..mi hai tolto le parole di bocca..:))
nickoftime
sembra un film americano, e non mi riferisco soltanto al fatto che il tessuto sociale francese abbia una composizione che si presta molto a dei parallelismi con quello americano - in italia ci stiamo arrivando più lentamente ed in modo sostanzialmente diverso - ma proprio alla struttura narrativa del film, alla fotografia, all'interpretazione, alla regia.
Tutto molto piacevole e reso con leggerezza. I francesi sanno fare bene le commedie e gli italiani hanno disimparato?
Film molto molto bello. Nulla a che spartire con gli scadentissimi prodotti italiani!
Ho scritto una recensione anch'io..leggetela e ditemi se siete d'accordo o meno..
http://solosapere.com/2012/03/12/quasi-amici-2011-nakachetoledano-un-gioiello-raro/
Ciao Igor,
ho letto la tua opinione che ho trovato ben argomentata..sono d'accordo con te sui pregi del cinema francese che in questo momento ha un passo superiore a tutti gli altri per quanto riguarda la commedia..quello inglese invece lo trovo altamente manierato..
un saluto
nickoftime
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