The Resident Evil 6: final chapter
di Paul W. S. Anderson
Con Milla Jovovich, Ali Larter, Iain Glen
Germania-Australia-Canada-Francia, 2017
genere: azione
durata: 106'
A seguito degli eventi accaduti in "Resident Evil Retribution", l'umanità è ridotta ai minimi termini
dopo che Alice è stata tradita da Wesker a Washington D.C. Come unica sopravvissuta del gruppo
che avrebbe dovuto combattere le orde di non morti, dovrà fare ritorno nel luogo in cui l'incubo ha
avuto inizio, a Raccoon City, dove la Umbrella Corporation sta radunando le sue forze per sferrare
un colpo fatale agli unici superstiti dell'Apocalisse. In una lotta contro il tempo, Alice si unirà agli
amici di una volta e, grazie a una nuova improbabile alleanza, si scontrerà con orde di non morti e
con nuovi mostri mutanti. Fra la perdita delle sue capacità sovrumane e l'imminente attacco
dell'Umbrella, Alice vivrà la sua avventura più difficile, nella lotta per salvare il genere umano, che
rischia di precipitare nell'oblio.
Il modo in cui Paul W.S. Anderson aggredisce lo spettatore nelle sequenze iniziali, dopo i primi
cinque minuti d'inutile riassunto delle puntate precedenti, è frutto di un montaggio iper-frenetico
che riduce le inquadrature in schegge taglienti e impazzite: l'azione, in questo modo, risulta spesso
incomprensibile.
Se a questo aggiungiamo la studiata pesantezza della colonna sonora che accompagna le scene e
il fatto che solo lentamente, e mai del tutto, il regista abbandoni la sua caratteristica, estremizzata
firma autoriale, si può capire come questo capitolo finale di una saga iniziata quindici anni fa sia
rivolta principalmente agli amanti del genere.
Questo Final Chapter è assurdo, sproporzionato, infantile, talvolta ovvio.
A salvare le sorti della pellicola ha contribuito in maniera determinante Milla Jovovich, che ne è la
protagonista e la colonna portante, la presenza costante e immanente.
Quando Milla, con i suoi 41 anni, fa la sua performance, quando inizia a menare come un fabbro
mentre volteggia come un'acrobata del Cirque du Soleil, sfidando a mani nude o all'arma bianca
creature che nemmeno si saprebbe da dove iniziare a descrivere, l'adesione al film è totale,
l'incredulità non è qualcosa da sospendere, ma che non esiste nemmeno.
Alice dovrà specchiare i suoi bellissimi occhi azzurri nel buio delle sue vere origini, infilare la mano
nel groviglio misterioso del suo rapporto con la Umbrella, mentre armate di non morti marciano al
seguito di pazzi esaltati e altri pazzi esaltati si credono Dio alle prese col Diluvio.
Alice lo farà, è il suo destino, non potrebbe essere altrimenti. Un destino ovvio e banale come la
trama del film; un destino che seguirà, fino alle estreme conseguenze, con un atteggiamento simile
a quello di Frederick in Frankenstein Junior, quando dice "il destino è quel che è, non c'è scampo
più per me."
Riccardo Supino
Nessun commento:
Posta un commento