Annabelle 2
di David F. Sandberg
con Stephanie Sigman, Talitha Bateman, Lulu Wilson
USA, 2017
genere, thriller
durata, 109’
Samuel Mullins è un abile costruttore di bambole che vive con la moglie Esther e la
figlioletta Bee. Ha appena finito di creare un nuovo modello di bambola quando, di ritorno
dalla Messa, Bee è vittima di un tragico incidente stradale. Dodici anni dopo, i Mullins
aprono la loro grande casa a suor Charlotte e a un gruppo di giovani ragazze e bambine
orfane, in modo da dare loro un posto dove vivere in comunità. Tra le bambine ci sono
Janice, cui la polio ha lasciato delle difficoltà nel camminare, e la sua inseparabile amica
Linda: hanno giurato che staranno sempre insieme e si faranno adottare dalla stessa
famiglia, in modo da diventare sorelle. Samuel Mullins è cooperativo, ma taciturno e
provato dai dolori dell'esistenza, mentre sua moglie vive confinata in una stanza,
impossibilitata a muoversi e con una maschera che le copre una parte del viso. Il signor
Mullins spiega che c'è una stanza, quella di Bee, nella quale nessuno deve entrare.
Ma, attirata da misteriosi bigliettini, una notte Janice trova la porta della stanza non chiusa
a chiave e ci entra. Dentro si imbatte in una meravigliosa casa di bambole e poi trova,
chiusa in un armadio, una strana bambola, quella che noi conosciamo come Annabelle.
Quando lo viene a sapere, suor Charlotte ordina a Janice di non trasgredire mai più le
regole di quella casa perché potrebbe mettere in pericolo l'avvenire suo e delle compagne.
Janice promette, ma le cose vanno diversamente. La bambola conserva un terribile
segreto che i Mullins conoscono e i guai cominciano in serie.
Seguito di “Annabelle”, spin-off di “L'evocazione - The conjuring”, il film riporta al centro
dell'attenzione la malefica bambola già protagonista del primo film della serie e con essa
rinvigorisce un sottogenere, quello delle evil dolls, che vanta nella storia del cinema horror
illustri precedenti.
In realtà, più che un seguito, questo è un prequel perché racconta non ciò che è successo
dopo il primo film, ma ciò che è successo prima. Generalmente i prequel soffrono per il
fatto di raccontare avvenimenti che in qualche modo sono noti o possono essere intuiti. In
questo caso, l'esito è sorprendentemente buono. La storia, nelle sue linee generali, è
abbastanza semplice e prevedibile, pur riportando con sagacia narrativa le cose sino a un
rapido ed efficace collegamento con l'inizio del film precedente. È il modo in cui la storia è
raccontata a fare la differenza.
L'esordio di David F. Sandberg alla regia di un lungometraggio era stato un horror
interessante come “Lights Out - Terrore nel buio”. Qui Sandberg conferma le sue doti di
efficace interprete della paura e di abile orchestratore di spaventi, riuscendo a trarre,
probabilmente, il massimo dalla storia. I personaggi sono descritti in modo semplice ma
efficace, soprattutto per quel che riguarda la protagonista, Janice, di cui viene mostrata
con sensibilità la natura fragile e ferita, alla ricerca di un'impossibile ancoraggio di stabilità
nell'amicizia con Linda, la sua amica del cuore, inerme come lei. L'ambientazione rétro
conferisce un contesto suggestivo e malinconico nel quale il dramma si mantiene credibile
e avvincente.
La prima apparizione della bambola è gestita con grande capacità di creare tensione con
sapiente uso delle ombre e con parsimonia di effetti. Sandberg mantiene per gran parte
del film questa abilità nella messa in scena, sfruttando immagini e suoni per creare
un'uniforme aura di macabra incertezza. Quando, in un flashback esplicativo, viene
svelato il segreto della bambola, le cose diventano un po' prosaiche e banali, ma è un
peccato veniale e probabilmente necessario sotto il profilo narrativo: la concitata parte
finale del film perde di compattezza e coerenza, ma si mantiene interessante e vivace. La
pellicola cattura sin dall'inizio e non molla la presa sullo spettatore, rivelandosi uno dei non
frequenti casi di seguito superiore al capostipite.
Notevole il cast, nel quale spicca la presenza del grande caratterista Anthony LaPaglia,
che offre un’interpretazione di grande efficacia e sensibilità, sapientemente tenuta sotto le
righe. Tra le giovani attrici si rivede Lulu Wilson, già fattasi notare in “Ouija - L'origine del
male”, ma la miglior figura la fa Talitha Bateman, molto convincente in un ruolo a due facce
di non facile resa.
Riccardo Supino
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