sabato, marzo 10, 2018

RYUICHI SAKAMOTO: CODA


Regia: Stephen Scribble
Anno, 2017
Giappone, USA, 2018
Genere: Documentario 
durata,100’


Come le sonorità di Ryuichi Sakamoto, anche le sequenze del documentario di Stephen Nomura Schible producono delle assonanze. La prima, destinata a riecheggiare per l’intera visione, è conseguenza del filmato relativo alla visita del musicista nell’area contaminata di Fukushima dove, tra le altre cose, si sofferma su un pianoforte miracolosamente scampato alle conseguenze dello Tsunami che ha colpito il Giappone nel 2011. Pur danneggiato, lo strumento riesce ancora a suonare, al punto che Sakamoto qualche tempo dopo lo utilizzerà in un concerto organizzato per ricordare le vittime della tragedia. La simbiosi tra l’uomo e la sua musica, resa tale da una macchina non più difettosa, è la causa o, meglio, la costante di un percorso scandito dalla capacità di mettersi ogni volta in discussione e di ripartire seguendo nuove direzioni, alla pari del pianoforte in questione, destinato a diventare il simbolo della speranza che sembra riflettere la condizione del protagonista, sopravvissuto alle conseguenze di una grave malattia.


Con un’occhio al presente, che per il protagonista significa il ritorno alla vita dopo aver corso il rischio di non averne più una, e l’altro al passato, preso in considerazione documentando i momenti di svolta, quelli che ne testimoniano la poliedricità del talento (dalla musica elettronica di fine anni 70 a quella world music e neo classica degli anni successivi fino alle colonne sonore di film come Furyo, L’ultimo imperatore e The Revenant, solo per citarne alcuni), Ryuichi Sakamoto: Coda dà modo di risalire al nocciolo di una personalità tanto ritirata quanto attenta a quello che succede nel mondo. Ne sono prova – e il film di Schible lo conferma con immagini che pedinano il protagonista nelle ore della sua quotidianità – la composizione dei brani di Sakamoto, ottenuta utilizzando dispositivi tecnologici a dir poco avveniristici e, al tempo stesso, i viaggi effettuati in ogni angolo del pianeta per inseguire sonorità che rischiano di scomparire. Con una regia elegante, ma soprattutto attenta a non turbare l’armonia di cui Sakamoto si fa promotore Ryuichi Sakamoto: Coda rende partecipe lo spettatore di una bellezza – quella di Sakamoto e della sua arte – sempre più rara. Un motivo sufficiente per andarlo a vedere quando, dal 27 gennaio al 6 febbraio 2018, sarà presentato a cura della Fondazione Cineteca Italiana presso il  Cinema Spazio Oberdan di Milano. 
Carlo Cerofolini
(pubblicata su taxidrivers.it)


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