giovedì, novembre 26, 2020

LA VITA DAVANTI A SE'

La vita davanti a sé

di Edoardo Ponti

con Sophia Loren, Ibrahima Gueye, Renato Carpentieri

Italia, 2020

genere: drammatico

durata: 105’

Un ritorno sugli schermi (seppur non cinematografici, considerando l’attuale situazione) per una Sophia Loren che rappresenta, come sempre una certezza.

“La vita davanti a sé” di Edoardo Ponti è l’adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Romain Gary. Era già stato portato sullo schermo, ottenendo anche grandi riconoscimenti come l’Oscar la miglior film straniero, da Moshé Mizrahi nel 1977.

Quello di Ponti è un riadattamento che, nel complesso, dà vita ad un film godibile, ben fatto, con interpretazioni convincenti (quella della Loren su tutte), ma che non riesce ad andare oltre o a dare quel quid in più allo spettatore.

A Bari Madame Rosa è un’anziana donna che, dopo essere sopravvissuta all’Olocausto, ha deciso di ospitare in casa propria i figli di prostitute. Su suggerimento del suo fidato medico, Rosa decide di ospitare anche Momo, un bambino di origini senegalesi con il quale, fin da subito, si instaura un rapporto conflittuale. Tra i due ci sono troppe differenze: l’età, la religione, l’etnia e il modo di vivere. Momo, infatti, non intende seguire le regole e vivere come un bambino qualunque, ma si ritrova ben presto a lavorare per uno spacciatore.

Col passare del tempo, però, tra Momo e Madame Rosa tutto comincia a cambiare e i due iniziano ad instaurare un rapporto di reciproco rispetto e affetto. Complice la malattia di Rosa che alterna momenti di lucidità a momenti di smarrimento, il legame con Momo si fa ancora più intenso, tanto da portarlo a prendere delle decisioni importanti perché consapevole che quello che gli ha insegnato la donna, seppur in poco tempo, non lo aveva imparato da nessuno.

A differenza del romanzo e del film del 1977 quella che viene delineata da Ponti non è più una storia di formazione che parte da Momo e si sviluppa intorno alla sua figura, guardando il mondo dal suo punto di vista. Quello che vediamo in “La vita davanti a sé” è la nascita di un rapporto indissolubile tra due persone che, seppur distanti sotto tutti i punti di vista, riescono ad incontrarsi e a fare affidamento l’una sull’altra. Un legame, però, che in parte risulta difficile per lo spettatore date le troppe divergenze tra i due. Il fatto, per esempio, che Momo inizi ad instaurare un legame affettivo così forte con Madame Rosa dopo un tempo relativamente breve fa, per certi versi, storcere il naso perché sicuramente avrebbe avuto bisogno di più tempo per essere più vicino al reale. E anche l’età troppo avanzata della donna non aiuta nell’immedesimazione della nascita di un rapporto del genere, che sarebbe stato sicuramente più comprensibile e più plausibile, come nell’originale, se la donna avesse avuto l’età di un’ipotetica madre.

Niente da dire sulle interpretazioni, sempre molto convincenti e vicine al reale. Il piccolo Momo cerca di mescolare i vari aspetti del suo carattere in maniera efficace e quindi si alternano momenti in cui appare come il duro e irremovibile ragazzino ribelle e momenti in cui viene fuori la sua tenerezza e il suo buon cuore. Il tutto condito da qualche battuta sarcastica e qualche parola di troppo. La figura di Madame Rosa, dal canto suo, nonostante l’età più avanzata rispetto all’originale, è il vero fulcro della vicenda, potendo contare su un’attrice del calibro di Sophia Loren, in grado di reggere l’intero film sulle proprie spalle.

Per certi versi, forse, un po’ troppo frettolosa come opera in generale. Sono tanti gli input che il film lancia e diverse le tematiche, ma si ha la sensazione che nessuna venga approfondita a dovere o comunque come meriterebbe. Ed è un peccato perché gli argomenti sono tutti incastrati in maniera corretta.

Nel complesso comunque si tratta di un film ben costruito e godibile, ma dal quale ci si sarebbe potuti aspettare di più.


Veronica Ranocchi

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