Un altro giro (Druk)
di Thomas Vinterberg
con Mads Mikkelsen, Thomas
Bo Larsen, Magnus Millang
Danimarca, Svezia, Paesi
Bassi, 2020
genere: drammatico
durata: 117’
Dopo una distribuzione
più complessa del previsto, a causa della pandemia, “Un altro giro”, invece che
essere presentato in anteprima al festival di Cannes 2020, ha dovuto attendere
e spostarsi geograficamente al Toronto International Film Festival a livello
internazionale e, in Italia, al Festival di Roma.
Vincitore del premio
Oscar come miglior film internazionale, in rappresentanza della Danimarca, il
film diretto da Thomas Vinterberg ha come protagonista Mads Mikkelsen, nel ruolo
di un insegnante in un momento particolare della propria vita.
Martin, Tommy, Nikolaj e
Peter sono quattro amici, tutti e quattro insegnanti in quattro materie diverse
che sembrano non trarre soddisfazione dalla propria vita, né lavorativa né personale.
Martin soprattutto, del quale lo spettatore ha una condivisione maggiore, è
quello che ha più difficoltà perché non riesce a relazionarsi con i propri
studenti, ai quali insegna storia, né con la propria moglie e i due figli.
Così descritto potrebbe
sembrare un film sull’alcol, sull’alcolismo e sugli effetti di questo. O
comunque un film che pone al centro di tutto questo tema. In realtà non è così:
l’alcol è solo uno “strumento” per scavare nella vita di Martin e dei suoi
amici e nelle relazioni umane e interpersonali dei quattro. L’insoddisfazione
dei quattro protagonisti è reale e comune. Non è una cosa che caratterizza solo
loro. Quello che Vinterberg porta in superficie è un problema più comune di
quanto possa sembrare. E sono tanti i temi che derivano dall’atteggiamento dei
quattro uomini: dalla perdita di fiducia in sé stessi e negli altri, alla convinzione
di non essere o di non fare mai abbastanza.
Con la vicinanza e la
prossimità di una regia attenta a cogliere ogni sfumatura dei personaggi
attraverso numerosi primi piani, Vinterberg pone l’accento sull’essere umano,
in quanto essere imperfetto. I numerosi silenzi e il ricorso allo scritto in
alcuni momenti sono indicativi della storia che il regista danese ha voluto
portare sullo schermo. E a fare da cornice a una storia intensa come quella di “Un
altro giro”, ci sono anche delle interpretazioni degne di nota. Dal
protagonista Mikkelsen, sempre nella parte e mai sopra le righe, agli altri tre
attori che non si limitano a essere un contorno, ma vengono ben descritti
attraverso tratti essenziali che li contestualizzano. Da menzionare anche la
scelta delle materie assegnate loro che si confà più che bene allo stile di
vita: una scrittura attenta e precisa. E una scrittura che chiude tutto in un
modo quasi catartico.
Veronica Ranocchi
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