giovedì, maggio 27, 2021

UN ALTRO GIRO

Un altro giro (Druk)

di Thomas Vinterberg

con Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Magnus Millang

Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, 2020

genere: drammatico

durata: 117’

Dopo una distribuzione più complessa del previsto, a causa della pandemia, “Un altro giro”, invece che essere presentato in anteprima al festival di Cannes 2020, ha dovuto attendere e spostarsi geograficamente al Toronto International Film Festival a livello internazionale e, in Italia, al Festival di Roma.

Vincitore del premio Oscar come miglior film internazionale, in rappresentanza della Danimarca, il film diretto da Thomas Vinterberg ha come protagonista Mads Mikkelsen, nel ruolo di un insegnante in un momento particolare della propria vita.

Martin, Tommy, Nikolaj e Peter sono quattro amici, tutti e quattro insegnanti in quattro materie diverse che sembrano non trarre soddisfazione dalla propria vita, né lavorativa né personale. Martin soprattutto, del quale lo spettatore ha una condivisione maggiore, è quello che ha più difficoltà perché non riesce a relazionarsi con i propri studenti, ai quali insegna storia, né con la propria moglie e i due figli.

Per divertimento, durante una cena, i quattro discutono a proposito della teoria di uno psichiatra che sostiene che l’uomo nasca con un deficit da alcol pari allo 0,05% e che questo lo renda meno attivo sotto tutti i punti di vista. Il giorno dopo Martin decide di provare a mettere in pratica la teoria e comincia a bere piccole quantità di alcol a lavoro, vedendo e raccogliendo subito i frutti sperati: maggiore autostima e migliori interazioni con gli studenti e i colleghi. Presi dall’entusiasmo e considerati i risultati positivi dell’amico, anche gli altri tre decidono tutti di alzare il tiro che porta inevitabilmente a conseguenze catastrofiche.

Così descritto potrebbe sembrare un film sull’alcol, sull’alcolismo e sugli effetti di questo. O comunque un film che pone al centro di tutto questo tema. In realtà non è così: l’alcol è solo uno “strumento” per scavare nella vita di Martin e dei suoi amici e nelle relazioni umane e interpersonali dei quattro. L’insoddisfazione dei quattro protagonisti è reale e comune. Non è una cosa che caratterizza solo loro. Quello che Vinterberg porta in superficie è un problema più comune di quanto possa sembrare. E sono tanti i temi che derivano dall’atteggiamento dei quattro uomini: dalla perdita di fiducia in sé stessi e negli altri, alla convinzione di non essere o di non fare mai abbastanza.

Con la vicinanza e la prossimità di una regia attenta a cogliere ogni sfumatura dei personaggi attraverso numerosi primi piani, Vinterberg pone l’accento sull’essere umano, in quanto essere imperfetto. I numerosi silenzi e il ricorso allo scritto in alcuni momenti sono indicativi della storia che il regista danese ha voluto portare sullo schermo. E a fare da cornice a una storia intensa come quella di “Un altro giro”, ci sono anche delle interpretazioni degne di nota. Dal protagonista Mikkelsen, sempre nella parte e mai sopra le righe, agli altri tre attori che non si limitano a essere un contorno, ma vengono ben descritti attraverso tratti essenziali che li contestualizzano. Da menzionare anche la scelta delle materie assegnate loro che si confà più che bene allo stile di vita: una scrittura attenta e precisa. E una scrittura che chiude tutto in un modo quasi catartico.


Veronica Ranocchi

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