AIR- La storia del grande salto
di Ben Affleck
con Matt Damon, Ben
Affleck, Jason Bateman
USA, 2023
genere: biografico,
drammatico
durata: 112’
Un convincente Ben
Affleck arriva al cuore del pubblico prestandosi quasi interamente al suo film
“AIR – La storia del grande salto”, nel quale è regista e attore.
Come il sottotitolo
italiano spiega molto bene, il film non è altro che la storia della genesi,
intesa sia come idea che come creazione materiale, delle celebri scarpe AIR
Jordan.
Il film inizia nella metà
degli anni ’80, periodo in cui in America il basket vive i suoi anni d’oro come
ascesa di quello che sarà, poi, a tutti gli effetti, un vero e proprio fenomeno
di massa. Accanto allo sport nazionale per eccellenza, però, è onnipresente la “sfida”
a suon di nuove creazioni, ma soprattutto di grandi talenti che prestano il
proprio volto per le campagne pubblicitarie, tra tre grandi marchi: Adidas,
Converse e Nike. Ed è su quest’ultimo che si concentra il film di Ben Affleck
e, in particolare, su un attento e caparbio lavoratore: il manager Sonny
Vaccaro interpretato da Matt Damon. Alla ricerca di nuovi talenti a cui
proporre un contratto di sponsorizzazione per rilanciare il marchio che, all’epoca,
stava risentendo molto del “contrasto” con Adidas e Converse, Vaccaro, in
quanto grande appassionato ed esperto di basket, è il primo a notare il talento
dell’allora semisconosciuto Michael Jordan, riconoscendone le qualità e la
stoffa per diventare un ottimo campione.
Disposto a tutto, Sonny
Vaccaro decide di investire tutto il budget messo a disposizione dalla dirigenza
per chiudere un contratto con la stella emergente. E la sua determinazione lo
porta a prendere contatti direttamente con la madre, che teneva le redini della
famiglia e del destino del figlio, facendo breccia nella mente e nel cuore di
un giovanissimo attratto, fino a quel momento, dagli altri due celebri marchi.
Un’impresa titanica
quella di Vaccaro, ma che ha permesso fin da subito, e con gli anni ancora di
più, non solo di blindare uno degli sportivi più forti e amati di sempre, ma
anche di diventare uno dei nomi di riferimento nel campo del basket (e non
solo).
Con il film di Ben
Affleck riusciamo proprio a vivere, insieme a Vaccaro, queste sensazioni e
questa ansia continua che porta a chiedersi se Michael Jordan accetterà davvero
la proposta.
La costruzione che il
regista sceglie per mostrare una storia, per certi versi, “tipicamente” americana,
è il mezzo che permette, nonostante la semplicità, di far apprezzare davvero “Air”
al pubblico.
Da un Matt Damon che, pur
rimanendo fedele a se stesso e ai suoi ruoli, riesce a tirar fuori il coniglio
dal cilindro trasformandosi completamente in Sonny Vaccaro e regalando anche
scene memorabili, come la divertente telefonata con il manager di Jordan o l’iconica
scena finale.
A fare da “spalla”, come
in un perfetto duo comico, c’è un Ben Affleck in splendida forma che, non solo
confeziona un riuscito film, non scontato considerando la storia che tratta, ma
fa presente la sua capacità comica che, seppur labile, è in grado di
alleggerire notevolmente il lungometraggio e intervallare i momenti di massima
tensione con dei sorrisi.
Efficace anche il modo in
cui è sviluppata l’intuizione della scarpa e il procedimento che porta alla
creazione vera e propria.
Così come è degna di menzione,
anche se non è una novità, Viola Davis, nei panni della madre che non perde un
colpo e supervisiona a 360° la vita del suo “piccolo” e talentuoso figlio. La
prima, forse, a credere davvero in lui e a investire forze ed energie. Questa
sua caparbietà è resa in maniera importante dall’attrice premio Oscar che,
seppur con un ruolo minore, si impone al pari degli altri personaggi. E fa
quasi dimenticare che nel 90% dei momenti in cui lei è in scena e parla
dovrebbe esserci anche Michael Jordan. Ammaliati dalla sua bravura riusciamo a
far passare in secondo piano il fatto che Michael Jordan, anche se nominato, è
di fatto assente in un film che ha lui al centro. Nei pochi momenti in cui è
fisicamente presente, il regista ricorre a degli escamotage per non farlo né
vedere né parlare. Questo nonostante la sua importanza sotto tutti i punti di
vista: basti pensare, per esempio, che Viola Davis è stata voluta proprio da
lui che l’ha indicata come la più adatta al ruolo di sua madre.
Non un film perfetto, ma
sicuramente una storia apprezzabile e da conoscere, raccontata in maniera semplici
e pulita.
Nonostante la “non
presenza” di Michael Jordan, che in alcuni momenti catalizza l’attenzione più
del dialogo o dell’azione centrale, e la scelta di non seguire in maniera “ordinata”
le regole della Nike che sembrano fungere da titoli dei vari capitoli, “Air” è
davvero un grande salto che prova addirittura a spiccare il volo!
Veronica Ranocchi
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