giovedì, settembre 19, 2024

JOKER: FOLIE A DEUX

Joker: Folie à deux

di Todd Philips

con Joaquin Phoenix, Lady Gaga, Zazie Beetz

USA, 2024

genere: drammatico, thriller, musicale

durata: 138’

Di solito ci piace far discendere le nostre analisi affidandoci esclusivamente alla capacità di filmare il senso della storia. Nel caso di "Joker: Folie à Deux" vale la pena fare un'eccezione perché, seppur in parte intuibile per la natura dei protagonisti, non solo di Arthur Fleck ma della new entry Harleen Quinzel (Lady Gaga), che in termini di follia non è da meno del suo innamorato, giova specificare che il termine folie à deux, oltre al significato più evidente, relativo alle affinità di cuore e di vedute tra lui e lei, rimanda alla scoperta di due psichiatri francesi dello scorso secolo rispetto alla trasmissibilità della sindrome psicotica da un individuo all'altro.

Alla luce di questo, il senso del nuovo lungometraggio di Todd Phillips denuncia da subito la volontà di disfarsi dell'ambiguità narrativa del precedente "Joker", indicando allo spettatore la direzione a cui guardare per decriptare i significati di un film che, come abbiamo imparato, si fa fatica ad associare agli altri superhero movies. Nonostante in superficie "Joker: Folie à Deux" appaia a prima vista come la storia di un amore impossibile inteso nel senso più classico della parola, per la forza persuasiva del colpo di fulmine che fa scattare la scintilla tra Arthur e Harleen, - entrambi detenuti nel famigerato (per chi conosce le storie di Batman e soci) Arkham Asylum - in realtà, è soprattutto la diagnosi certificata della strisciante follia che attraversa come un virus la nostra società a caratterizzare la lettura più profonda dei fatti che muovono la  storia  mostrandone la comunanza della patologia.

"Joker: Folie à Deux" ne verifica di continuo la virulenza mostrandone appena possibile le prove e dunque cospargendo il film di un'alienazione che colpisce a destra e a manca trovando la propria apoteosi nella scena conclusiva - che non sveliamo per non togliere allo spettatore la sorpresa di vederla al cinema -, quella che, oltre decretarne il punto di non ritorno di una malattia irreversibile, apre nuovi scenari per quanto riguarda il personaggio interpretato da Joaquin Phoenix.

Una schizofrenia che Phillips trasmette creando una dialettica tra temi contrapposti come realtà e immaginazione, verità e finzione, perdono e redenzione, odio e amore e facendo della varietà dei generi una sorta di cartina di tornasole dell'instabilità psichiatrica del duo per il fatto di presentarsi dapprima come un prison movie (ambientato all'interno della prigione in cui il protagonista è detenuto), per poi continuare come fosse un legal thriller (la trama è incentrata sul processo al Joker per i delitti commessi nel precedente episodio) e ancora puntellando l'impalcatura narrativa con esibizioni canore e danzanti (giustificate dalla presenza di Lady Gaga) chiamate a costituire l'elemento spettacolare del film, ovvero quell'intrattenimento più volte menzionato in "That's Entertainment" (tratta da "The Band Wagon", 1953) una delle canzoni più famose presenti nella colonna sonora del film.
Detto questo "Joker: Folie à Deux" continua a ragionare sulla società dello spettacolo portando agli estremi il pensiero già enunciato nel primo perché, se in "Joker" il debordante potere delle immagini dava il là al sollevamento di popolo capace di fare della morte in diretta (l'uccisione del presentatore televisivo Murray Franklin) la ragione di una leadership, destinata in un attimo a creare milioni di proseliti, il secondo capitolo ne presenta il conto, affermando l'impossibilità del Joker, come di noi altri, di uscire fuori dalla propria immagine, soprattutto se quest'ultima è entrata nell'immaginario comune attraverso la forza persuasiva e distorsiva della televisione, il medium che il regista sceglie in rappresentanza dei vari social network chiamati a dettare le dinamiche delle nuove relazioni sociali.

Uno scarto di significato che fa il paio con lo status del personaggio sul quale Phillips lavora per continuare a operare la demitizzazione del super eroe (anche se qui si tratterebbe di un super villain), nel cui profilo il conflitto tra identità e maschera diventa il contrappasso destinato a decretare l'impossibilità di uscire dal proprio personaggio a meno di non essere pronto a pagare la rottura del patto con i suoi sostenitori.
Peccato che nel farlo "Joker: Folie à Deux" si dimostri a corto di idee  rispetto al capostipite, del quale in parte ripete alcune trovate, in parte ne aggiunge altre, come gli inserti di musical - pensati per marcare la diversità del film - i quali, sulle note di un repertorio non originale, vengono proposti come espressione dell'amore di Arthur per Harleen, risultando quasi sempre estemporanei e fini a sé stessi (ci riferiamo soprattutto ai duetti tra i due amanti), dando l'impressione di non contribuire allo sviluppo della trama. Forte del successo del film precedente Todd Phillips non arretra di un millimetro in termini di coraggio spingendo il film verso "lidi" mai praticati da un blockbuster. Interessante sarà conoscerne gli esiti per capire se il pubblico continuerà a sostenerne le idee, non ultima quella di spingere due star come Joaquin Phoenix e Lady Gaga verso punte di antidivismo da cui entrambi escono comunque vincenti. In concorso all'81esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica "Joker: Folie à Deux" difficilmente ripeterà l'exploit fatto segnare nella precedente apparizione.


Carlo Cerofolini

(recensione pubblicata su ondacinema.it)

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