sabato, marzo 13, 2010

Mine vaganti

MINE VAGANTI
di Ferzan Ozpetek


Con MINE VAGANTI, ambientato in una Lecce solare e splendente, Ozpetek unisce l'ironia che da sempre lo contraddistingue alla profondità degli argomenti trattati, percorrendo la via della commedia pura, seppure un po' patinata, come forse non era ancora riuscito a fare.
In questo nuovo lungometraggio il regista turco affronta i temi a lui più cari quali la famiglia, la omosessualità, la ricerca della propria dimensione e strada, alla scoperta delle personali vocazioni, mettendo in scena una commedia umana e privata, non priva di momenti tragici.

Tommaso (Riccardo Scamarcio) torna a Lecce dopo la laurea per aiutare la famiglia nella gestione del pastificio. Manca da casa da molti anni, da quando è partito per Roma per studiare. Il padre lo sapeva laureando in economia e lo attende da tempo alla porta di casa per affidare a lui, ed al fratello maggiore Antonio (A. Preziosi) le redini dell'azienda.
Tommaso, introverso e gentile, gradualmente cerca di riabituarsi alle non semplici geometrie famigliari e riprende il dialogo con Antonio con cui non parla da molto tempo e al quale confida l'intenzione di dichiarare in famiglia il proprio disinteresse per l'azienda e la propria omosessualità. Il gesto avrebbe di certo gettato scompiglio in tutti e scatenato le ire del padre bigotto e orgoglioso, con l'auspicato suo vantaggio di essere cacciato di casa e quindi liberato di un fardello che non vuole portare. Ma Tommaso non sembra essere così sicuro delle proprie intenzioni, come cerca di far vedere, anzi, sembra cercare in lui un coraggio e una chiarezza non ancora definiti.
Si apprende ben presto che Tommaso ha aspirazioni da scrittore e non da manager e che a Roma ha studiato lettere e frequentato l'ambiente omosessuale. A Roma lo attende Marco e tutta una vita da costruire secondo i suoi sogni.
Ad una cena di famiglia con il futuro socio di azienda, Tommaso sta per fare le tanto pesanti dichiarazioni. Ma è Antonio, con sorpresa e sgomento generale, a rivoltare le carte in tavola, rubandogli la parola e parlando ai genitori di se stesso, in un coming out spiazzante: da sempre omosessuale Antonio si dichiara stanco di nascondersi e di fingere. Non è il figlio maggiore che il padre aveva sempre pensato di avere e reclama la propria libertà.
Ed è da qui che tutto inizia, è da qui che si sviluppano le storie di tutti i personaggi, intessendo un mosaico corale che aiuterà Tommaso a trovare la via giusta per sè.

Ozpetek intreccia molte storie su tre livelli narrativi: i nonni, i genitori e i figli rappresentano tre generazioni a confrontro che si scontrano e si inseguono alla continua ricerca della verità privata e da condividere. Ozpetek sfrutta ancora una volta i flash back e mescola passato al presente in un continuo intreccio, fino ad un finale felliniano in cui i personaggi del passato si uniscono a quelli del presente in una danza di pace e di unione.
Ma in MINE VAGANTI ritroviamo anche richiami alla iconografia omosessuale di Gus Van Sant, senza però mai raggiungerne la perfezione e l'emotività di sguardo.
E c'è anche tanto cinema di Ozpetek stesso, forse in una involontaria citazione di se stesso. MINE VAGANTI è fitto di banchetti e cene: il cibo non manca mai ed anche in questa occasione è il campo in cui potersi incontrare, aprire, parlare, è il mezzo attraverso il quale esprimere i propri stati d'animo, da cui trarre vita (si pensi al pastificio) e la morte.
La musica sottolinea il tono ironico e e lo sguardo leggero dell'opera e la sceneggiatura, ben strutturata, sfodera dialoghi allo stesso tempo godibili e di spessore.
Ozpetek racconta tragedie e catarsi di famiglia sempre con gradevole lievità e misurato candore.
Gli si perdonano la eccessiva patinatura e perfezione di messa in scena, soprattutto nell'apprezzare i carateristi scelti nel casting.
Bravo Scamarcio in un ruolo delicato e difficile da mettere in scena. Molto apprazzabili tutti gli ali altri attori (Elena Sofia Ricci quasi irriconoscibile e credibile, Lunetta Savino forse solo un po' forzata, Preziosi bellissimo e naturale), eccezion fatta, a mio personale parere, per Fantastichini che risulta purtroppo un po' troppo caricato, spesso al limite del grottesco.
Ma in una commedia, in questa, che mi ha fatto ridere e riflettere e star bene e che ti fa uscire dalla sala col cuore leggero, può starci tutto.

Voto 7

12 commenti:

Fabrizio ha detto...

Non ho ancora visto il film ma già da ora Non sono d'accordo su alcune cose. 1)"L'IRONIA CHE DA SEMPRE LO CONTRADDISTINGUE" ma quando mai? E'una vita che assistiamo alla solita trama con UNA MORTE (Il bagno turco- Fate Ignoranti- Cuore sacro- Saturno Contro)che fa saltare gli equilibri. Alla faccia dell'ironia! 2)"seppure un pò patinata" Un pò patinata? o volevi dire (spero) meno patinato del solito? Ozpetek è "il patinato" per eccellenza! Anche il moribondo malato di aids in Fate Ignoranti era bello come il sole.

veri paccheri ha detto...

caro Fabri, hai ragione, come al solito mi è difficile "centrare" le mie riflessioni sul film visto e, ma direi che mi sono abbastanza avvicinata.
convengo con le tue osservazioni, soprattutto con la seconda sulla patinatura. sì, fose qui ozpetek è lievemente meno patinato del solito, ma non saprei, la patinatura è bella spessa anche su mine vaganti, tanto che mi ha fatto abbassare il voto finale.
sulla ironia ho 'cannato', il tono dei suoi film è sempre stato poco ironico, è vero. è che mi sono lasciata trasportare dall'allegria che questa pellicola mi aveva dato.
poi vabbè, anche qui con la morte non si scherza, eheheh.
attendo la tua recensione!!
grazie
ciao

Fabrizio ha detto...

Limitandosi ad una lettura poco più che superficiale di MINE VAGANTI, si potrebbe dedurre con facilità che ci troviamo dinanzi ad una commedia senza particolari ambizioni, ben confezionata, girata bene, ottimamente interpretata dalla maggioranza degli attori e supportata da una colonna sonora che aderisce perfettamente alle atmosfere della pellicola. Insomma, un film piacevole.
Ma da quando Ozpetek ha deciso di abbandonare le sceneggiature fatte di morti dolorose, malati di aids, mogli tradite, amori impossibili e struggenti, per fare film piacevoli?
Probabilmente, la decisione è stata presa dopo il rumorosissimo tonfo di UN GIORNO PERFETTO (2008) che sommato allo sgangherato CUORE SACRO (2005) rischiava di mettere per sempre in discussione le qualità del regista turco.
E allora cosa c'è di meglio che mettere in piedi una operazione studiata a tavolino come MINE VAGANTI, provando a miscelare la commedia con il melodramma tanto caro a Ozpetek, stando attenti che la parte divertente del film sovrasti nei ricordi dello spettatore quella melodrammatica, allo scopo di garantirsi un buon risultato al botteghino che risollevi le sorti del turco di Roma.
Ne viene fuori un film furbo, tramite il quale il regista non solo si assicura la fedeltà degli spettatori affezionati ai suoi temi, non scontentandoli, ma tenta di allargare la cerchia inserendo la risata facile utilizzando checche isteriche, zie alcolizzate e bambine sovrappeso.
Tutto sommato l'operazione è comprensibile, ma il risultato non è digeribile.
Per lunghi frangenti il film appare addirittura scollegato.
Il regista turco si sforza di piacere, e allo spettatore non fa mancare neanche i suoi marchi di fabbrica, ovvero le solite tavolate con il solito movimento circolare della mdp, che ormai hanno stancato anche il più acceso dei suoi ammiratori e visto che ormai c'era infarcisce il film di zie, nonne, sorelle, palesando l'influenza del cinema di Pedro Almodovar, principe indiscusso delle pellicole a tematiche omosessuali.
E ora veniamo alla nota più triste, vale a dire la parte del film riservata alla commedia.
Il punto di partenza è semplice: puntare tutto sullo stereotipo del meridionale mentalmente arretrato e costruirci sopra una serie di situazioni che portino alla risata in perfetto stile Checco Zalone ripulito da volgarità.
Ozpetek fotocopia per il bravo Fantastichini, il ruolo che fu dell'indimenticabile Saro Urzì e non contento ne ripropone gli incubi (con varianti), attingendo a piene mani da SEDOTTA E ABBANDONATA (1963) di Pietro Germi, senza però essere mai veramente pungente e restando lontano dalla feroce satira sociale del regista genovese, preferendo la comoda strada che porta dritto alla farsa.

parsec ha detto...

se il risultato è abbondantemente soddisfacente, siano benedetti i film studiati a tavolino e i film furbi! Mine vaganti è un'ottima comemdia. Lo voglio dire soprattutto a tutela degli spettatori medi che avessero letto il commento di Fabrizio il quale scrive dal punto di vista dell'intellettuale cinefilo: se siete utenti medi frequentatori di sale cinematografiche e pensate che il cinema sia soprattutto intrattenimento, e se vi piacciono le commedie, vi consiglio vivamente la visione di Mine Vaganti, andate serenamente a vederlo, non ne sarete delusi, sono pronta a rifondervi personalmente il costo del biglietto.
Quello che per Fabrizio è un difetto per me è invece un pregio: finalmente c'è qualcuno in italia che ragiona da professionista come fanno gli americani (che sono industria del cinema e che non si vergognano di fare i soldi), Ozpetek ha avuto la capacità di mettere insieme tutti gli elementi per fare un film con lo scopo di piacere al pubblico. E i film furbi bisogna comunque saperli fare.
Mine vaganti è girato benissimo, tutti gli attori sono in grande forma, la fotografia è perfetta come lo è la scenografia.
Chissà, c'è anche la seria possibilità che Ferzan Ozpetek non l'abbia nemmeno visto Sedotta e abbandonata di Germi, perché se il ruolo di Fantastichini è uguale a quello di Urzì sarà perché risiede nell'universalità di quel carattere.
il voto che dò al film supera anche quello che gli ha dato la direttora Veri Paccheri - dopo la sua recensione poco più che superficiale :-))
8 allo stile, 8 al talento, 8 al mestiere e soprattutto 8 alla furbizia senza la quale non ci sarebbe stata garanzia certa di farsi grasse risate e uscire dalla sala con il cuore leggero.

Fabrizio ha detto...

grrrrr....Ozpetek SEDOTTA E ABBANDONATA lo ha visto eccome! Stanne certa.

nickoftime ha detto...

Caro Fabrizio,
la tua diesamina sull’ultimo film di Ozpetek lungi dall’essere affrettata, fotografa in maniera chiara il tuo pensiero su un opera che ha incontrato pareri discordanti e che provengono quasi sempre dagli affezionati del regista turco, quasi la prova di un interesse di settore, marginalità dorata ma pur sempre marginalità. Ed è proprio da qui che ti rispondo, partendo dalla voglia di Ozpetek di ritrovare il contatto con il proprio pubblico, in calo rispetto alla sua ultima prova, e dal desiderio di diventare un regista “normale”, senza quell’etichetta “tematica” che io trovo umanamente ed artisticamente riduttiva a qualsiasi latitudine la si voglia applicare. A questa voglia imputo i difetti che tu hai elencato e che anche io ho notato; una pazza voglia che può contenere effetti come dici tu “poco digeribili” e che però non cancella quanto di buono viene offerto da tutto il resto. Mi riferisco soprattutto alla capacità “climatiche” del regista, a quei movimenti, emozionali e della macchina da presa che trascolorano il presente, ridisegnandolo alla luce di un passato che non si può dimenticare ma che può diventare il viatico per un futuro pieno di speranza. Un regista ecumenico, potrebbe dire qualcuno, ed ancora un normalizzatore di coscienze, appiattito su un cinema borghesemente innocuo e ripetitivo; se è vero che la “bellezza è l’eternità di un minuto” dopo aver visto “Mine Vaganti” ho la sensazione che Ozpetek sia riuscito a coglierla più di una volta nei volti dei suoi protagonisti e nell’umanità di Tommaso, bellissimo nella sua vulnerabilità, e come i precedenti archetipo di una sessualità che travalica i generi per la dose di catarsi implicità nelle dinamiche di cui si fa tramite. Con affetto.

Fabrizio ha detto...

Io sono uno di quelli che ha amato molto IL BAGNO TURCO, per diversi motivi: tematica, morbosità, ambientazione, bravura tecnica. Io sono uno di quelli che ha visto LE FATE IGNORANTI al primo spettacolo del primo giorno di programmazione tanto era l'attesa. Detto questo non posso esimermi dal prendere atto che quando Ozpetek NON ha trattato il solito tema sono stati disastri veri (Cuore sacro e Un giorno perfetto) ne consegue che sia quasi ovvio che al regista turco venga cucita addosso l'etichetta di regista tematico, visto che pare abbia girato un solo film e poi ci sia girato intorno per altri cinque. la mia disamina è "onesta" (che non significa verità assoluta), mi spiego meglio; ho riconosciuto che in quanto commedia il film è piacevole, ma ho la sensazione che ozpetek non volesse fare di Mine vaganti esclusivamente una commedia, solo che la parte drammatica trasmette poche emozioni, risulta essere asettica e viene surclassata dalla parte dedicata alla risata grassa.
Da ozpetek ci si aspetta di più che un miserabile" se ti chiamano principe del foro non è perchè sei avvocato". Strappare risate ironizzando sul peso delle bambine o grazie agli schiamazzi di checche isteriche è cosa che si addice molto di più al cinepanettone di Neri Parenti, che almeno ha l'onestà intellettuale di ammettere i limiti del suo cinema.

Anonimo ha detto...

Il film è divertente. Ho riso molto. Però come dice fabrizio il passaggio dal momento comico a quello drammatico probabilmente è troppo brusco. Secondo me la miscela tra commedia e momenti che fanno riflettere è comunque ben riuscita.Complimenti per il blog.
Salvatore S.

nickoftime ha detto...

Anche sul presunto disastro di "Cuore Sacro" avrei qualcosa da ridire...per me' e' stato un film non capito e che affronta un tema "antipatico" come quello della "spiritualita'', destinato ad allontanare il pubblico per la sua radicalita' ed anche la critica, poco avvezza (pe mancanza di strumenti) ad affrontare questo tipo di argomenti. Certo Cuore Sacro e' un film spiazzante, sofferto,non perfetto, ma la perdita' di identita' della sua protagonista rilfette in pieno lo smarrimento di una societa' che ha perso le coordinate della "condivisione", e come al solito il regista turco ci mette il cuore ed una grande attrice (Barbara Bobulova).

A proposito di "Mine Vaganti" vorrei tranquillizzare tutti sulla questione "Sedotta e abbandonata": Ozpetek ha visto sicuramente il film, mi pare anche che l'abbia dichiarato, ma ovviamente questo non sposta di un millimetro l'economia generale del film.

Fabrizio ha detto...

Cuore Sacro quale? Stiamo parlando dello stesso film? Io parlo di quello pieno di luoghi comuni, quello con il prete da passerella stile giornate della moda; quello quello con la Bobulova che novella S. francesco si spoglia in centro; quello con il barbone che invece di essere denutrito è muscoloso e sopratutto bello come Gesù; quello dove i poveri (ma belli) e i diseredati abitano delle grotte appena fuori Roma. Parliamo di quel Cuore sacro?. P.S. Cmq questa discussione ci dà la possibilità (forse un giorno lo faremo) di fare un resoconto di tutta la produzione di Ozpetek. Ora è giusto parlare esclusivamente di MINE VAGANTI.

nickoftime ha detto...

Ed infatti nell'intervento avevo detto che il film non era perfetto...tu parli di forma, io di sostanza..(era successa la stessa cosa con l'ultimo Michael Mann) inoltre se si considera la crisi spirituale della protagonista, non ci si dovrebbe stupire delle sue reazioni..ripeto e' un film difficile da sentire, appartato...e scomodo. Scorrere la filmografia di Ozpetek potra' essere interessante ma generalmente cerco di valutare i film nella loro contingenza, senza tenere conto del passato, senza fargli pesare successi o fallimenti che a questo non appartengono. Una cosa e' certa Mine vaganti ci ha dato modo di parlare di cinema, di confrontare gusti ed idee...in pratica lo scopo di questo blog...NIENTE E' VERO..TUTTO E' PERMESSO.

Massimiliano R. ha detto...

Beh, che dire, sono andato a vedere il film di Ozpetek dopo aver visto il trailer ufficiale il quale contiene soltanto gli elementi spassosi della commedia leggera.
Premetto che non ho visto ne cuore sacro, ne tanto meno, un giorno perfetto, ma questo mi è sembrato proprio che strizzasse l'occhio ad Almodovar.
Forse, un po come Saturno Contro, è un film che va rivisto qualche altra volta per riuscire a capire dove volesse andare il regista quando sposta l'attenzione sul dramma (o, melodramma).
Comunque, al di là di cosa ne pensa Fabrizio, il regista ha voluto anche fare un omaggio a Lecce e il suo calora con quella splendida fotografia della città vecchia, così solare e stupenda. Insomma, non ci ho visto soltanto la mentalità bigotta del profondo sud. Per niente.
Comunque il 15 aprile inizia il Torino LGBT Film Festival dove effettivamente si vedono film a tematica. Provate a vedere oltre Opzetek.