martedì, maggio 08, 2012

Gli infedeli

“Gli Infedeli” (Les Infedèles, 2012) di una schiera di registi (sette)
per una pellicola a episodi (sei) più un prologo prima dei titoli di
testa.
Un film studiato per essere puro intrattenimento e indagatore di vizi
e problemi maschili (e non solo). Ma tutto si rivela scombinato,
spappolato, denigratorio a rovescio, discutibile e, soprattutto,
spudoratamente (nel senso vero) col fiato molto corto. Nessun episodio
(a parte qualche rarissimo intermezzo) emana un certo gusto di cinema
sagace e riflessivo: tutto rotola al facilissimo cliché risaputo senza
mai una vera zampata, non dico d’autore, ma almeno di fini(ssima)
commedia dell’arte o di pochade irriverente. Si sente puzza di
bruciato lontano un miglio e il poco ridere di gusto è assente o
meglio neanche presente nel miglior piatto succulento del più rinomato
ristorante parigino. Qui siamo dalle parti di una bettola con cinque
stelle al contrario. Sesso e dintorni in un guazzabuglio di luoghi
comuni e di sketch (frammisti a lungaggini inutili) mal riusciti e
tristemente goffi. Poi va da sé che il meccanismo, molto telefonato,
si capisce nel prologo (mah..) e tutto resta lì: il resto robaccia di
terza categoria dove certi film cosiddetti ‘scollacciati’ fanno la
loro ‘degna’ figura e altri ad episodi sull’argomento non sembrano ma
sono capolavori (affermati). Basti pensare a “I mostri” (1963),
“Sessomatto” (1973) e “Sesso e volentieri” (1982) tutti di Dino Risi
con lo schema a episodi da molti imitato ma che nessuno è riusciuto ad
eguagliare o quantomeno ad avvicinarsi per irridere (sul serio) la
società (e non solo). Nella pellicola francese di irridente c’è solo
il titolo che non trova riscontro su feroci episodi: un susseguirsi di
un parolaio cazzeggiante (e cazzaro), di inverosimili ambienti e di
sfigati adulteri. Che imbecillità si può raggiungere nello scrivere di
un incontro tra due fuori da una famiglia inesistente: le zoccole
(libera traduzione riconoscibile) sono il meglio per le mogli di
disperati sesso-maneggiati mariti. Qualche leggera retorica (sfumata
al massimo), e senza senso, su un paio di quadretti con papà, mamma e
figlioletto che legge una poesia o che guarda distrattamente i suoi
adulti. Che pena doversi sorbire una simile idiozia filmica senza un
riso convinto e una riflessione veramente corrosiva (come sapeva fare
benissimo certa commedia nostrana e anche certa altra che non ambiva a
dare lezioni di regia ad altri). Lo scoramento è tale mentre un
episodio finisce e ne inizia un altro senza lasciare una traccia
sensibile: le sequenze da discoteca in ‘slow motion’ sono
inconcludenti, come l’incontro con gli amici della giovanissima da
portarsi a letto o addirittura poverissimo il dialogo in una camera
d’albergo tra il lui che non vede l’ora di ‘avere’ una lei qualsiasi
tra i tanti corridoi. Un vero squallore nei personaggi e in quello che
gli girano attorno. “Mi scoperei mezza Francia” o tutta vuole essere
(forse) un assioma razionale e cartesiano (controsenso-logico) per
parlare di cose alte del mondo d’oltralpe di oggi ma il segno è ben
più misero e stupido e non fa centro neanche da un centimetro di
distanza (e il punteggio totale è oltremodo basso). Una goduria di
brachedatela vedere il fondoschiena dei due ‘rampolli’ parigini che
vogliono mostrare il davanti a chi di turno si porge per toglierlo il
fastidio di un’eiaculazione precoce mentre il povero cagnolino di casa
stava trattenendo il preservativo del ‘bastardo’ di buona famiglia
che, per l’arrivo sgradevole della consorte, non vede altra altra
alternativa che buttare l’animale amico fuori dalla finestra (per
nulla far scoprire alla moglie un po’ ‘scema’). Chi sa i registi tutti
si sono sorbiti “I soliti idioti” (per il culo in mostra e le
parolacce senza tristezza) più volte o altre simili amenità per
cercare di tirar su il meglio (e anche altro) dal grande duo attoriale
(stavo dicendo i soliti che per idioti si stanno sbellicando dalle
risate…personalmente neanche una…che becera e invereconda tristezza…).
Fermo da simili episodiche idiozie si deve (per obblighi redazionali
personali..che non esistono) parlare dei due attori: Jean Dujardin
(quello premiato come miglior attore per “The Artist”) e Gilles
Lellouche che vestono parecchi personaggi con commiserevole pochezza
d’intenti mentre le altre comparse (o comparsate) danno il meglio e il
peggio (a seconda dei punti di vista). La regia multipla è fiacca e
quasi priva di struttura narrativa, Che manchi il mordente in quasi
tutto si era (forse) già capito. Tra i registi è da segnalare la
presenza dell’ultimo Oscar Michel Hazanavicius: sopravvalutato o no,
non si segnalano avvistamenti effettivi della sua presenza a questa
‘pregevole’ ultima sua opera (in grande compagnia di stile) (sic…).
Ps.: l’escursione turistica-monetaria e femmina a Las Vegas è
oltremodo risibile e degna di una pochezza strabiliante. Las Vegas val
bene una…puntata (stavo per dire altro). Alla prossima (‘speremo di
no…’).

(recensione di loz10cetkind)

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