Her
di Spike Jonze
con Joaquin Phoenix, Amy Adams, Rooney Mara
Usa, 2013
genere, drammatico
durata, 120'
Il lavoro di Theodore consiste nello scrivere lettere personali per conto di altri, compito svolto con efficacia e a tratti con partecipazione diretta. Una nuova tecnologia consente a dei sistemi operativi di avere un’intelligenza di base artificiale che rasenta quella umana, cambiando la vita di Theodore.
Spike Jonze parte da qui per costruire una pellicola ostica e complessa da rendere efficace, ma ci riesce nel migliore dei modi. Autonoma la scrittura della sceneggiatura (fin ora si era affidato all’estro geniale di Charlie Kaufman) il regista di “Essere John Malkovich” integra l’eleganza della storia d’amore con la sua natura visionaria, ed il risultato è eccezionale. La maggior parte dei dialoghi avvengono tra il protagonista e la voce del computer, dove il volto e le espressioni di Phoenix reggono in toto il peso mimico della conversazione praticamente annichilendo i contro-campi ed esaltando una prestazione attoriale da inserire nella sfera del sublime, come sublime è il lavoro che fa sulla voce Scarlett Johanson, efficace, drammatica e sensuale senza che compaia mai nel film. La costruzione drammatica è grandiosamente orchestrata e ben amalgamata anche in siparietti comici (come le scene del videogioco/ologramma). Dispiace, anche se c’era da aspettarselo, che l’interpretazione di Joaquin Phoenix sia stata per l’ennesima volta snobbata dall’Accademy.
Senza giustamente muovere critica alla società tecnologica nella quale siamo immersi, il fondere fantascienza e melodramma con così tanta naturalezza lascia spiazzati e senza parole, impossibile non commuoversi al termine di una visione così assurda quanto intima. Scevro da inutili virtuosismi o scenografie barocche Jonze rende credibile un futuro (magari nemmeno troppo lontano) in cui l’essere umano non può rinunciare all’emozione e al sentimento, regalandoci un capolavoro immenso, sicuramente tra i migliori film degli ultimi dieci anni.
di Antonio Romagnoli
di Spike Jonze
con Joaquin Phoenix, Amy Adams, Rooney Mara
Usa, 2013
genere, drammatico
durata, 120'
Il lavoro di Theodore consiste nello scrivere lettere personali per conto di altri, compito svolto con efficacia e a tratti con partecipazione diretta. Una nuova tecnologia consente a dei sistemi operativi di avere un’intelligenza di base artificiale che rasenta quella umana, cambiando la vita di Theodore.
Spike Jonze parte da qui per costruire una pellicola ostica e complessa da rendere efficace, ma ci riesce nel migliore dei modi. Autonoma la scrittura della sceneggiatura (fin ora si era affidato all’estro geniale di Charlie Kaufman) il regista di “Essere John Malkovich” integra l’eleganza della storia d’amore con la sua natura visionaria, ed il risultato è eccezionale. La maggior parte dei dialoghi avvengono tra il protagonista e la voce del computer, dove il volto e le espressioni di Phoenix reggono in toto il peso mimico della conversazione praticamente annichilendo i contro-campi ed esaltando una prestazione attoriale da inserire nella sfera del sublime, come sublime è il lavoro che fa sulla voce Scarlett Johanson, efficace, drammatica e sensuale senza che compaia mai nel film. La costruzione drammatica è grandiosamente orchestrata e ben amalgamata anche in siparietti comici (come le scene del videogioco/ologramma). Dispiace, anche se c’era da aspettarselo, che l’interpretazione di Joaquin Phoenix sia stata per l’ennesima volta snobbata dall’Accademy.
Senza giustamente muovere critica alla società tecnologica nella quale siamo immersi, il fondere fantascienza e melodramma con così tanta naturalezza lascia spiazzati e senza parole, impossibile non commuoversi al termine di una visione così assurda quanto intima. Scevro da inutili virtuosismi o scenografie barocche Jonze rende credibile un futuro (magari nemmeno troppo lontano) in cui l’essere umano non può rinunciare all’emozione e al sentimento, regalandoci un capolavoro immenso, sicuramente tra i migliori film degli ultimi dieci anni.
di Antonio Romagnoli
7 commenti:
Ho una voglia matta di vederlo, sono felice sia un bel film
Quando ho visto il film i anteprima al festival di Roma ho fatto fatica ad uscirne. Ci sarà modo di riparlarne ma intanto condivido ogni parola della recensione. Se fosse per me non ci sarebbero dubbi sul vincitore della categoria di miglior film alla prossima notte degli Oscar. Come "La vita di Adele" il film di Spike Jonze è una di quella opere che rilancia il potere fantasmagorico della settima arte. Joaquin Phoenix è qui nel suo ruolo più bello, la Johansson in quello più inedito.
non vedo l'ora di vederlo!
Bellissima recensione, non vedo l'ora di vederlo, possibilmente in inglese!
Ho visto il trailer italiano ed il doppiaggio è indecente, specialmente quello che fa Micaela Ramazzotti della Johanson.
Bellissima recensione, ma soprattutto bellissimo film ( consiglio a tutti di vederlo in lingua originale) ne vale la pena.
Per vedere questo film ho dovuto comprarlo in dvd.
L'ho trovato un film molto bello e per certi versi commovente, ma poco consequenziale e poco convincente. In effetti secondo me ci sono degli elemnti che andavano meglio evidenziati in una recensione.
La scelta dei colori, assolutamente fondamentale per distaccarsi da qualunque "marchio" attualmente in commercio. La scelta, ben evidente, di mostrare un futuro prossimo "gradevole", senza piaghe, malattie, fame, ecc. O di mostrare una fetta della popolazione che vive in maniera agiata. I problemi sono i soliti, quelli sentimentali (alla Woody Allen, quasi). Il personaggio di Phoenix pare uno Charlot contemporaneo.
ma quello che proprio non mi ha convinta, ragazzi, è stata la storia d'amore. Diavolo, non sono sentimenti di due persone innamorate, quelli. Sono artificiosi, manierati, da pubblico di nicchia. Samantha, poi, per la sua natura, evolve velocissimamente, non si potrebbe nenach definire "amore" quanto "esperienza". E lui pareva averne bisogno a tratti. Insomma, davvero poco convincente la "love story".
Il doppiaggio è sembrato "strano", fuori posto, anche a me, per quanto Ramazzotti sia stata apprezzabile. Ovviamente il film l'ho dovuto rivedere in originale (i pregi del dvd).
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