domenica, settembre 07, 2014

FRANCES HA

Frances Ha
di Noah Baumbach
con Greta Gerwig, Adam Driver
Usa, 2012
genere, commedia
durata, 86'  

Se non fosse cinema potrebbe essere la striscia di un fumetto. Gli indizzi ci sono tutti, a cominciare dal bianco e nero stilizzato e demodè della fotografia, alla costruzione narrativa che procede secondo i capitoli di un libro immaginario, con indirizzo e numero civico che aggiornano lo spettatore sulle dislocazioni metropolitane della protagonista, alla dimensione, colloquiale e solipsistica che rasenta lo straniamento del consumatore di comics. "Frances Ha" è, nei fatti, un immersione totale nelle idiosincrasie  e nella stravaganze di un personaggio, la coreografa e aspirante ballerina Frances Ha, impegnato a trovare il proprio posto nel mondo, fronteggiando una serie di vicissitudini di ordine pratico e morale, che iniziano con la ricerca di un alloggio adeguato alle scarse possibilità finanziarie, e continuano nel tormentato rapporto con l'amica del cuore, da cui si sente tradita dopo la decisione di lei di andare a vivere con il proprio fidanzato. Ma il film è anche l'atto d'amore nei confronti di una città, New York, privilegiata nella visibilità di sequenze effettuate preferibilmente in campo lungo, e del suo stile di vita, rappresentato dalle usanze di una borghesia intellettuale  e radical chic che utilizza il verbo, e le sue derivazioni, come feticcio per esorcizzare il male di vivere.


Diretto da Noah Baumbach, sceneggiatore della storia insieme a Greta Gerwig protagonista del film in veste di attrice principale, "Frances Ha" ripropone in larga parte le caratteristiche di un cinema che si affida alla brillantezza dei dialoghi e alle psicologia delle sue caratterizzazioni, per analizzare tematiche riferite alla complessità di rapporti che, quasi sempre, entrano in conflitto con la crescita personale del protagonista. Da questo punto di vista la contaggiosa empatia della ragazza, pronta a lanciarsi in improvvisati balletti, e in continua peregrinazione per i quartieri della città, rappresenta uno scarto rispetto al resto della filmografia del regista. Fraces infatti, a differenza di altre figure disfunzionali create da Baumbach, agisce senza nessun filtro, trasformando le proprie nevrosi nel manifesto di una liberazione che le permette di far collimare aspirazioni e necessità di ordine pratico. Ma il film è anche l'omaggio a Greta Gerwig, e a un personaggio che, nell'affermazione di alterità rispetto a una vita sentimentale conforme alla norma ("infidanzabile" come Frances si definisce più volte), e nel velato femminismo lasciato intravedere dalla lealtà all'amica di sempre, si propone come la Annie Hall del nuovo millennio.
(icinemaniaci.blogspot.com)

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