di Hossein Amini
con Viggo Mortensen, Oscar Isaac, Kirsten Dunst
Gran Bretagna, Usa, Francia, 2014
durata, 97'
In "The Sheltering Sky", il romanzo di Paul Bowles portato sullo schermo da Bernardo Bertolucci con il titolo "Il the nel deserto" la storia di un uomo e una donna in fuga da se stessi e dal proprio paese diventava la metafora di una trasformazione radicale e definitva che interessava la realtà ma anche l'anima di quei personaggi. In quel caso il viaggio di Port e Kit, pur mantendendo intatte le caratteristiche di fascino ed esotismo derivate dal contatto con un mondo sconosciuto e lontano si definiva soprattutto attraverso la prevalenza della dimensione esistenziale dei protagonisti, chiamati a incarnare lo smarrimento di un'umanità che stava per lasciare il passo alla follia delle persecuzioni e della guerra. Un percorso narrativo che in parte segue anche Hossein Amini, quando, portando sullo schermo il romanzo di Patricia Highsmith "Le due facce di Gennaio", ci racconta la storia di una coppia di belli e dannati costretti a fare i conti con le ostilità di un destino che si presenta sotto le forme poliziesche dell’investigatore privato che ha scoperto le attività truffaldine di Chester MacFarland, costretto alla fuga per evitare di finire nelle mani della polizia. Ad accompagnarne il tentativo di depistaggio la moglie Colette, bella e disinvolta, e Raydall Keener, studente americano, ambiguo e spregiudicato che decide di aiutarli a scappare dalle grinfie dei loro inseguitori.
Una
similitudine,
quella con il libro dello scrittore americano, che nel film di Amini
si deve
confrontare con la volontà del regista di trasformare i deragliamenti
psicologici dei personaggi, e le loro sotterranee ossessioni, in un
gioco di specchi che
alimenta inganni e seduzioni. Così, se lo scenario principale è
sicuramente criminale, "I due volti di gennaio" sulla scia di un film
come "Il talento di Mr Rypley" - anch'esso derivato da un romanzo della
Highsmith - mette in moto una dialettica in cui eros e thanatos si danno
continuamente il cambio, spostando il
film dal giallo al melò a
secondo dei momenti. In questo modo il film di Hosseini, pur nei limiti
di una sceneggiatura che non riesce a tenere testa ai cambi d'umore dei
suoi personaggi, rimanendo il più delle volte sulla superficie delle
loro personalità, riesce a mettere in campo una varietà di toni ed una
serie di colpi di scena che riescono a tenere desta l'attenzione dello
spettatore.
A salire in cattedra sono soprattutto gli attori maschili, Viggo Mortensen e Oscar Isaac (Inside Llewyn Davis) , a cui spetta il compito più difficile, e cioè quello di mettere in scena l'alternarsi di attrazione e repulsione che caratterizza il loro rapporto. Certamente siamo lontani dalle pulsioni omo erotiche di “Ripley”, ma ciò non toglie che anche qui come nel film di Minghella, molto si debba alla particolarità del sodalizio maschile. Tenendo conto che la fine è meno nota di quello che si può prevedere, e che almeno un paio di cambi di direzione possono prendere in contropiede, arriviamo a dire che “I due volti di Gennaio” finisce per farsi perdonare la poca credibilità di alcuni snodi narrativi.
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