One on One
di Kim ki Duk
con Dong-seok Ma, Young-min Kim, Yi-Kyeong Lee, Dong- in Jo
Corea del Sud
anno, 2014
genere, drammatico
durata, 122'
Dopo la pausa coincisa con una lunga crisi creativa ed esistenziale, Kim ki Duk sembra tornato quello di sempre. Dalla vittoria del leone d'oro (Pietà) infatti, il regista coreano ha ripreso a girare con i ritmi che gli sono piu congeniali, realizzando tre film in altrettanti anni. Una vitalità che ha preso in contropiede i nostri distributori, capaci di reagire con un'uscita casuale e frettolosa, organizzata proprio a ridosso di quel festival che aveva rilanciato le ambizioni del regista. Certo “One On One”, come tutte le opere di questa nuova fase del cineasta coreano è, per i tempi che corrono, un film “impresentabile”, non tanto per la durezza dei suoi contenuti, ne per il fatto di presentarsi senza l’appeal di una star cinematografica.
Il peccato originale di Duk è quello di attenersi a un copione in cui il sangue e la violenza non sono esibiti ma solo necessari. Nel suo ultimo lavoro, a scatenare il caos è l’uccisione, senza apparente motivo, di una giovane ragazza. A contendersi la partita gli assassini della donna, agenti di un agenzia governativa, e il gruppo paramilitare che si assume il compito di restituire il maltolto, obbligando i criminali a confessare il delitto tra torture d’ogni genere.
Coerente con le caratteristiche di un cinema cha ha perso sensualità e afflato mistico in favore di una rappresentazione materialistica e metropolitana, Duk chiude ogni possibilità di fuga ai suoi personaggi, con riprese che sembrano imprigionarli dentro il campo filmico, e con immagini che, escludendo qualsiasi apertura ad alternative paesaggistiche che non siano quelle degli interni in cui si svolge la vicenda, soffocano qualsiasi illusione di felicità . Di fronte a un’ esistenza aberrante (la morte della ragazza rimarrà senza un perchè) e a una società ingiusta, il pessimismo di Duk da vita a un teatro dell’assurdo dove gli uomini sono ridotti a fantasmi ( tutti i personaggi vivono sotto mentite spoglie) e in cui, paradossalmente - per la peculiarità di “Moebius” che invece era praticamente muto- l’unica parvenza di umanità è lasciata alla parola, e al grido di sofferenza di cui essa si fa paladina. Tra percosse fisiche e verbali, il nichilismo di “One On One” ha un solo difetto: quello di farsi irretire dalla sua stessa negatività, con la brutalità attraverso cui si rapportano i personaggi che finisce per saturare ogni altra possibilità di variazione narrativa . La drammaturgia del film ne risente. Ripetitività e manierismo sono dietro la porta.
di Kim ki Duk
con Dong-seok Ma, Young-min Kim, Yi-Kyeong Lee, Dong-
Corea del Sud
anno, 2014
genere, drammatico
durata, 122'
Dopo la pausa coincisa con una lunga crisi creativa ed esistenziale, Kim ki Duk sembra tornato quello di sempre. Dalla vittoria del leone d'oro (Pietà) infatti, il regista coreano ha ripreso a girare con i ritmi che gli sono piu congeniali, realizzando tre film in altrettanti anni. Una vitalità che ha preso in contropiede i nostri distributori, capaci di reagire con un'uscita casuale e frettolosa, organizzata proprio a ridosso di quel festival che aveva rilanciato le ambizioni del regista. Certo “One On One”, come tutte le opere di questa nuova fase del cineasta coreano è, per i tempi che corrono, un film “impresentabile”, non tanto per la durezza dei suoi contenuti, ne per il fatto di presentarsi senza l’appeal di una star cinematografica.
Il peccato originale di Duk è quello di attenersi a un copione in cui il sangue e la violenza non sono esibiti ma solo necessari. Nel suo ultimo lavoro, a scatenare il caos è l’uccisione, senza apparente motivo, di una giovane ragazza. A contendersi la partita gli assassini della donna, agenti di un agenzia governativa, e il gruppo paramilitare che si assume il compito di restituire il maltolto, obbligando i criminali a confessare il delitto tra torture d’ogni genere.
Coerente con le caratteristiche di un cinema cha ha perso sensualità e afflato mistico in favore di una rappresentazione materialistica e metropolitana, Duk chiude ogni possibilità di fuga ai suoi personaggi, con riprese che sembrano imprigionarli dentro il campo filmico, e con immagini che, escludendo qualsiasi apertura ad alternative paesaggistiche che non siano quelle degli interni in cui si svolge la vicenda, soffocano qualsiasi illusione di felicità . Di fronte a un’ esistenza aberrante (la morte della ragazza rimarrà senza un perchè) e a una società ingiusta, il pessimismo di Duk da vita a un teatro dell’assurdo dove gli uomini sono ridotti a fantasmi ( tutti i personaggi vivono sotto mentite spoglie) e in cui, paradossalmente - per la peculiarità di “Moebius” che invece era praticamente muto- l’unica parvenza di umanità è lasciata alla parola, e al grido di sofferenza di cui essa si fa paladina. Tra percosse fisiche e verbali, il nichilismo di “One On One” ha un solo difetto: quello di farsi irretire dalla sua stessa negatività, con la brutalità attraverso cui si rapportano i personaggi che finisce per saturare ogni altra possibilità di variazione narrativa . La drammaturgia del film ne risente. Ripetitività e manierismo sono dietro la porta.
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