Il primo è "Pasolini" di Abel Ferrara, in predicato di figurare nel concorso veneziano ed interpretato da William Defoe, il secondo, poco pubblicizzato ma non meno interessante è invece "Pasolini, la verità nascosta" di Federico Bruno, con Massimo Ranieri nella parte del protagonista. In attesa di verificarne i risultati, sappiamo già che entrambe le storie si focalizzano sugli ultimi giorni di Pasolini, con Ferrara che ha puntato tutto su un ritratto intimista e introspettivo, in cui la realtà si alterna con una forte componente onirica, mentre Bruno sembra aver scelto un impostazione culturale e letteraria , con la stesura di Petrolio, il libro dello "scandalo" (Petrolio, rimasto incompiuto) a fare da trait union tra il pubblico e il privato dell'artista.
A confortare l'appassionato sulla giustezza dell'approcio riservato a una figura cosi importante e problematica ci sono almeno due cose: la carriera cinematografica di Ferrara, da sempre refrattario a qualsiasi compromesso, e abituato nel bene e nel male a far prevalere il suo punto di vista (vedasi l'ultimo "Welcome to New York, sul caso di Strauss Khann), e, a seguire, la serietà professionale degli attori coinvolti, che nel caso di Ranieri servirà anche ad aumentare l'attenzione nei confronti di un lavoro meno reclamizzato di quello firmato dal regista americano. A metterlo in guardia invece, il rischio di un maledettismo che nel caso di Pasolini rischia di togliere spazio all'analisi e all'approfondimento. Di una cosa siamo però sicuri, e cioè che le polemiche non mancheranno. Prepariamoci dunque alla tenzone, e nell'attesa magari buttiamo un occhio a qualcuno dei capolavori Pasoliniani. Sarà un modo per non lasciarsi incantare dai soliti venditori di parole.
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