O Ornitologo
di Joao Pedro Rodriguez
Paul Hamy, Xelo Cagiao, Joao Pedro Rodriguez
Portogallo, 2016
genere, drammatico
durata,
Il sodalizio tra il cinema portoghese e il festival di Locarno non è cosa recente, basti pensare all'importanza che ha avuto la kermesse svizzera per un regista come Pedro Costa ("Cavalho dineiro"), il cui lavoro ha trovato proprio nell'evento ticinese apprezzamenti e successo. L'edizione di quest'anno conferma la tendenza presentando ben due film lusitani nel concorso principale: del primo, "Correspondencias" avevamo parlato a margine della sua presentazione avvenuta nella giornata d'apertura della manifestazione, il secondo invece merita un attenzione particolare perché a dirigerlo è quel Joao Pedro Rodriguez che avevamo avuto modo di applaudire non più tardi di quattro anni fa sempre in questa sede con lo splendido "A Última Vez Que Vi Macau". Il suo nuovo lavoro si offre al pubblico con un'estetica totalmente diversa dal precedente perché "O Ornitologo" nell'iperrealismo dei colori e nell'uso di inquadrature a schermo panoramico sembra voler prendere le distanze dalla voglia di sperimentare e dalle stravaganze narrative del lungometraggio del 2012 a favore di una storia apparentemente lineare nella quale l'armonia tra uomo e natura si concretizza nello stile contemplativo e nella composizione classica delle scene che ci danno modo di seguire il protagonista intento a osservare e a catalogare i comportamenti di alcuni specie di volatili.
Diversamente, come spesso succede nelle storie del regista portoghese la realtà è sempre in agguato e l'esistenza delle persone continuamente minacciata dall'incontro con l'altro. "O Ornitologo" non sfugge alla regola perché a causa delle rapide del fiume che lo costringono a un drammatico fuori bordo l'uomo intraprende una sorta di viaggio dantesco all'interno della foresta scandito da una serie di tappe di iniziazione (al sesso, alla vita, alla morte e alla resurrezione) che nel bene e nel male ne ridefiniscano gli orizzonti esistenziali. Strutturato come una sorta di cortocircuito culturale per la commistione di riferimenti alti e bassi che vanno dalla pittura del Caravaggio - citato nella plasticità della posa che ritrae il protagonista nudo e legato alla maniera del San Sebastiano ripreso nel film che Derek Jarman ha dedicato al genio lombardo - al genere western, che il regista - per sua stessa ammissione - ha utilizzato per conferire una precisa fisionomia al film, "O Ornitologo" si ispira ad un episodio della vita di Sant' Antonio, portoghese di nascita e italiano d'adozione, la cui vita è presa in prestito ed opportunamente trasfigurata nella versione pagana e mitologica pensata da Rodriguez. Peccato che alla resa dei conti la fantasia del regista non riesca a trattenersi e l'abbondanza di onirismo e la volontà di alzare il tiro (ci riferiamo alla sequenza delle amazzoni che parlano in latino) prendano il sopravvento sulla narrazione, pasticciando quello che fin li era stata un' esperienza cinematografica fuori dal comune.
di Joao Pedro Rodriguez
Paul Hamy, Xelo Cagiao, Joao Pedro Rodriguez
Portogallo, 2016
genere, drammatico
durata,
Il sodalizio tra il cinema portoghese e il festival di Locarno non è cosa recente, basti pensare all'importanza che ha avuto la kermesse svizzera per un regista come Pedro Costa ("Cavalho dineiro"), il cui lavoro ha trovato proprio nell'evento ticinese apprezzamenti e successo. L'edizione di quest'anno conferma la tendenza presentando ben due film lusitani nel concorso principale: del primo, "Correspondencias" avevamo parlato a margine della sua presentazione avvenuta nella giornata d'apertura della manifestazione, il secondo invece merita un attenzione particolare perché a dirigerlo è quel Joao Pedro Rodriguez che avevamo avuto modo di applaudire non più tardi di quattro anni fa sempre in questa sede con lo splendido "A Última Vez Que Vi Macau". Il suo nuovo lavoro si offre al pubblico con un'estetica totalmente diversa dal precedente perché "O Ornitologo" nell'iperrealismo dei colori e nell'uso di inquadrature a schermo panoramico sembra voler prendere le distanze dalla voglia di sperimentare e dalle stravaganze narrative del lungometraggio del 2012 a favore di una storia apparentemente lineare nella quale l'armonia tra uomo e natura si concretizza nello stile contemplativo e nella composizione classica delle scene che ci danno modo di seguire il protagonista intento a osservare e a catalogare i comportamenti di alcuni specie di volatili.
Diversamente, come spesso succede nelle storie del regista portoghese la realtà è sempre in agguato e l'esistenza delle persone continuamente minacciata dall'incontro con l'altro. "O Ornitologo" non sfugge alla regola perché a causa delle rapide del fiume che lo costringono a un drammatico fuori bordo l'uomo intraprende una sorta di viaggio dantesco all'interno della foresta scandito da una serie di tappe di iniziazione (al sesso, alla vita, alla morte e alla resurrezione) che nel bene e nel male ne ridefiniscano gli orizzonti esistenziali. Strutturato come una sorta di cortocircuito culturale per la commistione di riferimenti alti e bassi che vanno dalla pittura del Caravaggio - citato nella plasticità della posa che ritrae il protagonista nudo e legato alla maniera del San Sebastiano ripreso nel film che Derek Jarman ha dedicato al genio lombardo - al genere western, che il regista - per sua stessa ammissione - ha utilizzato per conferire una precisa fisionomia al film, "O Ornitologo" si ispira ad un episodio della vita di Sant' Antonio, portoghese di nascita e italiano d'adozione, la cui vita è presa in prestito ed opportunamente trasfigurata nella versione pagana e mitologica pensata da Rodriguez. Peccato che alla resa dei conti la fantasia del regista non riesca a trattenersi e l'abbondanza di onirismo e la volontà di alzare il tiro (ci riferiamo alla sequenza delle amazzoni che parlano in latino) prendano il sopravvento sulla narrazione, pasticciando quello che fin li era stata un' esperienza cinematografica fuori dal comune.
pubblicata su ondacinema.it/speciale 69 festival di Locarno
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