I Wish (Kiseki)
di Hirokazu Kore-eda
con Kôki
Maeda, Ohshirô Maeda, Hiroshi Abe, Isao Hashizume
Giappone, 2011
genere, commedia
drammatica
durata, 128’
Due fratelli
sono separati in città diverse a causa del divorzio dei genitori: il maggiore,
il dodicenne Koichi, vive con la madre e i nonni, mentre il minore Ryunosuke è
in affido al giovane padre musicista spiantato.
Koichi è
preso dalla quotidianità della sua vita scolastica, dal rapporto amorevole e
complice con il nonno, bambino cresciuto in fretta, preoccupato dal vicino
vulcano alla città che erutta fumo e polvere in continuazione. Le sue giornate
passano con in compagnia con due amici e con le telefonate quotidiane con il
fratello, a cui è molto legato e i colloqui piene di facezie infantili rendono
più sopportabile a Koichi la lontananza dall’amato fratello.
Un giorno
scopre che se si vede il treno superveloce e si esprime un desiderio potrebbe
avverarsi durante il suo passaggio. Insieme ai due amici, con l’aiuto del
nonno, organizza una fuga con il fratello e i suoi amici per raggiungere il
tratto più vicino dove passa il treno.
Dopo una
prima parte descrittiva, con un montaggio parallelo (dove le sequenze in cui è
protagonista Koichi sono più frequenti) per seguire i desideri e le aspirazioni
di tutti i ragazzini, Kore-eda mette in scena una seconda parte più dinamica
narrando il viaggio iniziatico del gruppo di amici e dei due fratelli: chi
vuole diventare attrice; chi vuol correre più veloce; chi vuole disegnare
meglio; chi desidera che il piccolo cane morto (che si porta dietro in uno
zainetto) ritorni in vita; ma soprattutto i due fratelli che desiderano che la
loro famiglia si riunisca.
Diretto con
un taglio leggero ed epifanico, il regista giapponese con il suo ottavo film
sembra ripercorrere le vicende di “Nobody Knows”, dove lì quattro fratelli
dovevano sopravvivere dopo l’abbandono da parte della madre. “I wish” diventa
il contraltare positivo dell’opera precedente, anche questo con la macchina da
presa al livello dello sguardo dei bambini. Kore-eda affronta i temi a lui
cari: il senso di abbandono, la speranza, la famiglia “interrotta”, il
difficile rapporto con la figura paterna, il senso della morte (qui
rappresentata dal cagnolino nello zaino, in “Nobody Knows” della sorellina
nella valigia), la speranza in un futuro migliore e la ricerca di risposte alle
domande della vita. Tutti temi ricorrenti nella cinematografia di Hirokazu
Kpre-eda che ne determinano la cifra stilistica e il respiro drammaturgico
originale, anche se in “I wish” rimane ancorato in un’area di conforto e di
sicurezza senza mai staccarsi veramente da terra (come nei capolavori “After
Life”, “Air Doll” e “Father and Son”).
Certo, anche
qui assistiamo a un rito di passaggio, una sorta di prima linea d’ombra dall’infanzia
a una certa presa di coscienza di entrata in un mondo adulto. E il vulcano
diventa una metafora geografica e fisica del subbuglio interiore di Koichi che
non si spiega come si possa vivere vicino a un vulcano, mentre nella realtà
bisogna fare i conti con le difficoltà che la vita ti presenta davanti e il
nonno giustamente gli dice che “il vulcano è vivo”, quindi il subbuglio, la
sofferenza, le difficoltà da affrontare e superare non sono altro che elementi
di una vita vissuta. E del resto, nella scena finale, dopo il ritorno a casa di
Koichi e aver salutato amici e fratello, si sporge sul balcone osservando il
vulcano fumante. Si bagna l’indice con la saliva e lo alza in aria e proclama: “Oggi
la polvere non cadrà”. Un punto a suo favore. E “I Wish” (Io spero) diventa il
credo di questo bambino che si avvia verso l’età adulta.
Antonio Pettierre
“Rassegna Hirokazu
Kore-eda”, Fondazione Cineteca Italiana, Spazio Oberdan, Sala Alda Merini a
Milano fino all’11 agosto 2016 http://oberdan.cinetecamilano. it/eventi/hirokazu-kore-eda/
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