sabato, giugno 01, 2019

INVISIBILI: DREAMS BY THE SEA

Dreams by the sea
di, Sakaris Stórá
con: Juliett Nattestad, Helena He∂insdottir
Fær Øer, Dan 2017
genere, drammatico
durata, 80'

The meaning of existence
can be supplied by living
in a wide reality
Stereolab -

La rabbia è giovane per definizione. In particolare, non conosce latitudini, né separazioni di etnia o di censo. Non sorprende, allora, ritrovare le medesime pulsioni, gli stessi disincanti, le numerose e sovrapponibili irrequietezze, su una minuscola crosta di terra persa da qualche parte nell'Atlantico del Nord (trattasi, presumibilmente, di un’isola dell'arcipelago danese delle Fær Øer), cucite addosso a mo’ di seconda pelle a due adolescenti diverse ma complementari. Da un lato Ester, ragazzina giudiziosa, in apparenza adagiata sulla esecuzione degli edificanti dettami genitoriali; dall’altro Ragna, pressoché coetanea, solitaria e scostante, dedita, al tempo, alla cura del fratello minore, alla gestione di un minuscolo diner e al tentativo di recupero di una madre avvezza all'alcool e alle amicizie occasionali. Il quasi inevitabile incontro tra loro, in un contesto tanto limitato ed essenziale, segnerà le tappe delle rispettive formazioni alla vita attraverso l'emergere doloroso di quella tensione ribelle che spinge a non cedere alle lusinghe del cinismo e della rassegnazione.

Girato nei luoghi autentici delle vicende, "Dreams by the sea" si avvale, per ovvia e immediata prossimità, del fascino astratto e primordiale dei paesaggi epicorici, imprevedibili nella loro aspra mutevolezza eppure come impassibili, capaci, in virtù di questa antinomia irriducibile, di imprimersi a fondo nell’intimo e nei gesti delle persone che li abitano, al punto di influenzarne stati d’animo e scelte. Non a caso Ester e Ragna raccolgono i frutti dei rispettivi monotoni affanni privati e dei fugaci attimi di esaltazione di fronte all'immensità fredda dell'Oceano stringendosi l’un l'altra e urlando a pieni polmoni il proprio dissenso verso un mondo che, contrariamente a quello degli uomini, forse ne serberà almeno l'eco a titolo di monito futuro.

D’altro canto, la struttura del film asseconda con diligente applicazione una scarna e lineare consequenzialità che alterna scene di raccordo in piani di media ampiezza a ripetute inquadrature strette, indagatrici delle sfumature emotive delle protagoniste, recuperando parte della propria prevedibile scansione narrativa e meccanicità di snodi nell'adesione nervosa dei corpi e dei volti di Ester e Ragna a un destino di solitudine e privazione che solo il tempo e la proverbiale costanza femminile saprà volgere in un più equilibrato e promettente braccio di ferro.
TFK

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