lunedì, settembre 16, 2019

STRANGE BUT TRUE

Strange but true
di Rown Athale
con Nick Robinson, Amy Ryan, Margaret Qualley
USA, 2019
genere, thriller
durata, 96'




Mai titolo fu più esplicativo.cLa pellicola di Rowan Athale è un misto tra il giallo e il thriller con una punta di soprannaturale, almeno inizialmente. La storia si apre in medias res con il protagonista, Philipp Chase, probabilmente inseguito da qualcuno, che sta tentando di nascondersi in un bosco.
Si torna poi a due giorni prima e veniamo introdotti all’interno della famiglia Chase, composta da Charlene, separatasi dal padre dei suoi due figli e suo ex marito Richard, risposatosi con un’altra donna e Philipp. Purtroppo il quarto membro della famiglia, il primogenito Ronnie, non c’è più perché morto in un incidente stradale, del quale, a piccoli passi, scopriamo sempre più dettagli. Philipp, con una gamba infortunata, e la madre ricevono, però, la visita inaspettata di Melissa, la fidanzata di Ronnie, fino al momento della sua morte. Questa le rivela che, a distanza di cinque anni, dalla perdita dell’amore della sua vita è in dolce attesa, proprio di Ronnie. Charlene, incredula, reagisce alla notizia cacciando la ragazza di casa. Philipp, invece, cerca di trovare una soluzione, instillando dubbi nella madre che inizia a fare delle spasmodiche ricerche, contattando anche l’ex marito. Nel frattempo veniamo catapultati nella vita di Melissa che vive accanto a un’anziana coppia che tenta, per quanto possibile, di prendersi cura della giovane con, indubbiamente, alcuni problemi, tanto da essere arrivata a rivolgersi a una sensitiva.
Tra punti interrogativi e misteri continui la vicenda prosegue e si fa sempre più intricata, arrivando ad incastrare tutti i pezzi del puzzle. Una conclusione, però, forse un po’ troppo affrettata, data la quantità di “carne sul fuoco” proposta dalla pellicola.
La storia, adattamento dell’omonimo romanzo, parte molto bene e sembra promettere grande adrenalina che, però, arriva solo in alcuni frangenti con il susseguirsi di stacchi continui e bui.
Alcune scelte un po’ troppo irrealistiche per un film del genere dove ad emergere molto di più rispetto a tutto il resto è sicuramente Margaret Qualley. Il suo modo di rappresentare un personaggio così complesso e rendere alla perfezione tutte le sue sfaccettature conferisce alla pellicola il giusto tono, sottolineato anche dal fatto che sia proprio sua la voice over che apre e chiude il film, quasi a darne una morale.
Veronica Ranocchi


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