Galveston
di
Mélanie Laurent
con
Ben Foster, Elle Fanning, Jeffrey Grover
USA,
2018
genere:
azione, drammatico, thriller
durata:
91’
Adattamento
dell’omonimo romanzo di Nic Pizzolatto, “Galveston” è l’ennesima prova dietro
la macchina da presa dell’attrice, cantante e, appunto, regista Mélanie
Laurent.
La
storia è un thriller che vede protagonisti Ben Foster e Elle Fanning al centro
di una serie di eventi che li porteranno continuamente a fuggire.
Roy
è un criminale al quale, fin dall’inizio del film, viene diagnosticato un
cancro ai polmoni. Purtroppo per lui i guai non finiscono qui perché deve
affrontare il suo capo che adesso sta con la sua ex fidanzata e che gli tende
un’imboscata. Miracolosamente Roy sopravvive, riuscendo anche a salvare Rocky,
una giovanissima adolescente con alle spalle un passato tutt’altro che
semplice. I due partono, quindi, diretti a Galveston anche se si fermano prima
a casa della ragazza, dove lei spara al suo patrigno e porta con sé la sua
sorellina per proteggerla e averla sempre al suo fianco. Roy è inizialmente
restio, ma poi si convince e si ferma con le ragazze in un motel, iniziando a
poco a poco ad affezionarsi ad entrambe. Ma non tutto andrà come previsto e Roy
dovrà fare i conti con la nuda e crude realtà.
Un
thriller dalle tinte cupe, come suggeriscono i colori utilizzati in post
produzione che rabbuiano ogni scena e anche ogni personaggio. Sia Roy che Rocky
hanno paura e sono restii a confrontarsi con la realtà che li circonda. Ognuno
tenta in qualche modo di nascondersi agli altri e a se stesso per paura che una
propria esposizione possa nuocere. E così si vengono a creare una serie di
maschere che non permettono né ai personaggi stessi né allo spettatore di comprendere
veramente chi si ha di fronte. Tutto rimane in un misterioso limbo. Solo in
pochi frangenti si riesce a capire la vera natura dei protagonisti. E questi
momenti coincidono con quelli in cui si mostrano vulnerabili e tolgono, almeno
temporaneamente, la maschera.
La
netta contrapposizione tra i due protagonisti è una delle tematiche
fondamentali attorno alla quale ruota l’intera vicenda. Se Roy è un quarantenne
che sta combattendo tra la vita e la morte e, nonostante i suoi trascorsi,
cerca di vivere al 100% ogni momento perché consapevole che potrebbe essere
l’ultimo, Rocky è una giovanissima ragazza che ha naturalmente esigenze e
visioni della vita diverse e contrapposto. Anche se il passato e le vicende
vissute da Rocky l’hanno segnata nel profondo e l’hanno portata a compiere
determinate scelte che qualsiasi sua coetanea non avrebbe compiuto, si tratta
comunque di una diciannovenne alla quale è stato tolto tutto e che non può
vedere la vita, se non per certi aspetti, allo stesso modo di Roy.
Un
thriller on the road che, come sempre succede in questi casi, sfrutta il
viaggio fisico compiuto dai personaggi per mostrare un viaggio metaforico che i
due compiono, nel bene e nel male e che li cambia radicalmente. Questo,
infatti, è uno dei punti deboli del film che si limita a mostrare qualcosa di
già visto e a raccontarlo più o meno con la stessa modalità adottata da altri
prima di Mélanie Laurent. “Galveston” non è altro che un racconto già visto e
già sviscerato, che non aggiunge niente di nuovo al genere se non l’unione e la
contrapposizione tra due personaggi diversi che appartengono a momenti diversi,
ma che sono comunque accomunati da qualcosa.
Un
thriller drammatico con risvolti tutt’altro che nuovi e con momenti di stallo e
di silenzio che sembrano immobilizzare l’intera narrazione e non solo i
personaggi che ne fanno parte.
Veronica Ranocchi
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