All Day and a Night
di Joe Robert Cole
con Ashton Sanders, Jeffrey Wright, Regina Taylor
USA, 2020
durata, 121'
Il piano sequenza che accompagna il protagonista a uno dei tanti faccia a faccia a cui ci ha abituato il racconto della sua esistenza sembra il riassunto dei terribili fatti da poco occorsi a Minneapolis. La sua perdita d’innocenza, infatti, e l’impossibilità di tornare sui propri passi mancando l’ultima occasione per sfuggire a una tragedia annunciata, è qui sintetizzata da una corsa in bicicletta e dall’improvviso cambio di direzione che lo svincola da dei bambini giunti nei pressi, come a volerlo dissuadere da drammatici propositi. Nell'essere diretto da un regista e sceneggiatore (oltre a questo autore anche di "Black Panther") come Joe Robert Cole, a conoscenza dei fatti per motivi di appartenenza e per necessità legate al suo mestiere, "All Day And A night" s'inserisce nella leva più recente del cinema afroamericano facendo proprie le esperienze di registi come Ryan Coogler ("Prossima Fermata Fruitvale Station") e Barry Jenkins ("Moonlight", "Se la strada potesse parlare") i quali, pur non rinunciando a uno sguardo militante rispetto alle questioni interne alla propria comunità, hanno riflettuto sull'opportunità di mediare tra l'efficacia della denuncia e la necessità di non restare confinati in un ambito antagonista ma marginale, aprendosi infine a un pubblico più ampio di quello di riferimento.
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Cosciente, come molti, che il problema si possa risolvere solo a partire dalle persone iniziando a fare un mea culpa circa la propria condotta, evitando di giudicare quella altrui, Cole finisce per descrivere una guerra civile tra consimili, combattuta all'interno del ghetto e contro i propri fratelli. La precisione sociologica con cui "All Day And A Night" ricostruisce i fatti (ad esempio, quello di rappresentare il carcere come una sorta di estensione del quartiere, luogo di ritrovo di padri e figli intenti a scontare le rispettive pene) fa il paio con la volontà del regista di empatizzare con il protagonista, avvicinandolo al pubblico attraverso l'espediente della voce fuori campo, necessaria laddove le personali confessioni e le considerazioni sugli eventi della propria vita diventano espressione di una complicità problematica ma sincera.
Tra i film usciti su Netflix in tempi di lockdown, questo è senza dubbio uno dei migliori.
Carlo Cerofolini
(pubblicato su ondacinema.it)
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