giovedì, settembre 03, 2020

QUATTRO VITE

Quattro vite

di Arnaud des Pallières

con Adèle Haenel, Adèle Exarchopoulos, Sergi López

Francia, 2020

genere: drammatico

durata: 117’

Come ci suggerisce il titolo, il film di Arnaud des Pallières “Quattro vite” regala non uno, ma ben quattro spaccati della vita di una stessa persona.

Renée è un’insegnante di una scuola elementare che vorrebbe costruire una famiglia insieme al fidanzato. Un giorno, però, fa la sua improvvisa comparsa Tara che, appena uscita di prigione, esige dei soldi dalla protagonista perché complice in una rapina avvenuta sette anni prima. Da questo evento cominceranno a susseguirsi alcuni avvenimenti a catena che faranno “viaggiare nel tempo” la donna mostrando allo spettatore varie fasi della sua vita.

In realtà quelle che vediamo sullo schermo sono quattro donne diverse, per aspetto, nome ed età, ma, alla fine dei conti, rappresentano la stessa persona. E cercano di mostrare il modo in cui la stessa persona può decidere di affrontare una determinata situazione.

Si tratta di un interessante esperimento attraverso il quale cercare di sviscerare più che la persona stessa, le specifiche azioni e scelte compiute da questa. Quante volte ci siamo domandati se una determinata decisione avrebbe potuto influenzare un’azione futura e in che modo? Ecco, il film di Des Pallières cerca di mostrare concretamente questo aspetto, cioè come il passato può influenzare in modo diverso il futuro di una persona dando vita a diverse sfaccettature.

Ciò che si evince, però, dai comportamenti della protagonista è che lei sembra costantemente opporsi alla realtà che la circonda, quasi come se fosse costringente e la vincolasse a comportarsi sempre in un determinato modo piuttosto che in un altro. Concentrato sulla visione della specifica donna in quel determinato momento, lo spettatore si perde momentaneamente nel vortice di avvenimenti e di emozioni, sempre forti ed all’ennesima potenza, nei quali è spesso costretta a tuffarsi la donna.

Un viaggio temporale e contemporaneamente anche una sorta di gioco col tempo, quasi paradossale che, solo in alcuni momenti, ricorda al pubblico quello che sta veramente guardando. Un film che non guida lo spettatore, ma che si limita a mostrare gli eventi quasi come in un flusso di coscienza, sbalzando da un momento all’altro e da un personaggio all’altro per cercare, però, paradossalmente, di empatizzare ancora di più con lui (lei).

Le quattro vite del titolo sono in realtà le quattro fasi della vita della protagonista (e di ognuno di noi), ma sono anche quattro possibili alternative alla routine quotidiana che attanaglia la giovane.

Una storia, quindi, doppiamente universale che non mette in risalto solo la figura della donna, ma anche quella della donna in tutte le fasi della propria vita. Un film comunque semplice nella sua complessità, in grado di plasmare qualsiasi cosa.


Veronica Ranocchi

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