Quattro vite
di
Arnaud des Pallières
con
Adèle Haenel, Adèle Exarchopoulos, Sergi López
Francia,
2020
genere:
drammatico
durata:
117’
Come
ci suggerisce il titolo, il film di Arnaud des Pallières “Quattro vite” regala
non uno, ma ben quattro spaccati della vita di una stessa persona.
Renée
è un’insegnante di una scuola elementare che vorrebbe costruire una famiglia
insieme al fidanzato. Un giorno, però, fa la sua improvvisa comparsa Tara che,
appena uscita di prigione, esige dei soldi dalla protagonista perché complice
in una rapina avvenuta sette anni prima. Da questo evento cominceranno a susseguirsi
alcuni avvenimenti a catena che faranno “viaggiare nel tempo” la donna
mostrando allo spettatore varie fasi della sua vita.
In
realtà quelle che vediamo sullo schermo sono quattro donne diverse, per
aspetto, nome ed età, ma, alla fine dei conti, rappresentano la stessa persona.
E cercano di mostrare il modo in cui la stessa persona può decidere di
affrontare una determinata situazione.
Si
tratta di un interessante esperimento attraverso il quale cercare di sviscerare
più che la persona stessa, le specifiche azioni e scelte compiute da questa.
Quante volte ci siamo domandati se una determinata decisione avrebbe potuto
influenzare un’azione futura e in che modo? Ecco, il film di Des Pallières cerca
di mostrare concretamente questo aspetto, cioè come il passato può influenzare
in modo diverso il futuro di una persona dando vita a diverse sfaccettature.
Ciò
che si evince, però, dai comportamenti della protagonista è che lei sembra
costantemente opporsi alla realtà che la circonda, quasi come se fosse
costringente e la vincolasse a comportarsi sempre in un determinato modo
piuttosto che in un altro. Concentrato sulla visione della specifica donna in
quel determinato momento, lo spettatore si perde momentaneamente nel vortice di
avvenimenti e di emozioni, sempre forti ed all’ennesima potenza, nei quali è
spesso costretta a tuffarsi la donna.
Un
viaggio temporale e contemporaneamente anche una sorta di gioco col tempo,
quasi paradossale che, solo in alcuni momenti, ricorda al pubblico quello che
sta veramente guardando. Un film che non guida lo spettatore, ma che si limita
a mostrare gli eventi quasi come in un flusso di coscienza, sbalzando da un
momento all’altro e da un personaggio all’altro per cercare, però, paradossalmente,
di empatizzare ancora di più con lui (lei).
Le
quattro vite del titolo sono in realtà le quattro fasi della vita della
protagonista (e di ognuno di noi), ma sono anche quattro possibili alternative
alla routine quotidiana che attanaglia la giovane.
Una
storia, quindi, doppiamente universale che non mette in risalto solo la figura
della donna, ma anche quella della donna in tutte le fasi della propria vita.
Un film comunque semplice nella sua complessità, in grado di plasmare qualsiasi
cosa.
Veronica Ranocchi
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