Il silenzio grande
di Alessandro Gassmann
con Massimiliano Gallo.
Margherita Buy, Marina Confalone
Italia, Polonia, 2021
genere: commedia
durata: 107’
Dopo il teatro, “Il
silenzio grande” arriva sullo schermo, sempre grazie a Alessandro Gassmann che,
dietro la macchina da presa, dirige con maestria pochi attori in uno spazio più
o meno delimitato.
Presentato alle Giornate
degli Autori al Festival di Venezia, il film ha, fin da subito, riscosso un
buon successo.
Grande merito, oltre che
al cast, ben selezionato e ben assortito, va anche alla location, vera e
propria protagonista a tutti gli effetti.
Tutto ruota intorno a una
famiglia che vive nella bella, e allo stesso tempo fredda, Villa Primic a
Napoli, con vista su Capri. Un’abitazione, però, che Rose (Margherita Buy) ha
deciso di mettere in vendita perché offuscata e messa in ombra dalla “presenza”
e notorietà del marito Valerio (Massimiliano Gallo), affermato scrittore, da
tempo rintanato nel proprio studio che altri non è che una biblioteca che
accoglie un incredibile numero di volumi di letteratura. Ma non solo. Lo studio
di Valerio ben si presta anche ad ospitare dialoghi, confessioni e segreti dei
vari personaggi che si decidono a confidarsi con il padre, rivelando quanto di
più segreto c’è in loro. Ma cosa potrà fare il povero Valerio per aiutarli? Il
suo unico punto di appiglio, dopo essere venuto a conoscenza di tante
rivelazioni, non del tutto positive, da parte della moglie e dei due figli,
Adele e Massimiliano, è la domestica Bettina (Marina Confalone), perfetta
spalla per il protagonista tanto da diventarlo lei stessa in alcuni frangenti.
Un Gassmann molto abile
porta sullo schermo una storia teatrale che ben si presta anche ai tempi del
grande schermo, facendo leva su interpreti validi che conferiscono ai propri
personaggi quel qualcosa in più.
A tratti mantiene le
tempistiche dello spettacolo dal vivo, ma la capacità di mascherare la
“conclusione” del film attraverso la regia è il punto a favore di quella che è
a tutti gli effetti una commedia, seppur in grado di far riflettere al pari di
un dramma.
Piccolo e divertente
cameo anche per lo stesso regista che, sempre sfruttando le tecniche
cinematografiche, riesce a inserire il suo personaggio.
Uno spazio e un tempo non
ben definiti, se non dai colori e dagli elementi intorno ai personaggi. Ma è
proprio questa asetticità a dare quel qualcosa in più al film. Oltre a questo,
naturalmente, come già detto, c’è da segnalare un cast sempre all’altezza e mai
sopra le righe che seguendo la macchina da presa, e facendosi seguire da essa,
trasporta lo spettatore nella stessa Villa Primic. Una villa che viene, a
tratti solo accennata, e questo alone di mistero fa sì che molti dei segreti si
possano nascondere proprio fra le mura di quella che, a tutti gli effetti,
diventa parte integrante del cast del film. Ad aleggiare su di essa, e sulla
biblioteca in particolare, quei tanti silenzi piccoli che, col tempo, hanno
dato vita a un silenzio fin troppo grande che chissà che qualcuno non riesca,
prima o poi, a colmare.
Veronica Ranocchi
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