martedì, dicembre 27, 2022

PINOCCHIO DI GUILLERMO DEL TORO

Pinocchio di Guillermo del Toro

di Guillermo del Toro

con Gregory Mann, Ewan McGregor, David Bradley

USA, Messico, 2022

genere: animazione, fantastico, avventura

durata: 121’

Sono stati tanti gli adattamenti nel corso del tempo del grande classico di Carlo Collodi con protagonista il piccolo bambino di legno creato dalle mani di Geppetto. Ognuno di essi ha provato, ogni volta, ad aggiungere elementi, a modificare alcuni tratti e a inserire la propria personale visione dei fatti, ma nessuno, fino a ora, aveva mai fatto l’operazione compiuta da Guillermo del Toro.

Il regista messicano ha realizzato quello che può essere considerato, al momento, il miglior adattamento del classico di Collodi.

Una visione personale di un classico della letteratura e del cinema che sembrava essere stato sviscerato completamente, ma che, invece, con la sapiente mano dell’autore del film premio Oscar “La forma dell’acqua” si trasforma quasi completamente.

Interamente realizzato con la tecnica della stop-motion, il film, a differenza degli altri adattamenti, è ambientato al tempo del fascismo.

La mano del regista plasma e conferisce una completa e nuova forma all’opera della quale mantiene intatto il nucleo principale. Con il tocco di Guillermo del Toro, Pinocchio diventa, a tutti gli effetti, una sua creatura, più dark e più inquietante, come quelle alle quali ci ha abituato il regista messicano.

Complici le musiche e le fantastiche ambientazioni, il Pinocchio di Guillermo del Toro è destinato, già dopo una prima visione, a diventare un grande classico, da vedere e rivedere per analizzare ogni singola scelta compiuta e ogni saggio e astuto stratagemma messo in atto.

La scelta di ambientare la storia in un’epoca come quella del fascismo dà modo a del Toro di utilizzare quel male per distruggerlo con astuzia e ingegno. Basti pensare, per esempio, alla presenza di Mussolini a uno degli spettacoli di marionette, ai quali prende parte anche Pinocchio, “costretto” a partecipare per salvare Geppetto, e al modo in cui viene “disegnato” il dittatore. Degna di nota anche la scelta di muovere, naturalmente, i vari burattini con dei fili, fatta eccezione per Pinocchio che, come gli altri, avrebbe dovuto avere bisogno di una “guida” per muoversi, ma che riesce autonomamente a emergere, andando anche contro la realtà che lo circonda e arrivando a criticare il fascismo e tutto ciò che ne consegue.

Ciò che emerge dall’opera di del Toro è, quindi, anche una critica sociale, a un momento buio della storia che va di pari passo con i personaggi. Ci sono, infatti, dei cambiamenti, delle variazioni e delle reinterpretazioni dell’opera di Collodi che il regista messicano fa proprie. Abituati alle sue opere nelle quali vita e morte sono costantemente presenti, seppur ogni volta con diverse modalità, anche nel “Pinocchio di Guillermo del Toro” notiamo questa commistione fin dall’inizio con la decisione di aggiungere la figura di Carlo, il vero figlio di Geppetto, purtroppo scomparso da giovanissimo. La sua presenza, seppur solo nei ricordi e nella memoria, è costante in tutta la narrazione.

Un film che, fin dal titolo, fa ben capire la direzione e l’intenzione. Non è più solo “Pinocchio” o il “Pinocchio” nato dalla penna di Collodi. Adesso è “Pinocchio di Guillermo del Toro”, una distinzione netta e decisa secondo il regista. E, visto l’apprezzamento generale, anche secondo il pubblico.


Veronica Ranocchi

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