Te l’avevo detto
di Ginevra Elkann
con Valeria Bruni
Tedeschi, Valeria Golino, Alba Rohrwacher
Italia, 2023
genere: drammatico
durata: 100’
Uscito nel 2023,
ambientato più o meno intorno a quest’anno, ma col sapore di qualcosa di ben
più datato.
Alla sua seconda prova alla regia Ginevra Elkann con il suo “Te l’avevo detto” prova a ripartire più o meno da dove era rimasta con “Magari”.
Qui allarga la questione
a più personaggi, trasformando il film in un dramma corale dove non c’è un
protagonista assoluto, se non si considera l’agire in maniera scontata e
prevedibile, come il titolo stesso anticipa. A intrecciarsi sono più
storie e più dinamiche, tutte con lo stesso filo conduttore. Abbiamo la donna
che vuole vendicarsi del tradimento del defunto marito con una pornostar, ma
viene ostacolata dalla figlia bulimica. Abbiamo il sacerdote drogato che deve
fare i conti con il suo passato che riaffiora quando la sorella americana
arriva a Roma con le ceneri della madre. E abbiamo l’alcolizzata che ha perso
la possibilità di prendersi cura del figlio, affidato al padre, che cerca di
tenerli lontani.
Il tutto all’interno di
una Roma che, pur preparandosi al Natale, soffre una condizione climatica
estrema con picchi di calore mai percepiti prima. Ed è proprio in questo
scenario apocalittico che si dipana la vicenda di tutti questi personaggi che
si ritrovano quasi per inerzia ad agire come previsto e prevedibile. I colpi di
scena sono solo quelli sulla modalità.
Come il titolo stesso
(pre)annuncia, gli impliciti "te l'avevo detto" sono alla base
dell'intera vicenda, o meglio del susseguirsi degli eventi che sembrano vagare
al pari dei personaggi stessi.
Immersi (e persi) nella
"nebbia" asfissiante di una Roma troppo calda, tutti i personaggi
agiscono per il proprio interesse, senza tenere conto di ciò che succede loro
intorno. L'egoismo è ciò che sembra prevalere e avere la meglio in un film
che non racconta, ma semplicemente mostra una serie di avvenimenti che hanno il
medesimo scenario e la medesima conclusione. Collegati soltanto da questo
elemento, gli eventi scorrono sullo schermo cercando un guizzo che non arriva
per non andare contro la logica nella quale è inserito il film stesso.
Modalità fin troppo
prevedibili che non portano a una vera conclusione. O probabilmente cercano di
suscitare nel pubblico una reazione, una riflessione, facendosi “aiutare” anche
dall’incompletezza dei vari quadri “familiari”. Non c’è una vera connessione
tra loro, fatta eccezione per il meteo e per lo sviluppo delle dinamiche.
Personaggi al limite del
grottesco, del sopra le righe che, però, restano in superficie senza essere
davvero approfonditi come, invece, avrebbero potuto.
Che Ginevra Elkann abbia
voluto dirci che, comunque si agisca, si finisce sempre con il cadere nei
"tranelli" che la vita ci confeziona? Nonostante i personaggi
provino a trovare una via d'uscita e a evolvere, le strade sembrano senza sfondo.
Come lo è la nebbia che li attanaglia e che li ingloba.
E che rischia di
inglobare anche lo spettatore.
Veronica Ranocchi