venerdì, novembre 10, 2023

ERAVAMO BAMBINI

Eravamo bambini

di Marco Martani

con Alessio Lapice, Lucrezia Guidone, Giancarlo Commare

Italia, 2023

genere: drammatico, thriller

durata: 101’

Facendo leva sul riuscito scritto di Massimiliano Bruno, su un cast corale molto ben assortito e calibrato e su un montaggio che aiuta e dà un tocco ancora più “spaventoso” al tutto, il film di Marco Martani Eravamo bambini racconta una storia dove a prendere vita è il classico modo di dire “la vendetta è un piatto che va servito freddo”. Il film, presentato nell’ambito della Festa del Cinema di Roma ad Alice nella città, nella categoria Panorama Italia, è prodotto da Minerva Pictures, Wildside, Vision Distribution e distribuito da Europictures.

Tutto inizia la notte in cui un giovane trentenne viene arrestato dai carabinieri per essere stato trovato con un coltello con il quale intendeva minacciarli. L’interrogatorio è semplice: il giovane non intende pronunciare neanche una parola. Poi improvvisamente, facendo riferimento ai fuochi d’artificio, comincia lentamente a raccontare qualcosa che appartiene al passato. Un passato che riaffiora anche sullo schermo con un intreccio perfetto costruito e montato con particolare attenzione in modo da non rivelare niente prima del tempo.

Ed ecco che, tramite flashback e dialoghi dai quali trapelano tematiche e dinamiche che dal passato si ripercuotono nel presente, cominciamo a rimettere insieme i pezzi di un puzzle non di semplice “digestione”.

Inizialmente sbalzati da un personaggio all’altro e da una storia all’altra senza capire in che modo esse possano essere collegate, tutto appare chiaro quando i tasselli si avvicinano e ricompongono un insieme che da troppo tempo era rimasto inconcluso.

Eravamo bambini o, in qualche modo, lo siamo ancora?

In parte Martani sembra farci riflettere anche su questo e sulle conseguenze che un avvenimento possa portare nella vita delle persone, anche a distanza di tempo. Ne sono una dimostrazione Gianluca, celerino che non riesce a mantenere troppo autocontrollo soprattutto in situazioni in cui dovrebbe portare equilibrio; Walter, nascosto dietro la maschera del “cantante” Inferno, inglobato dai propri tatuaggi che gli coprono anche il volto e che dimostra di avere sentimenti solo quando è con la figlia; Margherita, l’unica ragazza del gruppo disposta a trovare uno svago dai propri pensieri passando da un uomo all’altro; Andrea, il fratellino di Margherita, con una forte dipendenza dalla droga che spesso lo mette nei guai; Cacasotto, che già dall’emblematico nome, è colui che più di tutti è rimasto ancorato al passato e ai ricordi di un passato fin troppo lontano solo per paura e, infine, Peppino, quello apparentemente più distante e lontano, ma che, come tutti gli altri, ha sofferto e soffre senza nemmeno rendersene conto.

A fare da cornice a questi 5 protagonisti, dei quali sappiamo qualcosa solo grazie ai brevissimi “capitoli” iniziali che li riguardano e alla ricostruzione di un passato che continua ad appartenere loro e a essere tatuato sulla loro pelle, ci sono i genitori. Quegli stessi genitori che sono base e conseguenza della vita e delle scelte di ognuno dei protagonisti, nel bene e nel male. Perché, seppur in maniera più nascosta, un altro tema importante del film di Martani è anche la famiglia e, con lei, le conseguenze che un buono o cattivo rapporto può portare. Continue sfaccettature dello stesso aspetto sono quelle che appaiono nel film, dalle famiglie con genitori e figli dei flashback alla famiglia formata soltanto da Margherita e Andrea, a quella formata da Walter e sua figlia, arrivando a quella che i cinque (sei) protagonisti hanno fatto nascere grazie alla loro amicizia. 

Un film cupo che lascia decidere allo spettatore se quella piccola stradina in mezzo al niente porti dritta all’oscurità o a una speranza che potrebbe sapere di redenzione. 


Veronica Ranocchi

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