Se uno non lo leggesse con i suoi occhi, si stenterebbe a credere che gli autori del magnifico American Splendor, esempio di un cinema che non rinuncia alle sue prerogative e prova vivente della cecita' distributiva dei nostri mestieranti, siano gli sceneggiatori ed i registi di una simile banalita'. Siamo d'accordo che l'integrita' dell'arte sia ormai una roba d'altri tempi e magari neanche di quelli, cosi' come della necessita' di lavorare all'interno del sistema per riuscire a sfruttare le sue potenzialita' di promozione e visibilita', ma ci dovrebbero essere dei limiti. Ed invece in barba a qualsiasi considerazione artistica ed ad un talento a cui non vorremmo rinunciare, i due ci rifilano la solita polpetta infarcita di buoni sentimenti e finale a lieto fine.
Scarlett Johansson sempre più a disagio davanti alla macchina da presa grazie anche ad un copione che ne mortifica la fisicita' e la relega ad un ruolo monofaccia, vi interpreta il ruolo di una Tata "Pretty Woman" con aspirazioni cristologiche, costretta per spirito di corpo (nei confronti del copione, non della storia di cui si vede non le interessa un granche') a subire le vessazioni di una "matrigna" dalla faccia d'angelo, interpretata con la solita professionalita' da Laura Linney, e le sporche attenzioni del di lei marito, cattivo e fedigrafo, impersonato da quel marpione della recitazione di Paul Giammatti. Non contenta di cotanta afflizione la poverina rincara la dose e si sacrifica nel tentativo di salvare il figlio di questi sciagurati, una simpatica faccetta simile al piccolo Nicholas Bradford della mitica serie televisiva (stesso taglio di capelli, stessa faccia paffutella). Non temete però, con un finale da fantascienza - ma non doveva essere una commedia di costume, che poi era diventata una commedia sentimentale? - tutto si conclude senza spargimento di sangue e con un happy end che non si fa piu' neanche in televisione. Che dire di piu', speriamo solo di aver sognato oppure facciamo finta che nulla sia accaduto e rimettiamoci in attesa del nuovo film di Robert Pulcini e Shari Springer Berman: quello appena visto non e' mai pervenuto.
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