martedì, marzo 04, 2008

Rambo

Ho l’onore ed il piacere di pubblicare la recensione di Guido,un amico a cui mi lega una stima che supera la comune passione cinematografica.

Rambo è tornato! Appesantito in volto, segnato , un po’ gonfio Stallone non è sicuramente uno di quegli attori a cui daresti l’Oscar, am Rambo è un bel film. Un modo tutto suo di affrontare il sociale e l’attualità in maniera cruda, non da documentario o scoop giornalistico, Rambo è Rambo dopotutto, ma riesce comunque a far emergere il degrado in cui la Birmania sta vivendo ormai da anni. Le esagerazioni sono addirittura contenute, ci sono e soni in linea con lo standar gore di questi ultimi anni, ma sono sufficienti le immagini di vissuto reale e di cronaca che scorrono prima del film, nel film, come antefatto, per dare un’idea del fatto che certe atrocità non possono essere eguagliabili nemmeno nella finzione cinematografica. La morte reale nella sua semplice crudezza è più orribile di qualunque messa in scena, splatter, gore, horror che si possano immaginare. Stallone mi dà l’impressione di essere un uomo in cammino, con una fede o una voglia di fede molto forti; il suo personaggio è perso, abbandonato in un luogo sperduto, lontano da tutti e forse, spera anche da se stesso. Ritrova se stesso, solo quando comprende e accetta ciò che lui è, grazie ad una bella introspezione della co-protagonista che porta l’apatico Rambo a reagire ed in seguito ad acquisire la consapevolezza che quello che è non è bello, non è una cosa giusta, ma lui ha il potere di utilizzarlo a “fin di bene”. Interessante anche il risvolto dei mercenari coinvolti, in netto contrasto con quello che farà lui, e con quello che fanno i missionari ad inizio film. Il mercenario quando arriva il pericolo fugge; l’atteggiamento alla prima difficoltà è quello: fuggire i problemi per non correre rischi, incuranti del fatto di essere stati pagati. Essi non hanno un etica, una morale che li psinga a proseguire, mentre Rambo è diverso: non accetta soldi, perché sono i principi che lo mandano avanti; crede in quello che fa ed è quello che lo spinge oltre. Gli anni passano e mi stupisco a ripensare alla denuncia sociale che Stallone ha fatto nella serie di Rambo; una denucia a volte oscurata dalle belligeranze cinematografiche, però presente. Giochi di sguardi che ad un analisi non vizizta da pregiudizi trasmettono anche il dramma di un uomo. La trama è in sintonia con i film del genere: antefatto, missione per liberare delle persone e bagno di sangue per finire con un piccolo risvolto al termine del fil. Non mi dilungo oltre, concludo con un giudizio buono del film.

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