lunedì, novembre 09, 2009

IL NASTRO BIANCO

Il maestro Michael Haneke, autore di capolavori come FUNNY GAMES (1997) LA PIANISTA (gran premio della giuria, miglior attore, miglior attrice a Cannes 2001) NIENTE DA NASCONDERE (miglior regia Cannes 2005), torna finalmente sugli schermi con IL NASTRO BIANCO (vincitore a Cannes 2009).
All'alba della prima guerra mondiale la vita monotona di un villaggio della Germania viene turbata da alcuni inquietanti avvenimenti: una corda tesa tra due alberi fa cadere da cavallo il medico del villaggio; una contadina è vittima di uno strano incidente sul lavoro che le costa la vita; alcuni bambini vengono seviziati.

Il disturbante regista austriaco ci racconta la vita di una comunità chiusa, economicamente dipendente dal signorotto locale e pesantemente influenzata da una religione (protestante) esclusivamente utilizzata come forma di repressione dal pastore del villaggio.
A turbare l'apparente tranquillità dell'intero villaggio ci sono i bambini, unico granello di sabbia in un ingranaggio sociale ben oliato, pericoloso elemento di disturbo che va ferocemente represso con punizioni corporali e l'umiliazione, quest'ultima rappresentata da un nastro bianco da indossare in pubblico.

Haneke è geniale nel fornire di nomi solo i bambini, mentre gli adulti sono rappresentati solo con i loro titoli o ruoli che gli forniscono autorità: il barone, il pastore, il medico, il signor padre.

Ma repressione, violenza, umiliazioni e soffocamento delle pulsioni possono solo far germogliare il seme dell'odio nei giovanissimi.
I nastri bianchi che il pastore vuole erigere a simbolo di purezza diventeranno le stelle di davide che i bambini oppressi di Haneke, una volta divenuti adulti, appunteranno sul petto degli ebrei.

Molto bello esteticamente, con camera fissa ad incorniciare tante cartoline d'epoca, spazio delimitato e soffocante che vuole rappresentare il mondo chiuso e opprimente in cui si svolgono i fatti narrati.

Stampato in un bianco e nero gelido e avvolgente e senza musiche, il NASTRO BIANCO è l'incubazione del male secondo Haneke.

Ennesimo capolavoro.

Imperdibile.

5 commenti:

ethan ha detto...

Michael Haneke ci regala un'altro capolavoro disturbante. Dopo una settimana dalla visione lo conservo ancora nella mia maente per le cose che tu hai riportato nella tua recensione. Grande! buon cinema
grazie Michael Haneke

parsec ha detto...

Sono state per me uno shock le parole con cui il medico tronca la relazione con levatrice. Anch'io vorrei possedere la stessa franchezza. Bellissimo bianco e nero, e peccato che la portata dell'analisi sociale di Haneke non investa le masse come un blockbuster.

Christian ha detto...

Un ottimo film! Il bianco e nero (bergmaniano?) si sposa perfettamente con l'atmosfera della pellicola, che fra l'altro è anche in linea con quelle precedenti di Haneke e il suo discorso sul male e la violenza.

ethan ha detto...

La scena citata da Parsec, durante la visione mi ha fatto venire in mente una scena simile di un film di Bergman con Liv Ullmann.

Anonimo ha detto...

Il bianco e nero come "colore" della STORIA oppure metafora della DICOTOMIA che attraversa il film?

nickoftime