Vedere oltre i
limiti della normale percezione è sempre stato un dono nefasto, che
tanto la storia quanto la letteratura hanno spesso sospinto nei recinti
della solitudine e della morte. Nel film di Jeff Nichols il peso della
diversità è caricato sulle spalle di un personaggio come Curtis
LaForche, lavoratore onesto e buon padre di famiglia che nella sua
ordinarietà ha tutte le carte in regola per incarnare il dramma di un
uomo proiettato in una dimensione più grande di lui. Un bigger than life
che inizia quando il buon Curtis inizia a vedere nel cielo stormi di
uccelli disegnare geometrie impazzite oppure con gocce di pioggia che
improvvisamente diventano urina. Un crescendo di bizzarrie e di orrore
che apre la strada alla profezia di una prossima sciagura
annunciata da Curtis, destinato a diventare dopo quell'affermazione un
paria non solo nella comunità in cui vive ma anche nell'ambito della propria
famiglia. Seminando nella storia presagi e indizi, come quello che
lascia presupporre un collegamento tra le farneticazioni del
protagonista con i postumi di un'infanzia segnata dalla pazzia della
madre, che rimandano continuamente la definizione della natura di quelle
visioni (realtà o allucinazione) il film procede accumulando un carico
di tensione soffocata nel viso irregolare e straniato di Michael
Shannon, oramai abbonato a ruoli sfiorati o intrisi, a secondo dei casi,
da una follia cupa e disperata, che in questo caso sfocerà
nell'ossessiva costruzione dello Shelter del titolo. A rendere
l'atmosfera più nefasta la capacità di drammatizzare oggetti d'uso
quotidiano facendoli sentire alieni rispetto allo spazio circostante,
oppure in maniera scontata ma funzionale la
presenza di quell'America di provincia che sempre nel caso di film
drammatici da il meglio di sè in termini di chiusura ed ottusità. Al
regista di "Take Shelter" va riconosciuto il merito di una tensione nutrita dal rigore della messinscena e
dall'aver saputo valorizzare la maschera del suo attore. Una scelta
quest'ultima che però sacrifica tutto il resto a cominciare da Jessica
Chastain in un altro ruolo di supporto, e poi una certa dose di
imprevedibilità che un film come questo dovrebbe avere, e che invece
viene ridotta di molto dall'eccessiva linearità della storia.
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