Di nuovo in gioco (Trouble with the curve)
di Robert Lorenz
con Clint Eastwood, Amy Adams, Justin Timberlake
Usa, 2102
Durata, 111'
di Robert Lorenz
con Clint Eastwood, Amy Adams, Justin Timberlake
Usa, 2102
Durata, 111'
Il
vecchio Clint è tornato in azione. Dopo le dichiarazioni di commiato
rilasciate a suo tempo e le notizie di un reality incentrato sulla sua
famiglia,Eastwood torna a sorpresa nelle vesti d'attore con un film che
gli appartiene più di quanto non voglia far credere. A parte il regista,
antico sodale della ormai leggendaria Malpaso Productions, sono una
serie di indizi a confermarcelo. Dalla storia, ancora una volta
incentrata su un uomo in
disaccordo con il proprio tempo, ai temi incentrati sul confronto
generazionale, dalla difficoltà dei rapporti filiali, alla
riproposizione di valori di un America "old scholl", per non dire
dei compagni di viaggio che sono quelli di sempre a cominciare dalle
luci di Tom Stern accanto all'Eastwood che fa incetta di premi e di
consensi.E poi se vogliamo anche in quel pizzico di metacinema che "Di
nuovo in gioco" ci presenta nell'incipit costruito su un uomo che sta
perdendo la vista, e che per questo è costretto ad affidarsi all'udito
per cogliere la giustezza o meno del colpo che intercetterà la palla. Una metafora neanche troppo
nascosta su uno sguardo (cinematografico), quello di Eastwood, capace di
reagire allo scorrere del tempo grazie ad un'acuita sensibilità.
Una somiglianza così netta da chiamare in causa in modo naturale eventuali varianti che in questo caso sono presenti soprattutto in una regia ancora una volta classica,tesa a portare avanti il meccanismo narrativo, ma priva di quelle sfumature anche formali che alimentano il cinema Eastwodiano,solitamente propenso ad allargare lo spettro dei significati e delle possibili interpretazioni. E poi ad una vena di insolito ottimismo ascrivibile alla presenza della schermaglia amorosa tra il personaggio di Justin Timberlake, ex giocatore di baseball che alla pari di Gus,il protagonista della storia, fa il talent scout in giro per l'America, e quello di Amy Adams, figlia di Gus ed avvocato in ascesa che il film ci presenta lontano dalle aule di tribunale ma, in maniera più prosaica, seduta nelle gradinate dello stadio per aiutare il padre che sta perdendo la vista e forse anche il lavoro.
Una somiglianza così netta da chiamare in causa in modo naturale eventuali varianti che in questo caso sono presenti soprattutto in una regia ancora una volta classica,tesa a portare avanti il meccanismo narrativo, ma priva di quelle sfumature anche formali che alimentano il cinema Eastwodiano,solitamente propenso ad allargare lo spettro dei significati e delle possibili interpretazioni. E poi ad una vena di insolito ottimismo ascrivibile alla presenza della schermaglia amorosa tra il personaggio di Justin Timberlake, ex giocatore di baseball che alla pari di Gus,il protagonista della storia, fa il talent scout in giro per l'America, e quello di Amy Adams, figlia di Gus ed avvocato in ascesa che il film ci presenta lontano dalle aule di tribunale ma, in maniera più prosaica, seduta nelle gradinate dello stadio per aiutare il padre che sta perdendo la vista e forse anche il lavoro.
Certamente non siamo in presenza di un capolavoro ma il carisma del
vecchio cowboy, la sua gestualità, e lo sguardo perennemente accigliato bastano ed avanzanzo ad un prodotto comunque
in grado di raccontare una storia tenendo desta l'attenzione senza fare a meno della logica e dei personaggi. Un po
poco se paragonato all'eccellenza Eastwoodiana, abbastanza per i tempi
che corrono.
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