Alpha - Un’amicizia forte come la vita
di Albert Hughes
con Kodi Smit- McPhee , Leonor Varela, Johannes Haukur Johannesson
USA, 2018
genere, avventura, drammatico
durata, 96
In attesa che il pubblico italiano possa vederli in sala fa piacere iniziare a parlare di “Alpha - Un’amicizia forte come la vita” aiutandosi con un altro film destinato a monopolizzare le festività natalizie. Pur essendo “Spiderman - Un nuovo universo” (di prossima uscita) e quello di Albert Hughes due prodotti separati e distinti vale la pena di citarli assieme perché sono la testimonianza di come nel mainstream americano la distanza tra live action e animazione stia diventando sempre meno lontana, arrivando talune volte a scambiarsi persino i ruoli. Se, infatti, nel film del tessiragnatele alcune sequenze - per esempio quelle in cui il super eroe sfreccia tra i grattacieli e, in generale, quando indossa il costume e si lancia in funamboliche azioni - sono più verosimili che nei lungometraggi di Sam Raimi e company, così capita che in certi momenti di "Alpha - Un’amicizia forte come la vita” si fatichi a distinguere i passaggi in cui la fauna preistorica e il lupo protagonista della storia sono reali oppure frutto dei miracoli della computer graphic. Nella medesima modo si potrebbe parlare delle fattezze dei personaggi la cui fisiognomica, alterata dal make-up necessario a ricrearne le discendenze dal prototipo neanderthaliano, fa pensare più di una volta di trovarci di fronte agli esiti del morphing, e quindi di farci scambiare per reale qualcosa che non lo è del tutto o, almeno, non completamente.
Fatta questa precisazione, è necessario sgomberare il campo dal rischio di pensare che il film di Hughes sia un prodotto ad alto tasso di omologazione poiché se c’è una cosa che ne distingue la fattura è proprio quello di essere nei suoi principi altra cosa dal lungometraggio di Ramsey così come dalla maggior parte dei blockbuster programmati sui nostri schermi. Nel mettere in scena "l’infanzia di un (futuro) capo" - Keda, figlio del leader di una tribù al quale viene chiesto di dimostrarsi degno del suo status attraverso il superamento di una serie di prove di abilità e di coraggio - Hughes rinuncia ad alcune delle caratteristiche dominanti del cinema teen ager a cominciare dall’intensificazione audiovisiva e, di conseguenza, allo shock sensoriale provocato dalla predominanza dello stile convulso e fracassone e del montaggio ipercinetico di solito utilizzato per confezionare le gesta di eroi ed eroine.
Ma non basta, poiché a parte gli inserti del prologo, necessari a fare dell’habitat dei protagonisti qualcosa di cui sentire la mancanza una volta che essi ne saranno privati, “Alpha - Un’amicizia forte come la vita” taglia quasi subito i ponti con le sue premesse, mettendo il ragazzo nella condizione di dover sopravvivere al destino che lo hanno separato dalla famiglia offrendogli per amico il lupo grigio con il quale sfiderà agguati e intemperie nel tentativo di ritornare a casa. Colpita nella testa e nel cuore dall’uso incondizionato degli effetti speciali, l’avventura tout court ritrova nel film di Hughes il posto che merita grazie a una narrazione in cui la meraviglia suscitata dall’eccezionalità delle circostanze in cui sono catapultati Keda e il suo socio non è il fine verso il quale far convergere la tensione scenica, ma piuttosto lo sguardo con cui Hughes si volge all’imponderabile che si nasconde dietro la bellezza del creato - dispensatrice di estremi opposti, in bilico tra vita e di morte - come pure nelle sfere più intime della natura umana, esplorate per dare conto del percorso di formazione dei protagonisti. Esemplare in tal senso è il modo in cui il regista mette in scena il confronto con ostacoli e pericoli, definiti all’insegna di una sobrietà visiva e temporale lontani dal l’estenuante flusso narrativo con cui certo cinema (della Marvel, innanzitutto) ama reiterare le pratiche della guerra, configurandole quasi come una sezione a parte rispetto al resto degli ingredienti. La (due) scene in cui Keda e il lupo si devono difendere dall’agguato di mortali predatori sono - anche nel minimalismo di luci e scenografie - un esercizio di sintesi che nulla toglie alla loro efficacia emotiva e spettacolare.
Un’estetica concepita in sottrazione, a cui giova l’opzione di un racconto dalla struttura archetipica nella quale l’anabasi di Keda e del fidato compagno lascia spazio a numerosi momenti in cui ad andare in scena non sono tanto i personaggi in sé ma i valori e gli ideali incarnati a secondo delle situazioni. Aspetti che, insieme alla capacità dell’elemento ambientale di restituire il mondo dei personaggi, risultano alla fine più interessanti della visione edificante dell’Eroe, inquadrato come da copione nella sua funzione di elemento ordinatore rispetto al caos esistenziale che lo circonda. Adatto a giovani e meno giovani “Alpha - un’amicizia forte come la vita” appare un buon compromesso tra classico e moderno, utile a soddisfare le esigenze del pubblico natalizio.
Carlo Cerofolini
(pubblicato su ondacinema.it)
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