venerdì, ottobre 04, 2019

LOU VON SALOME'


Lou von Salomè
di Cordula Kablitz-Post
con Katharina Lorenz, Nicole Heesters, Liv Lisa Fries
Germania, Austria, 2016
genere, biografico
durata, 103’


Ispirato alla donna che ha “aiutato” le teorie di Friedrich Nietzsche, il film di Cordula Kablitz-Post sembra forse romanzare un po’ troppo e cadere spesso in citazioni filosofiche piuttosto che proseguire nella narrazione vera e propria.
La storia della celebre scrittrice, filosofa e psicanalista viene raccontata da lei stessa, attraverso un dettato che lei fornisce ad un giovane germanista in crisi che si rivolge alla donna.
Siamo nel 1933. I libri sono stati bruciati in piazza e la psicanalisi è considerata una scienza ebraica illecita, tanto da costringere la donna a chiudersi in casa per paura di eventuali ripercussioni. Quello che fa è, quindi, un combattimento mentale, data l’immobilità e la quasi totale cecità, dovuta al diabete. Grazie all’arrivo di Ernst Pfeiffer, questo giovane germanista, la scrittrice si lascerà andare raccontando al sua vita e quello che l’ha portata ad essere la donna che è.
Attraverso dei lunghi flashback, introdotti da un’immagine apparentemente statica dove vengono proiettati dei personaggi bidimensionali, ma all’interno della quale la protagonista riesce sempre e comunque a muoversi, lo spettatore può ripercorrere le tappe fondamentali della sua esistenza. Insieme alla donna si potrà entrare in contatto con personaggi storici di rilievo, quali Nietszche, Rilke, ma anche Freud.
Nonostante le sue idee e la sua ferma posizione su determinati aspetti e principi (che porterà avanti per gran parte della propria vita), Lou von Salomé è purtroppo caduta nel dimenticatoio. Ha contribuito in larga parte alla formulazione delle teorie degli illustri nomi di filosofi che si sono ispirati a lei e si sono lasciati trasportare proprio dal suo fascino, rimanendo, però, in un certo senso, relegata a semplice “musa ispiratrice”.
Quello che viene costruito e presentato è uno spaccato della vita della donna che le rende giustizia (soprattutto grazie alla riuscita interpretazione dell’attrice protagonista, Katharina Lorenz), ma che rischia di rimanere nel limbo senza riuscire ad emergere.
L’assenza di narrazione e di tensione drammatica sembra essere il tratto principale al quale difficilmente si riesce a sopperire dal momento che manca anche una vera e propria introspezione dei personaggi, considerando l’ambito nel quale studiano e agiscono.
Elemento interessante è quello, appunto, dell’immagine statica, quasi una cartolina, spesso in bianco e nero, nella quale vengono posizionate delle figure immobili e bidimensionali, al contrario di Lou che, invece, si muove divertendosi.
Veronica Ranocchi

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