sabato, agosto 21, 2021

BECKETT

Beckett

di Ferdinando Cito Filomarino

con John David Washington, Alicia Vikander, Vicky Krieps

Italia, Brasile, 2021

genere: thriller

durata: 108’

Solo contro tutto e tutti. Ecco cos’è “Beckett”. Il film di Ferdinando Cito Filomarino disponibile su Netflix e con protagonista John David Washington.

La storia è apparentemente semplice. Washington è Beckett, un giovane americano in vacanza con la fidanzata April in Grecia. Tutto sembra procedere nel migliore dei modi fino a un incidente in auto: Beckett, per la troppa stanchezza, si addormenta alla guida; l’auto nella quale si trovano lui e la fidanzata precipita e quest’ultima perde la vita. Lui, invece, sopravvive. Da quel momento nulla sarà più come prima. L’uomo si troverà a fuggire da chiunque, civili e non, alla disperata ricerca dell’ambasciata americana.

Quella davanti alla quale lo spettatore si trova guardando “Beckett” è una vera e propria caccia all’uomo. Il protagonista è completamente solo e abbandonato a sé stesso, non può contare su nessuno e non può fidarsi di nessuno. Inizialmente cerca di trovare supporto e conforto, ma capisce subito che non può né fidarsi né essere aiutato perché chiunque gli si avvicini per prestargli soccorso è destinato a subire importanti e gravi ripercussioni.

A mescolarsi nella storia, oltre allo smarrimento di Beckett (e con lui anche dello spettatore) ci sono varie tematiche. Quello che nasce come “semplice” thriller è in realtà qualcosa di più. Accanto alle (dis)avventure del protagonista si vanno a mescolare questioni politiche, sociali e tanto altro che Filomarino cerca di condensare in quasi due ore.

Ciò che colpisce, però, in primo luogo, è l’asetticità che, invece di essere un punto a sfavore, è un qualcosa di positivo. Beckett è un uomo qualunque che, come sottolineato anche nel film stesso, si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato. Accanto a lui niente, nel senso che il luogo nel quale si ritrova è la Grecia, ma potrebbe essere qualsiasi altro luogo. L’unico elemento che caratterizza il posto è il fatto che quasi nessuno parla inglese. È questa l’unica discriminante che fa comprendere l’estraneità del luogo. E come è estraneo per Beckett lo è anche per chi guarda il film. Anche lo spettatore non comprende quello che sta succedendo, sia perché accade tutto all’improvviso senza il minimo preavviso o sospetto sia perché, come il protagonista, anche noi siamo nella stessa posizione: non conosciamo il luogo né la lingua. Un bel tentativo, quindi, per immedesimarsi nel personaggio al centro del film, anche se, naturalmente, portato all’estremizzazione. Pensare al percorso rocambolesco di Beckett può, per certi versi, far storcere il naso, ma, per certi altri, strizza l’occhio a tanti titoli che lo hanno preceduto e dai quali trae ispirazione.

Un film moderno, ma d’altri tempi. O un film d’altri tempi, ma moderno? Sicuramente un lavoro che pone lo spettatore di fronte a vari interrogativi e a cercare di mettere insieme alcune situazioni al limite dell’assurdo che non rendono poi troppo credibile la vicenda. Accanto a questi dubbi, e a fare da contraltare agli elementi positivi del film, c’è anche una recitazione di John David Washington talvolta sopra le righe che in alcuni frangenti fa empatizzare immediatamente, mentre in altri fa storcere il naso.

Sicuramente un film che tiene incollati allo schermo (uno grande possibilmente) e che porta anche a riflessioni più grandi di quelle che effettivamente sono. Nascoste tra le righe, a volte nemmeno troppo, le domande e le tematiche portate avanti da Filomarino sono tante e meriterebbero un approfondimento a parte.


Veronica Ranocchi

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