Elles
di Malgorzata Szumoska
Il potere si esprime con molteplici manifestazioni. Ha i contorni di una vita agiata fatta di case illuminate ed ottimamente arredate, di un marito dalla posizione invidiabile e di figli che crescono con la possibilità di avere tutto. Oppure all’opposto è un espressione di dominio che utilizza impulsi primordiali soddisfatti di nascosto, per non svegliare il sonno ipocrita di chi preferisce continuare a mentire per non guardare in faccia il risultato di quello che siamo. Esteriormente pessimista “Elles” di Malgorzata Szumoska è in realtà un melodramma che tenta di conciliare differenze economiche e culturali della Francia di oggi mettendo in scena l’incontro tra Anne, giornalista di una prestigiosa rivista, e due giovani studentesse, Charlotte e Alicja, prostitute per la necessità di mantenersi agli studi. Se il pretesto è quello di documentare un fenomeno in forte progressione nel mondo giovanile, con il passare del tempo l’occasione diventerà per la donna una presa di coscienza capace di mettere in discussione il suo ruolo di madre e di moglie. Una metamorfosi costruita dapprima sulla contrapposizione di valori, borghesi e progressisti quelli di Anne, dettati dall’opportunismo e dalla contingenza quelli delle due ragazze, ma anche sull’attrazione per il proibito esercitata sulla donna dalla sfrenata spudoratezza di quelle ragazze senza vergogna. Una dimensione di lotta quotidiana e di esistenze descritte senza istanze ideologiche ne consolatorie che il cinema della Szumoska offre il meglio di sé con alcuni momenti forti che esplorano il rapporto tra i clienti e le ragazze ed in cui il sesso anche spinto(in una di queste una delle ragazze si inginocchia per ricevere le urine dell’amante)prende il posto delle parole e delle giustificazioni che invece affollano l’esistenza di Anne soffocata dall’apatia di una vita ordinaria e priva di emozioni. Ma quando gli appunti del block notes smettono di essere uno scoop lavorativo per diventare confidenze e persino amicizia, spingendo la giornalista ad identificarsi nei sentimenti delle sue interlocutrici – la sequenza in cui Anne e Charlotte in due posti diversi si dividono sullo schermo l’atto di entrare in una stanza il simbolo è chiaro - il film inizia a perdere lucidità, quasi avesse paura di farsi coinvolgere mettendosi allo stesso livello del narrato. Lo scarto è netto anche nelle immagini che tolgono di mezzo le nudità – il bacio lesbo tra Anne e Alicja viene sfumato con una mancata messa a fuoco della scena - e laddove presenti la riducono a corollario del teorema principale che finisce per mettere tutto e tutti sullo stesso piano. Fuori Hollebeque quindi, ripreso nella critica circoscritta ad un certo ceto radical chic e nella visione del sesso ad esclusivo consumo di uomini belli e danarosi, e via libera ai "comizi d’amore" durante nei quali, anticipando anche il senso della chiusa finale, la natura femminile rinuncia ai godimenti della carne (esemplare l’amplesso doloroso a cui è costretta Charlotte quando in precedenza l’avevamo vista leggera e divertita) per privilegiare la parte materna, quella che comprende e consola.
Ed è proprio la conclusione con la sequenza in cui Anne distribuisce da mangiare al marito ed ai figli all’indomani di una notte in cui tutto sembrava irrimediabilmente compromesso, il suggello alla ricomposizione degli equilibri familiari ed i compromessi del film. Un ottica riparatoria quella di “Elles” che assomiglia banalmente a tanto cinema commerciale, con il suo happy end imposto se non fosse per la presenza straordinaria di Juliette Binoche bellissima e sensuale anche senza spogliarsi, ed in grado di infiammare lo schermo con il primo piano di un orgasmo riassunto negli spasmi del volto contratto dal piacere. E’ lei l’unica ragione di una visione altrimenti perdibile.
di Malgorzata Szumoska
Il potere si esprime con molteplici manifestazioni. Ha i contorni di una vita agiata fatta di case illuminate ed ottimamente arredate, di un marito dalla posizione invidiabile e di figli che crescono con la possibilità di avere tutto. Oppure all’opposto è un espressione di dominio che utilizza impulsi primordiali soddisfatti di nascosto, per non svegliare il sonno ipocrita di chi preferisce continuare a mentire per non guardare in faccia il risultato di quello che siamo. Esteriormente pessimista “Elles” di Malgorzata Szumoska è in realtà un melodramma che tenta di conciliare differenze economiche e culturali della Francia di oggi mettendo in scena l’incontro tra Anne, giornalista di una prestigiosa rivista, e due giovani studentesse, Charlotte e Alicja, prostitute per la necessità di mantenersi agli studi. Se il pretesto è quello di documentare un fenomeno in forte progressione nel mondo giovanile, con il passare del tempo l’occasione diventerà per la donna una presa di coscienza capace di mettere in discussione il suo ruolo di madre e di moglie. Una metamorfosi costruita dapprima sulla contrapposizione di valori, borghesi e progressisti quelli di Anne, dettati dall’opportunismo e dalla contingenza quelli delle due ragazze, ma anche sull’attrazione per il proibito esercitata sulla donna dalla sfrenata spudoratezza di quelle ragazze senza vergogna. Una dimensione di lotta quotidiana e di esistenze descritte senza istanze ideologiche ne consolatorie che il cinema della Szumoska offre il meglio di sé con alcuni momenti forti che esplorano il rapporto tra i clienti e le ragazze ed in cui il sesso anche spinto(in una di queste una delle ragazze si inginocchia per ricevere le urine dell’amante)prende il posto delle parole e delle giustificazioni che invece affollano l’esistenza di Anne soffocata dall’apatia di una vita ordinaria e priva di emozioni. Ma quando gli appunti del block notes smettono di essere uno scoop lavorativo per diventare confidenze e persino amicizia, spingendo la giornalista ad identificarsi nei sentimenti delle sue interlocutrici – la sequenza in cui Anne e Charlotte in due posti diversi si dividono sullo schermo l’atto di entrare in una stanza il simbolo è chiaro - il film inizia a perdere lucidità, quasi avesse paura di farsi coinvolgere mettendosi allo stesso livello del narrato. Lo scarto è netto anche nelle immagini che tolgono di mezzo le nudità – il bacio lesbo tra Anne e Alicja viene sfumato con una mancata messa a fuoco della scena - e laddove presenti la riducono a corollario del teorema principale che finisce per mettere tutto e tutti sullo stesso piano. Fuori Hollebeque quindi, ripreso nella critica circoscritta ad un certo ceto radical chic e nella visione del sesso ad esclusivo consumo di uomini belli e danarosi, e via libera ai "comizi d’amore" durante nei quali, anticipando anche il senso della chiusa finale, la natura femminile rinuncia ai godimenti della carne (esemplare l’amplesso doloroso a cui è costretta Charlotte quando in precedenza l’avevamo vista leggera e divertita) per privilegiare la parte materna, quella che comprende e consola.
Ed è proprio la conclusione con la sequenza in cui Anne distribuisce da mangiare al marito ed ai figli all’indomani di una notte in cui tutto sembrava irrimediabilmente compromesso, il suggello alla ricomposizione degli equilibri familiari ed i compromessi del film. Un ottica riparatoria quella di “Elles” che assomiglia banalmente a tanto cinema commerciale, con il suo happy end imposto se non fosse per la presenza straordinaria di Juliette Binoche bellissima e sensuale anche senza spogliarsi, ed in grado di infiammare lo schermo con il primo piano di un orgasmo riassunto negli spasmi del volto contratto dal piacere. E’ lei l’unica ragione di una visione altrimenti perdibile.
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