giovedì, ottobre 11, 2012

Film telecomandati: Vivere e morire a Los Angeles

Vivere e morire a Los Angeles
di William Friedkin


Nell'esistenza di un poliziotto la vita e la morte sono facce della stessa medaglia. Una consapevolezza che un regista come Friedkin aveva già raccontato nel realismo senza sconti dell'indimenticabile "Il braccio violento della legge" (1971) drammatico resoconto del lavoro e delle vicissitudini di una squadra di agenti della narcotici di NY. A quattordici anni di distanza, e dopo aver esplorato alcuni dei tabù più rimossi della società americana ("Cruising",1985 e "L'esorcista". 1971 sono alcuni esempi della sua vena iconoclasta) Friedkin ci riprova con questo noir dai toni amari e disincantati, catapultato nella galassia cinematografica per anticipare la chiusura dell'immaginario patinato degli anni 80. Per farlo utilizza le tendenze di quell'epoca, dando spazio ad una virilità di trasudante machismo, a corpi maschili sovraesposti e tonici, ad un montaggio forsennato, e modulato sulle note di un tormentone da hit parade. In realtà sotto i modi spicci e lo sprezzo del pericolo Friedkin faceva scorrere il nichilismo di chi non lascia spazio ad alcun romanticismo.

Mentre sfrecciano sulle strade di una Los Angeles periferica e marginale, colorata da una luce senza anima ( il direttore della fotografia è Robby Muller, autore delle luci dei film più importati di Wim Wenders) ed alleggerita dalla dance music dei Wang Chung, gli agenti Chance e Pankow devono fare i conti con il divenire
del tempo. Tutto scorre, anche troppo nel film di William Friedkin. E la morte arriva quando meno te lo aspetti.

Film che rema contro, ai tempi dell'uscita "Vivere e morire a Los Angeles" fu scambiato per qualcos' altro ed ebbe in sorte il destino di chi sta troppo avanti. Nonostante questo sono in molti a ricordare la scena dell'inseguimento automobilistico in cui il regista sembra cedere il volanteallo spettatore, ed ancora la presenza di un William Petersen lontano da esclusività televisive. Accanto a lui un altro William che risponde al nome di Defoe, giovane ma già carismatico per interpretare il cattivo a cui gli agenti danno la caccia.  Fatto apposta per chi non ama le cose scontate.

Vivere e morire a Los Angeles
di William Friedkin
con William Petersen e William Dafoe
drammatico, USA 1985
durata 116'
Rai Movie ore 23, 20

4 commenti:

MrJamesFord ha detto...

Film pazzesco, tecnicamente e come potenza.
Il miglior Friedkin di sempre.

nickoftime ha detto...

Friedkin è uno dei miei registi preferiti, non cosa darei per vedere la versione integrale di Cruising..d'accordo insieme ad altre piccole del regista sulla tua affermazione..ed intanto domani me ne vado a vedere Killer Joe..
ciao

tfk ha detto...

Film (e cinema) sul serio "contromano"' quello di Friedkin. Contro la glassa appiccicaticcia degli anni ottanta. Contro la prosternazione generale al cospetto di sua maestà il denaro, trasformata da perversione sociale di massa in unanime modo di (non)vivere, a cui opporre un allucinato desiderio di giustizia e un feroce sperpero di se'. E contro le griglie dello stesso "genere", perché pure l'eroe/antieroe muore, presto, un colpo e via. Film (e cinema) che sbarrano la strada al noir degli anni dei codici a barre e delle date di scadenza e spalancano allettanti direttrici agli occhi impietosi di Mann, a quelli problematici di Gray, a quelli troppo spesso socchiusi di Fuqua...

Unknown ha detto...

Una vera e propria pietra miliare del genere. Capolavoro di Friedkin di cui spero di vedere presto "Killer Joe"