venerdì, aprile 19, 2013

Festival di Cannes 2013, una selezione di grande bellezza


In un periodo di overdose distributiva, con film, soprattutto italiani, stipati a forza nelle sale ed obbligati a contendersi uno spettatore già distratto dai primi caldi primaverili, la  presentazione del cartellone ufficiale del festival di Cannes cade a fagiolo perchè riporta al centro della questione un fattore imprescindibile: la bellezza dei film. Una caratteristica che la selezione del direttore Thierry Frémaux ci tiene a mantenere, con una ricetta che ha come ingredienti principali l'arte, ma anche lo spettacolo. Un cinema, quello selezionato dal festival di Cannes, che pur con picchi di autorialità per pochi eletti, ha l'ardire di rivolgersi ad un pubblico eterogeneo, senza per venire meno alla qualità che da sempre è parte integrante della sua identità.
Solo per rimanere alla selezione ufficiale, e considerando che molte delle cose più belle si nascondono nelle sezioni collaterali - per esempio "The Bling Ring" di Sophia Coppola, un pò ridimensionata e collocata in quella di Un certain Reguard dove farà compagnia all'esordiente Valeria Golino ed al suo "Miele", ed al vincitore del Sundance 2013 "Fruitvale Station" di Ryan Coogler - troviamo tra i registi in gara, oltre allo stradominio della bandiera francese, presente con ben 4 rappresentanti- di Desplechine, Ozon, Keshische, Despallieres più qualcun'altro sotto mentire spoglie come quello della Bruni Tedeschi, una delle sorprese della selezione - il peso e l'importanza della compagine a stelle e strisce, con i Fratelli Cohen di "Inside Llewin Davis" incentrato sulle memorie di un celeberrimo folk singerJames Gray, attesissimo dopo la consacrazione ricevuta con "Two Lovers" e qui impegnato a dirigere la diva locale Marion Cotillard, Alexander Payne ("Nebraska") e Steven Doderbergh ("Behind the Candelabra" sulla vita del pianista Liberace) in odore di scandalo per l'amore omo tra Michael Douglas e Matt Damon, a tenere alto l'onore della patria. Fuori dalla grandi coalizioni ma non per questo meno agguerriti un gruppo di outsiders (sempre molto menzionati da queste parti) e poi le schegge impazzite come Only God Forgives, storia di violenza e corpi tumefatti con la coppia Nicolas Winding Refn/Ryan Gosling, Le Passe, dell'Asghar Farhadi di "Una separazione", "Venus in Fur"di Polanski, montato in fretta e furia per essere in gara, ed ultimo ma solamente in termini di scrittura, Paolo Sorrentino un habituè della croisette, quest'anno in lizza con "La grande bellezza", già ribattezzato "La dolce vità" del nuovo millennio. Dobbiamo aggiungere altro? Certo ci sarebbe da parlare ancora molto perchè questo articolo è solo l'aperitivo di un menù che si annuncia più ricco che mai, ma ogni cosa a suo tempo. Magari venendoci a leggere nel Journal quotidiano dedicato al festival in cui renderemo conto delle sensazioni e degli umori provenienti dalla vetrina cannense. Seguiteci e ne riparleremo.

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